La vicenda, secondo Gennaro Carotenuto, sarebbe ‘’un utile esempio di come il giornalismo mainstream utilizzi ma allo stesso tempo svuoti la partecipazione popolare insita nel medium. Tale partecipazione, infatti, una volta evocata risulta difficile da governare. Diviene quindi preferibile edulcorarla. Per il Time è evidentemente meglio Zuckenberg che il negraccio Chávez o il terrorista Assange”
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Una parte della Rete ha accolto la decisione di Time di proclamare Mark Zuckerberg, l’ inventore di Facebook, ‘’personaggio dell’ anno’’, come una nuova prova di ipocrisia, mirata in particolare a svuotare di peso la percezione di Wikileaks come una grande esperienza ‘’antisistema’’ e come il più importante contributo alla trasparenza che sia stato registrato nel corso del 2010.
Gennaro Carotenuto, docente di Storia del giornalismo a Macerata, interpreta sul suo blog questa convinzione accusando la rivista Usa di ‘’ipocrisia ripetuta’’.
‘’Piuttosto che la Rete liberatoria, distributrice di informazione verticale da molti a molti – commenta Carotenuto -, si sceglie di premiare un simbolo della Rete commerciale come Facebook in una ripetuta antinomia, legittima e allo stesso tempo resa stridente dalla manipolazione. ‘Adattatevi’, sembra dire Time come fosse il ministro Frattini, ‘la Rete libera è terrorista e pertanto va limitata e ne deve essere negato il potenziale. Contentatevi di giocare con Facebook’.
Purtroppo Facebook non è solo un simbolo della Rete commerciale. FB – continua il docente –  è un sistema chiuso, opaco, autoritario, che per meno di niente cancella utenti, contatti, relazioni senza spiegazioni. E’ un grande fratello in grado di creare in pochi anni uno schedario mondiale di gusti, preferenze, dati sensibili che non viene usato solo per profilare clienti per il mercato pubblicitario ma per ben più inconfessabili usi. Facebook, per quanto fenomeno in grado di rendere Zuckerberg uno dei più giovani miliardari al mondo, è quindi piuttosto il simbolo del Grande Fratello, la Rete depotenziata che smette di essere policentrica e si concentra in un solo sistema chiuso e controllabile da un potere occhiuto con il quale da sempre Zuckerberg ha dimostrato di essere in sintonia se non complice.
Quello di Time, che chiama i lettori a votare, ma poi disinnesca il responso che dai lettori giunge, lusingandoli e premiandoli poi con una piroetta, è però ancor di più del premio al Grande Fratello Facebook: è un utile esempio di come il giornalismo mainstream utilizzi ma allo stesso tempo svuoti la partecipazione popolare insita nel medium. Tale partecipazione, infatti, una volta evocata risulta difficile da governare. Diviene quindi preferibile edulcorarla. Per il “Time†è evidentemente meglio Zuckenberg che il negraccio Chávez o il terrorista Assange.