Fra il 2005 e il 2009, secondo uno studio dell’ Economist sull’ industria dell’ informazione, le vendite dei giornali sono cresciute del 6%, con i balzi in paesi come India (110 milioni di copie al giorno, +39,7%) o Cina (109 milioni; +10,4%) che compensano il calo dei paesi occidentali, Uk (-16%) in testa – Una intervista di Europaquotidiano all’ autore dello studio, ‘’Bollettini dal futuro’’ – Un futuro che, paradossalmente, ha molte analogie con la situazione del passato, prima dell’ avvento dei media di massa nel 19° secolo: con una informazione diventata più sociale e partecipata, differenziata e partisan, e un ecosistema mediatico più caotico, irruente e politicamente appassionato di quelli del 19° e 20° secolo
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Fra il 2005 e il 2009 la diffusione media dei quotidiani a pagamento nel mondo è cresciuta del 6%, nonostante i forti cali registrati nel Nord America (-11%), in Europa (-8%) e  in Oceania (-6%). Perdite ampiamente compensate dal forte aumento del numero di copie vendute avvenuto in Sud America (+5%), Asia (+13%) e Africa (+30%).
Nel 2009 la diffusione globale di quotidiani a pagamento nel mondo era pari a 517 milioni di copie al giorno, con 14 milioni di copie in Uk (meno 15,9%), 46,3 milioni di copie in Usa (-13,3%), 19,7 milioni in Germania (-8,3%), 7,3 milioni della Francia (-5,7%), 50,4 milioni in Giappone (-4,2%) e 2,5 milioni di copie in Australia (-3,8%).
Fra i paesi che registrano un aumento della diffusione, la percentuale di crescita maggiore è in India, con un clamoroso +39,7% (109,9 milioni di copie quotidiane), seguita da Brasile (+20,7%; 8,2 mln di copie), e da Cina (+10,4%, 109 mln) e Sud Africa (+6,1%, 1,6 mln di copie).
Sono alcuni dei dati raccolti in “Bollettini dal futuro†, uno studio sull’ industria dell’ informazione che Tom Standage ha redatto per l’ Economist .
Alcuni dei dati sono illustrati nella bella infografia, che contiene altri elementi particolarmente interessanti. Ad esempio quelli sulla penetrazione dei social network, che è nettamente maggiore proprio nei paesi (occidentali), dove si è registrato il calo maggiore nella diffusione della carta stampata. In Uk e Stati Uniti, ad esempio, dove Facebook è ‘’praticato’’ da quasi la metà della popolazione. Il tasso di penetrazione è invece ancora piuttosto limitato nei paesi in cui la carta è attualmente in fase di forte espansione, come Brasile e India.
Da segnalare anche il dato sulla composizione dei ricavi globali delle varie testate, con i diversi rapporti fra pubblicità e diffusione: dalla forte prevalenza della pubblicità negli Stati Uniti (un dato che ha aggravato la situazione delle testate quotidiane visto che la pubblicità segue la forte crisi economica generale) alla situazione inversa del Giappone, dove i ricavi da vendite e abbonamenti hanno una netta prevalenza, con una situazione intermedia di Germania e Uk, in cui le due voci sono sostanzialmente pari.
Un monopolio in declino
Molto interessante anche la tabella relativa all’ andamento della diffusione dei quotidiani negli Stati Uniti a partire dal 1900, che dimostra come il calo della carta non sia stato provocato in maniera specifica dall’ avvento del digitale, ma fosse in atto già da molto prima, come una tendenza socio-culturale di fondo del paese. Se infatti nel 1900 la vendita di quotidiani nel paese era pari a 500 copie per 1.000 abitanti, si era già quasi dimezzata nel 1980 e nel 2010 era scesa a poco più di 150 copie per 1.000.
Al di là dei dati, comunque il Rapporto di Standage è molto interessante per il quadro globale che emerge da ‘’Bollettini dal futuro’’. Un futuro che, nota l’ autore, ha molte analogie con la situazione del passato, prima dell’ avvento dei media di massa nel 19° secolo: con una informazione diventata più sociale e partecipata, differenziata e partisan, dando vita a un ambiente più caotico, irruente e politicamente appassionato di quello dell’ era dei mass media.
I nuovi abitanti dell’ ecosistema mediatico hanno prodotto un’ apertura senza precedenti e una forte diversità di opinioni e di notizie all’ industria giornalistica, dando una luce nuova all’ annoso dibattito sulla natura del giornalismo: quando ci sono così tante fonti, l’ obbiettività politica diventa meno importante?
Su Europaquotidiano una ampia intervista all’ autore dello Studio
Una ampia sintesi delle linee di fondo emerse dallo studio è condensata in una intervista a Standage realizzata da Europaquotidiano.it.
Secondo il giornalista, nel campo della carta stampata, se ‘’l’America, i cui quotidiani si basano molto sulla pubblicità , è stata colpita duramente’’, ‘’la situazione non è altrettanto negativa in Europa, dove è plausibile che molti giornali riescano a gestire con successo la transizione alla pubblicazione online. Ci sono poi alcuni generi di quotidiani che stanno andando bene – spiega Standage -. I giornali specializzati sportivi in Europa: ad esempio, la Gazzetta dello Sport vende più di qualsiasi altro quotidiano italiano. Anche in India i quotidiani stanno andando forte, oggi è il più grande mercato del mondo per i giornali. Resta da capire quanto durerà l’entusiasmo per la carta stampata in questi mercati in via di sviluppo, man mano che aumenterà l’accesso a Internet. Il Brasile è un caso interessante: la banda larga si sta diffondendo velocemente, e la diffusione dei quotidiani sembra essersi stabilizzata.
Per quanto mi riguarda, penso che, sebbene Internet stia minando il giornalismo della carta stampata sotto vari punti di vista, lo rafforzerà in molte altre maniere, e alla fine ne verremo fuori bene. Insomma, Internet è più la soluzione che il problema’’.