La carta sarà il nuovo vinile?

Vinile

…l´odore del cartone,

il look favolosamente retrò della copertina,

ma soprattutto il rumore della puntina che scendeva sui solchi

seguito dal tipico fruscio che segnava l’inizio di un brano.

Questa è la magia del vinile…

(http://www.ffwdblog.it/2008/02/15/in-rete-la-rivincita-degli-lp-vendite-boom-beatles-in-testa/)

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La carta è il nuovo vinile? L’ affermazione, fatta da John Bracken, direttore della Knight Foundation, a una Conferenza dell’ Asian American Journalists Association, è stata ripresa da diversi commentatori, fra cui anche Editor’s weblog, che ha riproposto l’ interrogativo: Is print the new vinyl?

Bracken ha spiegato che cosa esattamente ha inteso dire con questa metafora sul blog della Knight Foundation, sottolineando in particolare il valore tattile dell’ oggetto in un mondo in cui la digitalizzazione rende l’ acquisizione sia della musica che dell’ informazione una esperienza del tutto intangibile.

Il cuore del paragone è qui: quanto più consumiamo contenuti basati sui bit, tanto più la possibilità di usare media fatti di atomi e molecole, almeno per qualcuno, acquisterà sempre maggior valore.

Bracken ricorda che il vinile è stato il supporto che è cresciuto di più per diffusione nel 2010. Perché? Ma essenzialmente perché comprare e poi possedere un oggetto fisico è una esperienza di consumo completamente diversa. E’ per questo che, dopo un lungo periodo di disinteresse, i consumatori stanno comprando vinile sempre di più rispetto agli altri media, principalmente quelli digitali.

Ma allora, la carta può fare la stessa parabola del vinile? E’ realistico – si chiede Editor’s weblog – che la stampa possa essere in grado di riprendersi dal calo delle vendite nella speranza di guadagnare popolarità in futuro?

Forse non si tratta di realizzare un prolungato ”balzo” nelle vendite, come sta avvenendo per il vinile, quanto piuttosto di capire rapidamente tutto il potenziale alternativo e complementare della carta rispetto ai format digitali.

La Columbia Journalism Review ha risposto all’ affermazione di Braken mostrando esattamente come ci possa essere fra carta e online una simbiosi stilistica analoga a quella vinile-digitale e sottolineando, ad esempio, come alcune testate come The Forum,  Jersey City Independent e The Iowa Republican, abbiano messo a punto delle edizioni cartacee che riescono ad aumentare l’ audience e i ricavi delle start-up che nascono online.

L’ industria giornalistica – chiede Editors Weblog – può imparare qualcosa da questa partnership fra stampa e digitale in altri settori editoriali?

ComelyEditor’s weblog fa il caso del magazine indipendente britannico Oh Comely, che insieme all’ edizione cartacea pubblica un popolare blog. Come per molte riviste indipendenti la sua audience è piccola, ma l’ edizione stampata è sostenuta da molti lettori online che si sono abbonati al magazine. Si tratta di una pubblicazione di nicchia, molto attenta alla qualità dei contenuti e all’ estetica grafica, che produce una esperienza visuale e di lettura molto diversa dalla semplice, tradizionale lettura degli articoli.

E’ un grosso esempio di pubblicazione che ha ‘’il fattore vinile’’.  Un grande design non solo online ma anche nell’ edizione stampata, che produce una ottima esperienza visual e intellettuale.

Insomma, conclude Editorsweblog, la stampa potrebbe diventare il nuovo vinile. Ma perché questo accada c’ è bisogno di una grafica molto attenta e di un’ azione di marketing molto intelligente per catturare tutti i potenziali lettori, non solo i trendy in double denim che fumano  sigarette fatte a mano e hanno i capelli tagliati in maniera asimmetrica.

Il dibattito sul futuro dei media – osserva Alysia Santo su The News Frontier, un blog della Columbia Journalism Revue – tende a cristallizzarsi sul discorso vai-online-oppure-muori. E quindi l’ idea che la stampa stia riconquistando valore e significato sembra contro-intuitiva. E invece per alcune nuove iniziative giornalistiche digitale una strategia complementare per la carta è risultata efficace.

Almeno in tre diverse direzioni.

Primo: incrementando i ricavi. La pubblicità su carta può ottenere tariffe molto migliori rispetto a quella online. Secondo: rafforzando il valore del marchio e la sua credibilità. Terzo: accrescendo il numero di lettori globale.

Santo cita il caso di The Forum, una startup che copre quattro città nelle zone rurali del New Hampshire. Si tratta di una pubblicazione nata per il web che nel 2005 aveva pubblicato anche  tre edizioni cartacee inviate gratuitamente per posta a tutti i residenti. L’ obbiettivo era di rafforzare i lettori digitali. E infatti, mentre inizialmente la crescita era lenta, dopo la diffusione del primo numero stampato c’ è stato un grosso boom.

L’ impatto è stato tale che i numeri su carta sono diventati prima sei e poi dodici all’ anno. Per risparmiare, invece della distribuzione per posta è stato avviato il sistema della diffusione in un certo numero di luoghi pubblici. L’ edizione su carta, i cui costi sono coperti dalla pubblicità, continua a essere gratuita.

Al giornale ora dicono che la versione su carta è stata il sostegno del giornale permettendo al sito web di continuare ad esistere.

Un caso analogo è quello del Jersey City Independent, un sito di informazione iperlocale partito nel 2008, che ha dato vita a una edizione stampata e diffusa tre volte l’ anno. Mentre il sito web perde soldi, il magazine guadagna, equilibrando la situazione. ‘’Siamo in fase di crescita – dicono gli editori -; non avremmo potuto farlo senza avere entrambe le edizioni’’.