Lotta al precariato e libertà di informazione: Fnsi a Congresso

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Insieme al rafforzamento del welfare, sono i temi principali al centro dei lavori, che si concluderanno il 14 con l’ elezione dei nuovi organismi dirigenti –  312 delegati in rappresentanza delle venti Associazioni regionali della Stampa, che contano 25 mila iscritti – Ampliamento della base produttiva  cogliendo ‘’le opportunità offerte dall’ innovazione tecnologica con lo sviluppo di un’informazione qualificata su varie piattaforme’’ – Sfida etica e rapporti sempre più stretti con l’ opinione pubblica

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Lotta al precariato e ampliamento della base produttiva; rafforzamento del sistema del welfare; sfida etica in difesa della libertà di informazione anche attraverso un rapporto sempre più stretto con l’ opinione pubblica.

Sono le ‘’sfide del cambiamento’’ al centro del 26° Congresso della Fnsi, il sindacato unitario e unico dei giornalisti italiani, che si apre martedì prossimo a Bergamo, con un prologo di carattere politico che disegnerà lo scenario globale con cui la Fnsi dovrà fare i conti: un convegno sul futuro dell’ informazione che vedrà confrontarsi, tra gli altri, il presidente Mediaset, Fedele Confalonieri, il presidente del Gruppo Espresso, Carlo De Benedetti, e il presidente di Rcs, Piergaetano Marchetti.

Il via al conbresso è previsto per il pomeriggio, con una serie di interventi fra cui quelli del presidente del presidente del Senato, Renato Schifani,  del presidente della Società dei lettori di ‘le Monde, Jean Martin, e del segretario della Federazione Internazionale dei giornalisti, Aidan White.

Il 14 è prevista l’elezione degli organi federali, mentre sabato, saranno designati presidente e giunta. In campo 312 delegati in rappresentanza delle venti Associazioni regionali della Stampa, che contano 25 mila iscritti.

Franco Siddi: ”le nostre tre sfide”

‘’Sono tre le sfide che lanceremo dal congresso – spiega Franco Siddi, segretario generale uscente della Fnsi -.

La prima è l’ampliamento della base produttiva. Non è accettabile che le forme di collaborazione siano diventate sostitutive del lavoro dipendente. Gli editori pensano di rispondere alla crisi con la strategia della disorganizzazione, noi invece chiediamo di cogliere le opportunità dell’ innovazione tecnologica con lo sviluppo di un’informazione qualificata su varie piattaforme.

L’altra sfida è quella del welfare, che va ampliato con le nostre risorse, gestite dall’Inpgi che nonostante le cassandre è ancora ben saldo. Porteremo al Congresso idee precise per mettere in sicurezza i conti e per garantire strumenti di solidarietà e per la formazione.

La terza sfida è quella etica. Negli ultimi tempi la linea diretta con l’opinione pubblica ci ha consentito di respingere gli attacchi del potere ed in particolare del titolare del conflitto di interessi, il nostro presidente del Consiglio, che vuole un’informazione addomesticata.

Franco Siddi e Roberto Natale
Franco Siddi e Roberto Natale

Roberto Natale: ‘’Libertà e lavoro’’

Roberto Natale, presidente della Fnsi, sintetizza in questo slogan la linea che il Congresso dovrà affrontare. .

Libertà dell’ informazione, con tutte le questioni di carattere politico che nel paese dei tanti conflitti di interesse questa battaglia si porta dietro. Una campagna continua che ha visto nel 3 ottobre del 2009 il momento in cui la Fnsi è diventato anche, ufficialmente, un rilevante ‘’soggetto politico’’ con le sue iniziative contro la legge bavaglio.

E  lavoro – più garantito, meglio pagato, più autonomo e più soddisfacente sul piano professionale – per le migliaia di giornalisti autonomi che, come ha dimostrato anche la ricerca di Lsdi sulla professione in Italia – cercano di uscire dalla palude della sottoprofessione e della precarietà.


Precariato come priorità

La questione  del precariato e del lavoro dei freelance deve ‘’essere una priorità nell’azione del sindacato’’  e va  ‘’posta in cima nell’agenda del Congresso’’, osserva ad esempio un documento della delegazione dei giornalisti del Friuli Venezia-Giulia.

