———-
Le vertige des métriques
di Hubert Guillaud
(InternetActu.net)
Non c’ è niente che mi stanchi di più, da qualche tempo, delle cifre. A forza di vederle sgranate, le une dietro le altre – e dio sa quante me ne passano sotto gli occhi ogni giorno -, confesso di non saper più quello che dicono, di non riuscire più a comprenderle. Mi sembra che non facciano più riferimento a niente.
Ogni giorno ci martellano indicandole come una verità insuperabile. Tutti parlano di milioni di utenti, di centinaia di migliaia di pagine viste… Come se ogni servizio fosse uguale all’ altro.
Che vuol dire ‘un milione di utenti? Per quale servizio? A che cosa si può paragonare questa cifra? Che cosa hanno fatto le persone per essere contabilizzate in questo modo? Hanno visitato una pagina? Hanno scaricato qualcosa? Hanno consegnato la loro email da qualche parte? … E poi?! Che ne hanno fatto? Ne hanno ricavato che cosa?
Il mondo reale non ci ha abituato a metriche come queste. Si può mai comparare 300.000 copie vendute di un giornale al suo milione di visitatori quotidiani? Si possono paragonare 4 miliardi di copie di giornali venduti e 4 miliardi di visite come ci spiega l’ Ufficio per la certificazione della diffusione (OJD (.pdf) ? Si possono confrontare il numero di download di un libro digitale con le vendite della sua edizione di carta quando i loro prezzi sono diversi? Si possono paragonare vendite e visite? Registrazioni e acquirenti? Internauti e persone che esercitano una influenza sul mondo reale? Questo non vuol dire che gli internauti non ne abbiano, per carità , anzi. Ma non si può mischiare la lana con la seta.
Come dice molto giustamente Olivier Ertzscheid, esperto e docente di scienze dell’ informazione sul suo blog : “la vertigine dei grandi numeri è un elemento costitutivo del mondo statistico del web, formidabile ecosistema facilitatore e moltiplicatore di ogni più piccola interazione, di ogni minima navigazione, della minima pubblicazione, della minima attenzione che venga rivolta verso qualcosa. Le cifre di Facebook sono quindi analogamente vertiginose, come lo sono quelle di Google, di YouTube e dell’ insieme di queste megalopoli virtuali in cui si incrociano, ogni giorno, due miliardi di internauti’’.
Proprio come quelle del  debito pubblico americano, le cifre del web non ce la fanno a recuperare un senso. Non solo ci riesce difficile penetrare l’ astrazione dei grandi numeri, ma più ancora non sappiamo con che cosa confrontarli. Fatichiamo a capire che cosa significhino un milione di download o di visite, per esempio, perché non sappiamo con quale altra cosa compararli nella realtà . E ogni servizio continua a snocciolare le sue cifre, come se potessero essere paragonate ad altre. Gli utenti del web 2.0 sembrano valere gli uni per gli altri.
“L’ estasi statistica’’ diventa la base di un immaginario collettivo “incapace letteralmente di rappresentarsi ‘quello che rappresenta’ il trattamento computazionale di 57 miliardi di interazioni’’. ‘Il ricorso ai grandi numeri’ è ‘costitutivo della mitologia di internet’‘’ (nel senso delle Mitologie di Barthes), spiega ancora Olivier Ertzscheid. Il digitale si afferma di fronte al reale per la vertigine delle sue misure, che sembrano rinviare al reale lo specchio della sua insignificanza. Il digitale si alza sulle zampe e gonfia le sue piume per darsi una realtà che la sua immaterialità gli nega. Si gonfia con la rilevanza dei suoi numeri per tentare di meglio rinviare il reale alla sua insignificanza, anche quando i suoi milioni di visitatori non comprano nulla, anche quando i suoi milioni di cittadini non voteranno per nessuno, anche quando i suoi milioni di visitatori non ci capiranno niente…
Dietro lo slittamento dei numeri si nasconde uno slittamento semantico. Scivoliamo dal numero dei libri scaricati al numero dei libri comprati, dal numero dei telespettatori al numero dei video visti. Passiamo dai militanti che affiggono manifesti alla folla anonima dei firmatari delle petizioni online. Slittiamo dagli utenti di un servizio a quelli che una volta si sono registrati… La crescita delle misure nasconde una diluizione di senso.
Il problema è che le metriche dell’ uno e dell’ altro non sono commensurabili. Le cifre di acquisto di un libro non sono comparabili con quelle dello scaricamento dello stesso libro in formato digitale. Come dice molto bene lo storico André Gunthert : “il significato di un numero viene stabilito attraverso la comparazione†che è essa stessa “il risultato di un lungo lavoro di familiarizzazione e di socializzazione che interessa tutto un ecosistemaâ€.
Effettivamente, non sappiamo che cosa rappresentano le cifre a cui Internet ci fa abbeverare. Oltre al fatto che il loro valore cambia continuamente. “Dieci milioni, è molto o è poco? Nei primi anni di YouTube ci si entusiasmava quando si vedeva dei video raggiungere o superare i livelli comparabili con le maggiori audience televisive. Poi, il primo video della piattaforma ha superato il capo del mezzo miliardo di visite, e ci siamo dovuti arrendere all’ evidenza: la presenza online obbligava a imparare a manipolare daccapo gli ordini di grandezza’’. Le misurazioni riempiono tutto lo spazio, senza che si sappia veramente confrontarle.  “I contatori incerti del web non sono altro che uno specchietto per le allodole. I valori assoluti vanno presi con ancora maggiore cautela del resto. Più numeri ci sono e meno realtà c’ è.â€
Il mondo reale ha saputo crearsi vari sistemi di misurazione per valutarsi. Numero di giornali stampati, numero di biglietti a teatro, numero di telespettatori di una trasmissione, numero di ingressi in un cinema… Misurazioni a cui le industrie culturali ci hanno abituato, nel senso che sappiamo più o meno decodificarle, capirle. Le nuove metriche sono tanto più affascinanti quanto meno le si capisce e quanto più i contatori del web, proposti molto spesso dagli stessi servizi con la maggiore oscurità possibile, snocciolano numeri su numeri.
Si ha sempre l’ impressione di conoscere quello che si misura. Alphonse Bertillon, l’inventore dell’ antropologia criminale, pensava che si sarebbe potuto dominare l’ uomo misurandolo. Questa scienza della misurazione ha prodotto anche la frenologia, che credeva di poter associare i tratti del carattere ai lineamenti umani. Se l’ essenza della scienza si basa sulla misura, come afferma Theodore Porter, professore di Storia delle scienze all’ UCLA, nel suo libro sul raggiungimento dell’ oggettività attraverso la fiducia nei numeri, la misurazione può anche dar luogo ad errori tremendi.
Abbiamo bisogno di capire le metriche del web. Dobbiamo dotarci di strumenti di comparazione. Di conquistare un po’ di distacco. Di prendere con le molle le cifre che scorrono sui nostri schermi. Di metterle in prospettiva. Abbiamo bisogno anche di apprezzarle in rapporto alla realtà . Ma, ancora di più dobbiamo superare le metrici di base per andare oltre nella comprensione dell’ uso dei servizi, altrimenti rischiamo di precipitare in una corsa al rilancio senza fine e senza via d’ uscita, in cui quella che sicuramente si disgregherà sarà soprattutto la nostra comprensione.
Continuare a presentarsi con l’ oggettività delle cifre rivela soprattutto un grande bisogno di essere riconosciuti. Più le misure diventano astronomiche e più internet sembra avere il male di esistere. Ma dovrà ancora mostrare qualcosa?