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Innovazione e dati. Per città più vivibili e sostenibili (ma non solo)

Quaranta ora di jam online con migliaia di partecipanti per far emergere, confrontare, discutere idee, valori e punti di vista sull’innovazione in Italia – Dieci i temi proposti: dalla banda larga, alle smart city, fino all’e-tourism e alla meritocrazia – La cultura dell’ opena data e il giornalismo

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a cura di Andrea Fama

È previsto per il 13-14 settembre il forum Innovatori Jam 2011, un evento sociale virtuale di intelligenza collettiva organizzato dall’Aginnovazione e promosso dall’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione della Presidenza del Consiglio. Dove? Ovunque.

La Jam, infatti, si terrà online: 40 ore che vedranno la collaborazione di migliaia di partecipanti per far emergere, confrontare, discutere idee, valori e punti di vista sull’innovazione in Italia suddivisi su 10 temi diversi: dalla banda larga, alle smart city, fino all’e-tourism e alla meritocrazia (per iscriversi qui).

Il Web sarà il minimo comune denominatore delle esperienze e delle culture messe in campo per questo gigantesco brainstorming. E proprio attraverso il Web si sta facendo largo una cultura, quella dell’Open Data, che potrebbe fornire alcune risposte all’esigenza di innovazione che incontestabilmente si avverte in Italia.

Prendiamo il tema delle smart city, ad esempio.

Il traffico è sicuramente tra i principali problemi che insidiano le grandi città moderne. Secondo un recente studio dell’Ibm intitolato Commuter Pain Index (basato su un campione di interviste a oltre 8 mila pendolari che vivono nelle 20 città più importanti del mondo da un punto di vista economico), Milano – unica città europea nella top ten, che vede primeggiare Città del Messico, seguita da Shenzhen e Pechino – è la 9a città al mondo per incidenza (e intollerabilità) del traffico su parametri della vita quotidiana quali il tempo impiegato per raggiungere il posto di lavoro o di studio.

Per decongestionare il traffico, si legge nello studio, non bastano le infrastrutture. È necessario, infatti, che i cittadini – e in modo particolare i pendolari – analizzino meglio i dati a loro disposizione e organizzino i propri spostamenti di conseguenza. “Per migliorare il flusso e la congestione del traffico, le città devono andare oltre il conoscere e reagire”, spiega Viinodh Swaminathan, direttore dell’intelligent transportation systems di Ibm. “Bisogna trovare i modi per prevedere ed evitare le situazioni che causano ingorghi che potrebbero trasformare il mondo in un unico gigante parcheggio”.

I dati, appunto, gli stessi che Google ha appena reso pubblici rivelando il proprio consumo energetico. Secondo quanto si apprende da una nuova sezione del Google Green site, chiamata ‘The Big Picture’, la casa di Mountain View nel 2010 ha consumato quanto 207 mila abitazioni e 41 grattacieli. Abbastanza da far inarcare il sopracciglio a più di un ecologista.

Senza entrare nel merito della questione (non così scontata), ci limitiamo a rilevare i dati resi pubblici da Google per portare l’attenzione su un altro tema caro alle città moderne, che tutti vorremmo un po’ più intelligenti: il consumo – e il risparmio – energetico.

Ebbene, la corretta applicazione dei dati al traffico ed al consumo di energia favorirebbe l’ottimizzazione di questi due fattori che contribuiscono in modo così determinante alla vivibilità ed alla sostenibilità delle nostre città.

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A tale proposito, riportiamo qualche stralcio che esemplifica tale applicazione dei dati, tratto dalla Ricerca in via di pubblicazione Open Data – Data Journalism: trasparenza e informazione al servizio delle società nell’era digitale, secondo volume che LSDI pubblicherà prossimamente nella collana “e-book di giornalismo”, curata insieme al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia e a Simplicissimus, casa editrice specializzata in libri elettronici.

La disponibilità dei dati sul traffico (viabilità, numero stimato di vetture, lavori in corso, incidenti, ecc.) potrebbe migliorare significativamente il traffico urbano, soprattutto se applicata alle opportunità offerte dal cosiddetto Internet delle cose (un altro strumento di grande innovatività dal potenziale altamente trasformativo, i cui benefici attirano sempre più anche l’attenzione dell’Unione europea): si potrebbe pensare, infatti, di far dialogare in tempo reale i sistemi di rilevazione installati ai semafori, sulle arterie principali e sulle vetture, piuttosto che su un cellulare, con i data base dei vigili urbani, dei vigili del fuoco, della polizia stradale e dei pronto soccorsi, rendendo i semafori finalmente intelligenti, consentendo di scegliere sempre il percorso più conveniente e favorendo l’azione tempestiva di forze dell’ordine e pronto intervento.

Allo stesso tempo, si potrebbe incentivare il trasporto pubblico fornendo informazioni accurate e costantemente aggiornate sulle possibilità di collegamento tra le varie aree di una città, corredandole con i tempi di attesa e di percorrenza delle possibili soluzioni.

Una mappatura attenta del traffico urbano consentirebbe altresì di stabilire l’effettivo risparmio energetico (e dunque economico) derivante dalla sua ottimizzazione, nonché il conseguente impatto ambientale determinato dalla riduzione dell’inquinamento.

Un’ Istituzione in grado di applicare un simile piano (a bassissimo costo per il contribuente) si assicurerebbe gloria eterna dinanzi ai propri cittadini, i quali ne guadagnerebbero in termini di tempo, stress e denaro, mentre le imprese, dal canto loro, ringrazierebbero sentitamente per le risorse risparmiate e per le nuove opportunità di indotto.

A febbraio 2011, ad esempio, sono stati tagliati bruscamente gli incentivi sulle energie pulite (effettivamente tra i più alti d’Europa), un settore finalmente virtuoso anche in Italia, con ampi margini di crescita e migliaia di imprese coinvolte. Ma per una fonte che va, un’altra fonte viene.  Il Governo spinge infatti per il nucleare e accelera i tempi, giacché il termine ultimo per approvare il Decreto che regola localizzazione, realizzazione ed esercizio degli impianti nucleari scade il 23 marzo. In virtù della tragedia giapponese, quello del nucleare è un tema ancora più sensibile, che già prima di Fukushima non aveva suscitato l’entusiasmo dei territori (istituzioni locali e cittadinanza) che avrebbero potuto ospitare i reattori.

Alla luce di ciò, un dibattito che metta inequivocabilmente a disposizione del pubblico i dati ufficiali sul consumo e la produzione energetica (unitamente a quelli sull’inquinamento atmosferico, il diffondersi di determinate malattie, il ritorno economico, il rischio sismico, le fonti alternative,  ecc., a dimostrazione del fatto che la forza del dato libero sta nelle interconnessioni che genera) aprirebbe finalmente le porte ad un processo decisionale davvero democratico.

La forza innovativa – e trasparente – del dato libero attiene a numerosi altri campi di applicazione, naturalmente, tra cui la digitalizzazione della pubblica amministrazione, un altro esperimento in fase di incubazione nella “Camera dell’Innovazione” auspicata da Mario Del Co, tra i curatori di Innovatori Jam, nonché un tema di cui l’ ebook sull’Open Data e il Data Journalism di LSDI non manca di rendere testimonianza.

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