Blog in declino, ma blogging in ottima salute
Il New York Times cita una ricerca di Pew Internet, secondo cui soprattutto fra i giovanissimi l’ uso dei blog tradizionali sarebbe si quasi dimezzato fra il 2006 e il 2009 a favore di Twitter o Facebook, ma, sostiene GigaOm, in realtà un sacco di giovani continuano a bloggare attraverso la piattaforma di Tumblr, anche se loro stessi pensano che quello non sia il blogging tradizionale – Insomma, quello che il blogging rappresentava anche quattro o cinque anni fa si è  evoluto in una sorta di ‘’continuum editoriale’’
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Il blog è in declino? Secondo una ricerca di Pew Internet, citata dal New York Times, sì, soprattutto fra i giovani, che ormai usano prevalentemente i social network come Facebook, Twitter, ecc.
Le cose però non sono così semplici – osserva Matthew Ingram su GigaOm -, dal momento che, analizzando meglio i dati citati dal NYT, l’ attività di blogging sembrerebbe invece in aumento e non in calo. Visto che un sacco di giovani continuano a bloggare attraverso la piattaforma di Tumblr, anche se loro stessi pensano che quello non è blogging tradizionale.
Insomma, il blog evolve.
L’ articolo del NYT – spiega Ingram – rileva che, secondo i dati della ricerca del Pew, nella fascia d’ età 12-17 anni il blogging ha registrato un calo di quasi il 50% fra il 2006 e il 2009, mentre nella fascia 18-33 anni esso è sceso di soli 2 punti percentuali fra il 2008 e il 2010 – che non è esattamente un calo considerevole. Fra le persone della fascia di età 34-45 anni, il blogging è cresciuto del 6%. L’ articolo rileva anche che Blogger, la piattaforma che fa capo a Google, ha registrato a dicembre negli Stati Uniti un calo di visitatori unici del 2% rispetto all’ anno precedente, ma che globalmente il traffico sulla piattaforma è cresciuto del 9%, toccando il tetto di 323 milioni.
Per molti versi – rileva GigaOm – questa teoria della ‘’morte del blog’’ è analoga a quella della ‘’morte del web’’ che la rivista Wired aveva cercato di mettere in circolazione l’ anno scorso, mentre in realtà il web stava evolvendo e si stava espandendo in aree diverse. E’ vero che Facebook e Twitter hanno allontanato molte persone dai blog per la loro semplicità e la velocità di utilizzo, ma è anche vero che hanno contribuito a rafforzare in molti modi il blogging.
Quello che in realtà sta succedendo, come notava nell’ articolo del NYT Toni Schneider di Automattic – l’ azienda che fa capo a WordPress (una delle principali piattaforme di publishing, ndr) – è che quello che il blogging rappresentava anche quattro o cinque anni fa si è  evoluto in una sorta di continuum editoriale. Le persone pubblicano cose sui loro blog, su Tumblr, e poi li condividono via Twitter o Facebook; oppure pubblicano le loro idee sui social network e poi le raccolgono in post ampi sul blog. Network di blog, come quello dell’ Huffington Post, richiamano una grande attenzione, ma un gran numero di persone stanno ancora usando i formati editoriali più ampi che i blog consentono.
Una delle ragioni per cui Tumblr sembra aver avuto tanto successo, soprattutto fra gli utenti più giovani, è la sua estrema semplicità di avvio e di utilizzo, oltre ad offrire  molte delle opzioni di condivisione in tempo reale diventate famose con Twitter e Facebook. Per esempio, Tumblr rende facile per gli utenti seguire gli altri e vedere i loro contenuti su un ‘’cruscotto’’, e poi offre con un semplice click la possibilità di  ‘’ri-bloggare’’ un post di un altro utente, diffondendolo  a tutti i followers,  nello stesso modo con cui un ‘’retweet’’ funziona per Twitter.
Dunque, quello che ora abbiamo davanti è una moltitudine di piattaforme: ci sono quelle di micro-blogging come Twitter; quelle che permettono una maggiore interazione e un uso multimediale, come Facebook; entrambe possono rafforzare gli attuali strumenti di blogging come WordPress e Blogger. E poi c’ è Tumblr, che è una combinazione di più format. Il fatto che ci siano tante scelte diverse comporta anche delle maggiori opportunità per la gente di trovare il metodo di pubblicazione che ognuno preferisce.
Così, mentre il cosiddetto ‘’blogging’’ può sembrare in declino, il personal publishing non è mai stato così in salute.