E’ l’ interrogativo che ha sollevato il Los Angeles Times in relazione alle polemiche per il terzo posto al Pictures of the Years International, un prestigioso concorso di fotogiornalismo, conquistato da una foto scattata grazie all’add-ons più in voga su iTunes: Hipstamatic – C’è differenza fra il fotogiornalismo e la fotografia artistica? Quando un’immagine è stata deliberatamente modificata per ragioni estetiche e emozionali fa ancora parte dell’informazione giornalistica? – La difesa di Winter, l’autore della foto incriminata, argomenta che molte immagini protagoniste di concorsi come il POYi sono state modificate digitalmente, e si tratta di scelte estetiche che non contribuiscono alla correttezza dell’ immagine; ma sono solo modi tramite cui la scena è valorizzata esteticamente
—–
a cura di Claudia Dani
Il fotografo del NYT Damon Winter si è piazzato al terzo posto al prestigioso concorso Pictures of the Years International con una foto parte di A Grunt’s Life, reportage sui soldati americani in Afghanistan. La foto – racconta in un commento sul Los Angeles Times la fotogiornalista Alexandra Le Tellier – è stata oggetto di una controversia, perché è stata scattata con un iPhone tramite l’applicazione Hipstamatic, che tratta l’immagine con effetti speciali mentre la ‘sviluppa’.
Critici come il fotogiornalista Chip Litherland sostengono che usare Hipstamatic oltrepassa la linea, porta le immagini dal fotogiornalismo alla fotografia. E nel passato, questo sarebbe stato un argomento chiaro e nitido. Come alterare i fatti, manipolare un’immagine con Photoshop cambia il suo significato. Prendiamo ad esempio la copertina infame del Time che presentò una versione più scura di uno scatto che ritraeva O.J. Simpson: l’ intervento di ‘editorializzazione’ poteva insinuare dubbi sulla sua innocenza.
In una dichiarazione in risposta alle critiche, Winter difende la sua decisione di usare l’applicazione e argomenta chiamando in causa le molte opzioni – pellicola, apparecchi fotografici, filtri, flash – a disposizione dei fotografi nel momento in cui essi fanno delle scelte estetiche.
Prendete ad esempio l’immagine che è arrivata al primo posto fra gli scatti singoli del Pictures of the Years International. È in bianco e nero, scattata con estremizzazione della profondità di campo per focalizzare l’attenzione sul soggetto e nascondere altre distrazioni così da esasperare un determinato sentimento. Fornisce risalto ad un uso pesante del vignetting (vignettizare una fotografia).
Molte delle informazioni nell’immagine sono state oscurate nell’interesse dell’estetica. Gli uomini non vedono in bianco e nero. E non vediamo il mondo con un’apertura focale di 1.2.. Queste sono scelte estetiche che non contribuiscono alla correttezza dell’immagine. Sono modi attraverso cui la scena viene valorizzata esteticamente.
Winter aggiunge che usare la macchina fotografica di uno smartphone lo ha agevolato nello scattare foto più sincere, dirette. Sebbene questo sembri a favore di questa argomentazione, avrebbe potuto utilizzare la normale camera dell’ iPhone.
Uno dei punti su cui questo dibattito si è arenato comunque è se si debba considerare una foto manipolata quella in cui gli effetti speciali sono applicati mentre la foto è ancora in via di sviluppo. Questo è il punto: tu sai in anticipo che usando Hipstamatic stai cambiando l’aspetto e il sentimento della foto. Quindi se non usassi Photoshop, la stessa logica dovrebbe essere vera per Hipstamatic. Si, Winter ha utilizzato argomentazioni convincenti circa le scelte che i fotografi fanno prima di scattare. Ma ancora qualcosa di sconcertante rimane riguardo l’uso di un’applicazione che si sa a priori che altererà l’immagine.
Qui la descrizione di Hipstamatic.
Hipstamatic riporta il fascino, l’apparenza, il sentimento, il divertimento, l’imprevedibile bellezza delle macchinette forografiche del passato! Caratterizzate dal fumetto, sfuoca mento, iper saturazione, immagini decolorate, creando un’istantanea che susciterà un sentimento.
Amo l’estetica vintage delle immagini di Hipstamatic – conclude l’ autrice del commento, Alexandra Le Tellier -, ma all’interno del contesto del fotogiornalismo vogliamo veramente una foto scattata oggi che sembra fatta nel 1969? Personalmente penso che possa essere fuorviante, ingannevole. Ma il secondo punto qui si guadagna uno stop. Che cosa succede se applichiamo questi aggettivi: super saturazione, sfuoco, decolonizzazione, per pubblicare notizie? Saremmo a nostro agio con fatti confusi, indistinti?
Dopo la lettura di questo commento del LAT, resta una domanda: quante foto sui quotidiani sono manipolate dopo lo scatto per mandare un messaggio ben chiaro? Pensiamoci. Che sia in corso un cambiamento nel fotogiornalismo, perlomeno di mezzi, è un dato di fatto. Sicuramente è necessario capire dove il fotogiornalismo si stia dirigendo rispetto a quello che era in passato. Il fatto che premi come il World Press Photo o POYi continuino a riconoscere a fotografie elaborate i loro titoli dovrebbe portare la fotografia giornalistica a una più matura riflessione su se stessa.