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L’ attività di tracciamento delle caratteristiche personali degli internauti attraverso l’ analisi dei loro movimenti sul web sarà possibile solo col loro consenso.
Dal 25 maggio, nei paesi dell’ Unione europera, tutti coloro che gestiscono siti web saranno obbligati a chiedere l’ esplicito assenso agli utenti prima di immagazzinare informazioni sulla loro identità , o sull’attività online, attraverso i cookie. L’ obbligo viene dalla direttiva europea chiamata ”ePrivacy”, che ha concluso il suo iter.
Ma si tratta davvero di un nuovo passo in avanti nel nome della tutela della privacy? Sì, secondo il legislatore, ma le conseguenze – osserva Webnews in un articolo di Cristiano Ghidotti – potrebbero rivelarsi deleterie per tutte le parti in gioco.
Sia per gli operatori del web che per gli utenti. I primi, costretti a chiedere, ad ogni visita, il permesso per salvare dati all’interno dei piccoli file di testo sul computer dei navigatori: con potenziali ”ingenti danni economici”, come ipotizza con forte allarme lo IAB (Internet Advertising Bureau) britannico. I secondi che – secondo Webnews (che cita come fonte Slashdot) – correrebbero il rischio di trovarsi sommersi da continui e tediosi avvertimenti per ogni sito che viene aperto all’interno del browser.
Forse sarebbe più sensato, nell’interesse di tutti, focalizzare l’attenzione sulla possibilità di educare chi naviga in merito al controllo in prima persona dei propri dati personali, suggerisce l’ articolo sottolineando come gli attuali software di navigazione già offrano strumenti dedicati alla gestione dei cookie, alla loro cancellazione, oppure all’eliminazione selettiva in base ai siti che ne richiedono la creazione, il tutto in pochi click.
Tante dunque le voci di protesta che, all’ unisono, chiedono che la questione venga ridiscussa tenendo conto delle ripercussioni negative che l’entrata in vigore di una simile imposizione potrebbe avere sul Web odierno.
”In un’epoca in cui i social network sono ormai diventati, lo si voglia ammettere o meno, un mezzo importante per rapportarsi agli altri, dove in molti scelgono spontaneamente di condividere momenti di vita privata, o addirittura la propria posizione mediante geolocalizzazione, il concetto di privacy – osserva ancora Webnews – ha forse assunto una nuova fisionomia e l’indispensabile ricerca degli strumenti necessari alla sua tutela dovrebbe percorrere altre strade, in considerazione anche del fatto che le dinamiche del Web odierno trascendono i confini continentali a cui verrebbe applicata la normativa in questione”.