Continuano ad aumentare gli iscritti all’ Ordine, cresce (ma si impoverisce ulteriormente) il lavoro autonomo, cala il lavoro subordinato e sparisce il turnover nelle redazioni mentre gli ‘’attivi’’ continuano ad invecchiare.
E’ la fisionomia della professione che emerge dall’ aggiornamento, con i dati del 2010, della Ricerca – ’’Giornalismo, il lato emerso della professione’’ – realizzata l’ anno scorso da Lsdi.
Il lavoro sarà presentata nel corso di un incontro, organizzato da Fnsi e Lsdi, che si terrà la mattina del 4 novembre a Roma , in occasione della quarta giornata di ‘’Stand Up for Journalism’’, la Campagna lanciata nel 2008 dalla Federazione europea dei giornalisti, dedicata quest’ anno al problema del lavoro precario e della difesa dei freelance.
All’ iniziativa parteciperanno, insieme a Franco Siddi e Roberto Natale, segretario e presidente della Fnsi, i presidenti degli altri quattro istituti di categoria, Andrea Camporese (Inpgi), Daniele Cerrato (Casagit), Enzo Iacopino (Ordine), Marina Cosi (Fondo Pensione Complementare dei Giornalisti Italiani) e la Commissione Lavoro Autonomo Fnsi.
In percentuale poi il segmento di lavoro autonomo o parasubordinato con introiti ‘’medi’’ rispetto alla scala dei redditi del settore si è leggermente ristretta, visto che nel 2000 era pari al 28,1%.
Fra i 25.000 autonomi e parasubordinati la percentuale di chi denuncia redditi inferiori al 5.000 euro lordi all’ anno è cresciuta fra il 2009 e il 2010 dal 55,3 al 62%
Se invece si sale nella scala dei redditi, nel campo del lavoro autonomo solo 1 giornalista su 10 denuncia un reddito superiore ai 25.000 euro (10,4%), mentre fra i dipendenti a tempo indeterminato quelli che hanno un reddito superiore al 30.000 euro lordi sono il 66,6%, oltre 6 giornalisti su 10.