Paywall: la strategia del New York Times sembra funzionare
A quattro  mesi dal giorno in cui il New York Times ha istituito l’ accesso a pagamento al suo sito online, sembra che la strategia adottata funzioni.
Secondo uno studio della Columbia Journalism Review, riportata da ReadWriteWeb, il giornale sarebbe  riuscito a raccogliere nei primi tre mesi 224.000 abbonati (a 200 dollari l’ anno circa), senza contare i 57.000 abbonati iPad. A cui bisogna aggiungere gli abbonati all’ edizione cartacea, che dispongono di un accesso al web, e che sono 750.000.
Questo primo periodo di attività ha dimostrato inoltre che il paywall del NYT non è troppo complicato. O, comunque, che la sua complessità permette al sito di restare sufficientemente ‘poroso’ per non  respingere i lettori gratuiti (la maggioranza), che passano attraverso le reti sociali e i motori di ricerca, e recuperare la piccola minoranza diposta a pagare.
E tutto questo senza colpire i ricavi pubblicitari.
Secondo Ryan Chittum, che ha realizzato lo studio, ‘’questo prova che, contrariamente a quello che  dicevano i disfattisti, i lettori sono pronti a pagare per aver accesso a una informazione di qualità . A coloro che erano contrari al paywall, sostenendo che esso sarebbe controproducente a livello di traffico e avrebbe fatto calare gli investimenti pubblicitari, il NYT ha dimostrato che avevano torto’’.
I ricavi della pubblicità , sulle edizioni digitali (che includono anche altre edizioni, come il Boston Globe), infatti, nei primi tre mesi di paywall sono cresciuti del 16%.
(via Benoit Raphael)