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Il futuro del giornalismo analizzato attraverso il lavoro di documentazione prodotto in questi anni da Lsdi. E’ la Tesi di una studentessa croata, Anita Posaric*, che nel novembre scorso si è laureata in Scienze della Comunicazione sociale all’ Università Pontificia Salesiana di Roma.
‘’IL GIORNALISMO NELL’ ERA WIKI. Dall’informazione partecipata a un “laboratorio di sensoâ€: l’esperienza del sito LSDI’’ è il titolo della tesi, di cui è stato relatore il professor Vittorio Sammarco. Il lavoro di Anita Posaric dedica alla nostra attività un intero capitolo e si chiude con una ampia intervista a Pino Rea, coordinatore di Lsdi.
L’ attezione della tesi è rivolta in particolare alla sfera del giornalismo partecipativo. L’ obbiettivo – spiega Posaric – è ‘’ripensare senso, ruolo e caratteristiche della professione, che vive un periodo di crisi causata dalla partecipazione attiva dei non professionisti’’.
Il primo capitolo della Ricerca cerca di ‘’definire le caratteristiche di base del mestiere, la sua funzione e il ruolo nella società contemporanea. Nel secondo capitolo, dedicato al sito Lsdi, si cerca di analizzare i contributi pubblicati sul sito in un anno, da marzo 2010 a febbraio 2011, delineando i temi principali e individuando la situazione attuale nel mondo dell’ informazione giornalistica. Nel terzo capitolo, esaminando testi di attualità e i manuali di sociologia e analizzando gli articoli pubblicati sui giornali e sulle riviste, si cercherà d’ illustrare le opportunità e i rischi che presenta la Rete, i concetti di partecipazione e collaborazione che la Rete sta facilitando’’.
‘’Il dato certo – osserva Posaric nell’ introduzione – è che gli utenti hanno e avranno sempre più voce in capitolo, e che il ripensamento della professione, delle modalità e del ruolo dell’informazione giornalistica non può venire che attraverso un impegno comune di addetti ai lavori, giornalisti, comunicatori, sociologi, politici’’.
‘’La partecipazione promossa dai nuovi media, grazie ai quali i ricettori delle informazioni di un tempo diventano ora anche potenziali produttori – continua l’ introduzione -, sta valorizzando il concetto di cittadinanza, e in più sta facendo crescere il concetto di compartecipazione alla vita della società di cui l’informazione è senza dubbio un cardine. Il giornalismo sopravvivrà alla crisi attuale, solo se s’impegnerà ad adattarsi a tempi e modalità nuove, curando e migliorando il suo profilo professionale, l’attendibilità e la credibilità complessiva’’.
 Quanto all’ esperienza di Lsdi, la tesi sottolinea anche il radicale cambiamento di punto di vista che l’ esperienza diretta della Rete ha determinato nell’ esperienza del nostro gruppo.
Quando Lsdi nacque, a cavallo fra il 2003 e il 2004,
pensavamo che fosse possibile riportare in un unico spazio il dibattito in corso senza capire che ormai, con lo sviluppo digitale, nessuna struttura (neanche con grandissimi mezzi) sarebbe riuscita a realizzare uno spazio specifico “unico†e privilegiato su un tema specifico, come una sorta di Biblioteca globale borgesiana che attirasse tutto.
 Ma, confessa Rea nell’ intervista allegata alla tesi, già dopo un paio di anni
 nessuno di noi – ritengo – pensava (…) di poter diventare un “laboratorio di sensoâ€. Forse una piccola officina, sì. Uno dei nodi, uno dei vari centri di riflessione sull’informazione. In fondo il Laboratorio è la Rete che – lo dice la parola stessa – è l’intelaiatura delle connessioni fra i nodi.
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E ci sembra a questo punto di aver dato un piccolo ma utile contributo quando decidemmo, allora, di prestare – come segnala la Tesi –
 attenzione particolare (…) al mondo del giornalismo dal basso, alla fine del Giornalismo e alla nascita dei “giornalismiâ€, al plurale e in minuscolo. Con la consapevolezza che lo sviluppo delle nuove modalità del fare informazione, quelli che possiamo chiamare, appunto, i giornalismi possibili, va molto al di là del solo aspetto professionale o industriale. Si tratta di capire quale peso avranno tali modalità sulla cultura di base della società e quali trasformazioni indurranno nella struttura del mondo contemporaneo.
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*Anita Posaric, 31 anni, vive a Varazdin, Croazia, dove è nata. Dopo la laurea specialistica a Roma in Giornalismo ed Editoria, con la tesi che qui pubblichiamo, è tornata in Croazia e lavora preso la Diocesi di Varazdin nel campo della comunicazione pastorale.