Tre motivi per condividere un articolo
Una ricerca del’ Università della Pennsylvania ha analizzato il tipo di articoli del New York Times maggiormente ‘’condivisi’’ dai lettori tramite email con amici e conoscenti – In testa quelli su argomenti positivi, gli articoli lunghi su problemi molto complessi e quelli che che ispirano rispetto e timore
(l’ illustrazione è del New York Times)
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Una  interessante ricerca ha scoperto che i lettori sono spinti a condividere principalmente  con amici e conoscenti tre tipi di articoli online: 1) articoli su argomenti più positivi che negativi; 2) articoli lunghi su problemi molto complessi; 3) articoli che ispirano sensazioni di rispetto e timore.
Lo studio è stato effettuato da  Jonah Berger e Katherine L. Milkman, due studiosi di marketing e di operations and information management della Wharton School dell’ University of Pennsylvania, che, spiega cyberjournalist.net, hanno analizzato l’ elenco dei servizi del New York Times che sono stati più inviati via mail dai lettori ai loro amici per condividerli.
I due ricercatori – racconta Il Giornalaio – hanno analizzato più di 7.700 articoli, apparsi sul giornale tra il 30 agosto 2008 e il 15 febbraio 2009, rilevando gli accessi unici ogni quindici minuti. Di ogni articolo hanno considerato l’argomento, l’autore, il contesto degli avvenimenti rilevanti, il tono del resoconto, la posizione nella pagina d’accoglienza del giornale, il rapporto tra comportamento individuale e risultati collettivi.
Ne hanno ricavato che,  se una notizia fa leva sulle emozioni del lettore, questi ha forti probabilità di ritrovarcisi. Ugualmente, se affronta un aspetto positivo di una questione sociale, il lettore è portato a goderne. L’autore è un altro motivo d’attrazione, la notorietà , l’autorevolezza [meglio se certificata] hanno un ruolo importante, la credibilità e la novità delle informazioni rafforzano il legame di fiducia e ispirano la voglia di partecipare con altri quello che una persona ha letto per condividere i sentimenti provati.
Per i giornali online – prosegue Il Giornalaio – il fatto che la notizia possa essere discussa su un social network è un ulteriore motivo di attenzione e condivisione. La prospettiva futura e l’utilizzo dell’informazione, il taglio dimostrativo e le esperienze descritte sono altri motivi di spinta alla partecipazione con gli altri di quello che si è conosciuto.
La lunghezza e la brevità del testo vanno correlate con il contenuto. Se la storia emoziona si vogliono conoscere tutti i dettagli. Se l’utilizzo deve essere operativo si vogliono trarne istruzioni precise. Se si tratta di avere valutazioni dei fatti e semplici opinioni, l’autorevolezza dell’autore deve essere fuori discussione per arrivare in fondo a un articolo lungo.
Un articolo di successo – conclude Il Giornalaio -è al servizio del lettore, ogni altro uso è sleale e non ispira certo né interazione con chi lo ha scritto, né diffusione virale.
In conclusione, scrivono gli autori, una vera efficacia collettiva richiede una prospettiva operativa integrata, che consideri il processo di diffusione e condivisione dalla lettura individuale alla trasmissione per portaparola, attraverso una spinta combinata dell’articolista e del medium.