Anche in occasione dell’ arresto dell’ ex presidente del Fondo Monetario, Twitter si è confermato come il principale strumento di copertura giornalistica dei grandi avvenimenti in tempo reale – Un articolo della France Presse sulla base di una serie di interviste ad esperti francesi di media digitali
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La vicenda Strauss-Kahn ha dato forza a Twitter e ai suoi cinguettii come principale strumento di copertura giornalistica in tempo reale, una legittimazione per questa rete sociale a cinque anni dalla sua creazione.
I media, in particolare le catene di informazione a flusso continuo, in mancanza di immagini in diretta, si sono largamente serviti della potenza di Twitter per riferire delle scadenze giudiziarie dell’ ex presidente del FMI.
Twitter – racconta François Bugon in un articolo sulla France Presse che sintetizza una serie di interviste ad esperti di media* -, ha fatto irruzione sul campo mediatico in occasione della campagna elettorale di Barack Obama e, soprattutto, nel 2008 con gli attentati di Bombay in India (e poi più recentemente col terremoto di Haiti e le rivoluzioni dell’ Africa settentrionale e del Medio Oriente).
“Attraverso messaggi di massimo 140 caratteri, ogni microdettaglio della vicenda è stata distillata online da internauti non lontani dagli hotel assediati”, ricorda Alice Antheaume, responsabile del settore sviluppo internazionale della Scuola di giornalismo di Scienze Politiche a Parigi.
”Nessuna redazione può fare concorrenza ai milioni di testimoni che sono in grado di raccogliere e diffondere e che soprattutto hanno voglia di condividere le loro informazioni con milioni di altri”, osserva Eric Scherer, che ha appena pubblicato il libro “A-t-on encore besoin des journalistes?”
Questo fenomeno è uno degli aspetti principali della rivoluzione digitale che sconvolge le redazioni, sia nel modo di lavorare che nel trattamento stesso dell’ informazione, attraverso la moltiplicazione delle dirette sui siti internet.
Per Jean-Marie Charon, sociologo dei media, il giornalista deve sempre più confrontarsi, nella sua pratica professionale, con le risorse che vengono dal campo virtuale, con le reti sociali o i blog.
“Le risorse di Twitter rafforzano questa evoluzione”, aggiunge.
”E’ un nuovo strumento nella gamma a disposizione dei giornalisti per informarsi ed informare” osserva Eric Lagneau, giornalista all’ AFP e sociologo dei media.
In occasione di avvenimenti receti come l’ uccisione di Bin Laden e l’ arresto di DSK, le prime informazioni, parziali, sono emerse su Twitter, attraverso degli account che non appartenmevano a dei professionisti dei media.
La rete di microblogging appare indispensabile per il suo ruolo di csampanello d’ allarme. Ma se Twitter sbaraglia tutti in velocità , i media tradizionali, con i loro filtri, hanno ancora la loro ragione d’ essere.
”I vecchi media conservano la loro pertinenza e i loro atouts. Non si può misurare l’ eccellenza giornalistica col solo standard della velocità di diffusione di una notizia”, sottolinea Lagneau. ”L’ ebbrezza della diretta ha i suoi rischi, con la circolazione di voci incontrollate e i tentativi di disinformazione”.
“Twitter stimola l’ esigenza di rapidità : è là che io vedo un primo pericolo: volere allo stesso tempo informazione di qualità ma in tempi rapidi. E’ una richiesta che mi sembra aberrante; sappiamo molto bene che una informazione di qualità deve essere ritoccata, che richiede tempo”, dice Virginie Spies, analista dei media e blogger (http://semiologie-television.com/).
“Twitter non è un mezzo di informazione ‘certificato’, come può essere lemonde.fr o l’AFP”, sottolinea Alice Antheaume.
“E’ un mezzo che avvisa, su cui arrivano ogni secondo dei messaggi, veri o falsi. Alcuni di questi messaggi diventeranno informazioni, riprese sui media tradizionali, e altri resteranno allo stato di materia non certificata o non pertinente, senza ulteriori pubblkicazioni sui media”, continua.
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* I link alle interviste complete