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Un decalogo in arrivo per i fotogiornalisti italiani

La prossima seduta del Consiglio nazionale dell’ Ordine sarà dedicata anche alla discussione su una bozza di manifesto deontologico specifico per i giornalisti visivi – Ma la stragrande maggioranza di chi opera nel fotogiornalismo è fuori dall’Odg e quindi non può essere sottoposta alla sua disciplina – E allora, si chiede Amedeo Vergani (di cui pubblichiamo la relazione presentata nel marzo scorso a uno speciale gruppo di lavoro sull’ argomento), che senso ha pensare di aggiungere nuovi codici o decaloghi a quanto già c’è sul fotogiornalismo, mentre si lascia che continui invece a non esserci, o quasi, la categoria alla quale applicarli?

Aggiornamento con il testo della bozza definitiva del “decalogo”

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Ci sarà  molto presto anche un decalogo per i fotogiornalisti tra le Carte e i protocolli deontologici coi quali l’Ordine nazionale dei giornalisti ha approfondito e sviluppato i principi etici basilari fissati nel 1963 dal Parlamento italiano quando varò la legge che governa la professione di giornalista.

Così almeno stando alla notizia secondo cui nei giorni scorsi è stata presentata ai consiglieri nazionali dell’Odg  la bozza di un decalogo che dovrebbe essere discussa nel corso dellla seduta con la quale, tra mercoledì e venerdì prossimi, l’ attuale  Consiglio nazionale dell’ Ordine concluderà i lavori del suo mandato triennale prima delle nuove elezioni di fine maggio.

L’ intenzione dell’attuale vertice dell’Ordine di dedicare ai fotogiornalisti uno specifico documento deontologico era stata annunciata, alla fine del 2007, in occasione dell’insediamento del Gruppo di lavoro Odg sulla “Multimedialità” quando il suo responsabile, il consigliere nazionale Rodolfo Valentini, aveva presentato il progetto di realizzare un “Codice dei diritti e dei doveri dei fotogiornalisti” che, successivamente, è poi stato concentrato in modo molto più specifico solo sulla deontologia.

La stesura della bozza del decalogo da parte dei membri del Gruppo “Multimedialità” è stata elaborata dopo che l’organismo Odg, nell’impostare i suoi lavori, aveva sentito pareri e suggerimenti di alcuni esperti esterni, tra i quali anche Amedeo Vergani, fotogiornalista, membro della redazione di Lsdi dalla sua fondazione.

La sua relazione, che era stata presentata all’Odg nel marzo dell’anno scorso e che pubblichiamo qui integralmente, è un  documento di analisi particolarmente circostanziata sulla realtà direttamente interessata all’applicazione delle norme sul fotogiornalismo.

Tra gli altri aspetti, le riflessioni di Vergani , pur sottolineando la piena validità del sistema deontologico italiano  anche in rapporto a quello di matrice anglosassone, ne denunciano l’estrema fragilità: l’Ordine dei giornalisti anche se dispone già oggi di regole e strumenti quasi ineccepibili ha però gravissime difficoltà oggettive nella loro applicazione.

Una stragrande maggioranza di chi opera nel fotogiornalismo è infatti fuori dall’Odg. Pertanto non può essere sottoposta alla sua disciplina, sfuggendo così ai provvedimenti sanzionatori previsti dalla legge sulla professione in difesa del diritti dei cittadini ad un’informazione leale e corretta.

In sostanza, si chiede implicitamente Vergani, che senso ha pensare di aggiungere nuovi codici o decaloghi a quanto già c’è sul fotogiornalismo, mentre si lascia che continui invece a non esserci, o quasi, la categoria alla quale applicarli?

Il testo definitivo della bozza di “decalogo” è qui: Lsdi-DecalogoFotogiornalisti-definitivo

La relazione di Amedeo Vergani è qui: Lsdi-Relazione-Vergani-Odg

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