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Si è chiusa domenica 27 ottobre l’edizione 2011 del seminario di Redattore Sociale dal titolo “Bulimie. Dalle abbuffate virtuali alla sobrietà dell’informazioneâ€. La tre giorni di incontri e workshop ha visto circa 200 giornalisti provenienti da tutta Italia riunirsi nella splendida atmosfera di Capodarco di Fermo.
C’ eravamo anche noi di LSDI, con un workshop su Open Data e Data Journalism, con l’ intento di spiegare cos’è il Data Journalism, e quello più pratico di fornire strumenti e spunti utili per la professione. A tale proposito, è possibile scaricare le slide che hanno accompagnato lo svolgimento del workshop (qui).
Partendo dal nome del seminario, “Bulimieâ€, è stata evidenziata la centralità del dato nella ricetta che consente di difendersi da un’indigestione di informazioni (spesso ridondanti) e di seguire una “dieta mediatica†più accorta e salutare.
In tal senso, il dato ha un doppio ruolo:
- per il lettore, la certezza del dato potrebbe essere una preziosa bussola per districarsi tra propaganda, par-condicio, contraddittorio e flussi di informazione inimmaginabili fino a pochissimi anni fa;
- per il giornalista, una professione basata sui dati non richiede equilibrismi da ‘un colpo al cerchio e uno alla botte’, poiché si avvale dell’inscalfibilità dei fatti e della forza della scrittura.
Le idee legate ad una professione giornalistica più “scientifica†– sull’onda dell’Open Data e del Data Journalism – hanno suscitato grande interesse tra i partecipanti, soprattutto i più giovani. Allo stesso tempo, non sono mancati dubbi e osservazioni.
La prima e più naturale di queste è stata: ma molti dati esistono già ! È vero. Ma in quali formati? Sono effettivamente reperibili, o il loro indirizzo digitale (URL) è stato opportunamente segretato? E ancora: sono riutilizzabili? Anche a scopi commerciali?
C’è stato anche chi obiettava che spesso richiedere dati e informazioni del settore pubblico è un’impresa ardua (sono stati forniti esempi in cui è stato necessario rivolgersi addirittura al TAR per ottenere quanto legittimamente richiesto). Il punto – o almeno, uno degli aspetti cruciali per il Data Journalism in Italia – è proprio questo: modificare la cultura che fa del “segreto†il carburante naturale della macchina amministrativa, anche a fronte di richieste inappellabili, come quelle basate sulla Convenzione di Aahrus, di cui abbiamo dato ampia testimonianza su LSDI.
Alla luce di queste ed altre osservazioni, è emersa con schiacciante nettezza la necessità di ridefinire i concetti di “accessoâ€, “pubblicazione†e “segretoâ€. È altresì necessario adottare strumenti normativi chiari e concreti che consentano a tutti l’accesso alle informazioni del settore pubblico, poiché non basta limitarsi ad iniziative di liberazione dei dati della Pubblica Amministrazione (vedi www.dati.gov.it) per assicurare la trasparenza della PA e la partecipazione della società civile.
Negli Stati Uniti, ad esempio, dove in materia di trasparenza molto è stato fatto negli ultimi anni, il lancio del portale dati.gov è stato accompagnato da misure concrete quali:
- Memorandum sulla Trasparenza e l’Open Government (21 gennaio 2009), primo atto ufficiale dell’Amministrazione Obama, che “inaugura una nuova era di apertura e responsabilità pubblicaâ€, intesa a colmare la distanza tra i cittadini americani ed il loro Governo.
- Open Government Directive (8 dicembre 2009), che richiede alle agenzie federali di adottare misure immediate e specifiche per il raggiungimento di obiettivi chiave in materia di trasparenza, partecipazione e collaborazione.
- National Action Plan on Open Government (settembre 2011), si rivolge agli innovatori americani al fine di favorire la creazione di nuovi posti di lavoro attraverso le politiche di Open Government. Il Piano è stato presentato di fronte a 40 Capi di Stato in occasione dell’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel corso dell’evento dedicato alla Open Government Partnership, un partenariato internazionale che vede gli Stati Uniti tra gli otto Paesi fondatori.
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È sulla scia di queste ed altre iniziative che LSDI, unitamente ad alcune rappresentanze dei movimenti per l’ Open Data e del mondo giornalistico e politico aveva proposto la costituzione di un tavolo operativo per il consolidamento del Data Journalism in Italia e per la realizzazione di un FOIA italiano.
Intanto, il 5 novembre scorso al Mozilla festival a Londra Ejc.net e OKNF hanno lanciato la proposta di un manuale collaborativo sul data journalism pensato per i giornalisti di tutti i livelli, ma soprattutto per quelli alle prime armi.
Guido Romeo ha proposto la costituzione di un gruppo che curerà l’ edizione italiana del manuale e a cui hanno già aderito 72 persone, fra cui anche noi di Lsdi, e che ha aperto una pagina su Google.
Il progetto di manuale è qui.