‘’Ormai la maggioranza di coloro che lavorano nell’informazione sono precari: giornalisti  sfruttati e sottopagati, ma anche elementi essenziali per la cronaca su quotidiani, televisioni e radio, che garantiscono il fondamentale diritto all’informazione”.

I freelance stanno assistendo a una progressiva e rapida riduzione delle collaborazioni e dei compensi, già al di sotto dei limiti minimi del decoro. È una condizione che non consente di essere autonomi, di costituirsi una famiglia, di essere padroni della propria vita, e che purtroppo porta spesso i giornalisti a svolgere altre attività, a ridurre in tutti i modi le spese, anche a discapito della qualità dei servizi, e a non scrivere di cose “scomode” per non rischiare una querela per i pochi euro con cui verranno retribuiti. La riduzione delle collaborazioni, e il contemporaneo taglio degli organici delle redazioni, porta di fatto alla riduzione degli spazi per l’informazione giornalistica, e spinge alla pubblicazione senza mediazione dei comunicati stampa che giungono ogni giorno nelle redazioni da istituzioni, politici e privati. La stessa professionalità della categoria è a rischio: non sono insoliti i casi di collaboratori che, per mettere insieme uno stipendio, lavorano come addetti stampa, e contemporaneamente scrivono articoli sulle attività degli stessi soggetti per cui lavorano.

Tra l’ altro, secondo il documento friulano,

‘’la crescente precarizzazione del lavoro giornalistico, e il calo sensibile del numero di colleghi regolarmente assunti nelle redazioni, sta già portando ad un calo dei contributi versarti all’Inpgi e degli iscritti alla Casagit, strutture che in in un futuro, nemmeno troppo lontano, non potranno più garantire i servizi attuali agli iscritti. Per queste ragioni il tema del precariato non riguarda solo i precari, ma tutta la categoria, il mondo dell’informazione, la società tutta.’’


Misure legislative e contrattuali contro la crisi

Gli altri enti dei giornalisti lo sanno bene, ci stanno pensando e a Bergamo lanceranno probabilmente in maniera ufficiale una serie di proposte di misure legislative e industriali indispensabili soprattutto sui tempi lunghi della previdenza.

In particolare l’ innalzamento delle aliquote a carico delle aziende e il graduale aumento dell’età pensionabile delle donne, due misure che potrebbero garantire stabilità ai conti dell’Inpgi, l’ Istituto di previdenza dei giornalisti italiani. E, sul versante della crescita, l’ individuazione di incentivi all’occupazione, come, ad esempio, l’ introduzione di benefici previdenziali per la stabilizzazione del lavoro a tempo indeterminato.

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Libertà di informazione contro i conflitti di interesse

‘’Mai come oggi la libertà di informazione in Italia è stata a rischio. Conflitti di interesse, concentrazioni pubblicitarie, ricatti e dossier, strage di piccole testate, precarizzazione di giornalisti, declino qualitativo della Rai, inerzia del governo’’.

E’ in questo quadro che “Autonomia e Solidarietà“, la componente sindacale maggioritaria della Fnsi, ha diffuso un documento sollecitando ‘’una grande mobilitazione dell’opinione pubblica e un intervento legislativo urgente che restituisca al paese un accettabile livello di civiltà informativa’’.

(qui una Sintesi-documento-A&S ).

Cento anni di contratti di lavoro

Il Congresso di Bergamo assume una particolare valenza simbolica perché cade a 100 anni esatti dalla stipula del primo contratto nazionale di lavoro dei giornalisti italiani.

L’ ipotesi di una convenzione da stipularsi con gli editori «in attesa e senza pregiudizio della legge» fu formalmente approvata dal Consiglio Federale della Fnsi nel febbraio del 1911. Quattro mesi più tardi la Federazione della Stampa e l’Unione degli editori di giornali quotidiani firmavano a Roma la Convenzione di prestazione d’ opera giornalistica.
Le trattative, aperte alle ore l0 del 7 giugno, si conclusero nella mattinata dell’11 giugno. Cinque soli giorni di lavoro, sia pure intenso, furono sufficienti per stipulare il primo contratto collettivo di lavoro dei giornalisti italiani, firmato da Olindo Malagodi e Giovanni Bagaini per gli editori e da Garzia Cassola e Giulio Pacciarelli per i giornalisti, oltre che dal presidente della FNSI, Barzilai e dal segretario generale, Giovanni Biadene.