Pubblicità online: superare il modello CPM attraverso i social media

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Tutti sono convinti che il modello pubblicitario basato sul ‘’CPM’’ (il costo per migliaia di contatti) abbia dei limiti e auspicano nuovi modelli che, ad esempio, puntino ad ’’integrare gli annunci pubblicitari al raggio d’azione dei social media”.

Gli autori del Rapporto diffuso dalla Columbia University (che Lsdi sta traducendo integralmente) dedicano un ampio passaggio a questo tema, citando in particolare (riporta il blog Tagliaerbe http://blog.tagliaerbe.com/2011/05/modello-giornalisti-online.html#more-3497) il sito web del Dallas Morning News, che ha una sezione dedicata allo sport scolastico. Un pacchetto pubblicitario in questa sezione, durante il campionato di football, include anche pubblicità su carta, il concorso del “giocatore della settimana” e una cena con i giocatori alla fine della stagione. Secondo Grueskin – autore del Rapporto con Ava Seave e Lucas Graves -, “questo modello esce dalla vecchia logica dei “5 dollari ogni 1000 pageview””.

Gli autori del report – aggiunge Davide ‘’Tagliaerbe’’ Pozzi – mettono anche in guardia i siti di news che come modello hanno quello degli abbonamenti a pagamento, avvertendo che “attualmente hanno aspettative limitate di successo – almeno sul web”.

Le prospettive al rialzo sono invece nelle subscription di news via mobile: “se gli editori sperano davvero di cancellare il “peccato originale” dell’aver dato contenuti gratuiti online, possono essere in una posizione di vantaggio non dentro i computer dove per anni hanno regalato contenuti, ma sui dispositivi mobili che offrono attualmente un ambiente più idoneo per questo genere di business”.