Perché dopo Wall Street non occupare anche le redazioni? Non è l’ invito di qualche mediattivista del movimento Occupy Wall Street, ma la proposta provocatoria lanciata dal columnist David Carr sul New York Times.
Carr – osserva Pier Luca Santoro sul suo Giornalaio – tratteggia gli effetti della crisi del mondo editoriale per i giornalisti d’oltreoceano, dipingendo una situazione che pare molto simile a quella della finanza e delle banche.
Perdita di posti di lavoro e, per chi resta, condizioni sempre più difficili di precarietà basata su ritmi lavorativi crescenti e compensi calanti sono la norma alla quale fanno invece da contraltare bonus stellari per i manager che hanno, sostiene Carr, generato questa situazione.
Dal parallello nasce l’ idea di adottare le stesse modalità del movimento partito da Occupy Wall Street occupando le redazioni per essere ascoltati.