A Montpellier, in Francia, un forum delle testate indipendenti ha fatto il punto sulla situazione dell’ ‘’altra stampa’’, chiarendo che se alcune testate vengono qualificate come ‘’alternative’’, è soprattutto perché la stampa ‘’tradizionale’’ non svolge più la sua funzione nei confronti dei cittadini e pecca sempre di più di mancanza di indipendenza
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I media cosiddetti ‘’alternativi’’ non devono essere una alternativa alla stampa dominante ma devono partire alla sua conquista e imporsi come stampa autorevole. E’ la tesi espressa da Nicolas Sené, giornalista di Fakir, una delle testate francesi considerate ‘’alternative’’, al Forum sui media indipendenti che si è tenuto nei giorni scorsi all’ Hôtel de région di Montpellier.
All’ incontro – racconta Hautcourant – hanno partecipato 200 giornalisti di varie testate, fra cui CQFD, Fakir, Médiapart, Le monde diplomatique e Acrimed, discutendo dell’ ‘’altra’’ stampa.
Una delle indicazioni emerse è che, se alcune testate vengono qualificate come ‘’alternative’’, è soprattutto perché la stampa ‘’tradizionale’’ non svolge più la sua funzione nei confronti dei cittadini e pecca di mancanza di indipendenza. Molti hanno sottolineato anche il vizio di un eccessivo ripiegamento su se stessa dell’ informazione alternativa.
I limiti della critica e il rischio della marginalità – E’ uno dei limiti di chi fa della critica la propria funzione principale, è stato detto a più riprese, rischiando di restare intrappolato in una posizione marginale. ‘’Il nostro scopo non è restare all’ interno dei circoli alternativi della sinistra ma di essere letti, di raggiungere un pubblico ampio’’, ha osservato ad esempio Philippe Gagnebet, redattore capo della rivista di Tolosa ‘’Friture’’. Anche alla luce della nascita di una sorta di ‘’mercato della contestazione’’, come ha sottolineato  Mathias Raymond, di Acrimed. ‘’Abbiamo visto che il liberalismo era in grado di recuperare tutto, specialmente la critica dei media, che ormai costituisce un mercato’’.
Le grandi opportunità della Rete – Tutti sono stati d’ accordo sulla identificazione di internet come di una ‘’inaudita opportunità ’’. Sia per quanto riguarda l’ impatto territoriale che in rapporto ai lettori. La molteplicità dei supporti permette di raggiungere tipi diversi di lettori che apprezzano lo stesso contenuto e l’ online consente ai siti a pagamento di eliminare i problemi di distribuzione e le limitazioni territoriali.
Per una stampa che trae la maggioranza dei suoi ricavi dalle vendite, la visibilità non è un fattore trascurabile. E tra l’ altro – osserva Hautcourant – la maggior parte delle testate presenti hanno adottato un sistema misto web/carta, che testimonia la volontà di aprirsi a un pubblico ampio.
L’ altro grosso vantaggio di internet è stato quello di consentire di mettere in pratica le rivendicazioni che escono dalle redazioni, proponendo ad esempio una collaborazione coi lettori in una parte dei siti; creando delle strutture cooperative e partecipative riconosciute ufficialmente, cosa che esclude lo scopo di lucro, ridistribuisce il ruolo di ciascuno in senso alla redazione, in una logica democratica e mutualizza i ricavi ripartendoli in maniera equa. O, ancora, garantendo l’ indipendenza dai poteri pubblici grazie alle economie di spesa realizzate grazie al web.
Uscire dall’ angolino – Ovviamente un altro obbiettivo importante è allargare sufficientemente il numero di lettori per poter pagare un minimo i giornalisti, la cui grande maggioranza lavora in maniera volontaria. La Rete inoltre permette a queste testate di aprirsi gli uni agli altri e di mettersi in collegamento: dobbiamo rovesciare ‘’la tendenza a restare ciascuno nel nostro angolino – ha lamentato un redattore di Articolo11 -, a non informare gli altri delle rispettive iniziative, e a dimenticare che alla fine siamo protagonisti tutti di una lotta sociale’’.