Qualche idea per un feuilleton 2.0
Sperimentare una forma di feuilleton adattato al web – Ne parla sul suo blog Thierry Crouzet, spiegando che non si tratterebbe più di pubblicare una volta alla settimana i capitoli di un romanzo, ma di tentare un esperimento mettendo in gioco le varie tecniche diverse sperimentate in questi anni sulla Rete
—–
Nel XIX secolo, racconta su Le peuple des connecteurs Thierry Crouzet, un geniale irregolare del mondo dei media francesi (che spesso ospitiamo su Lsdi), la gente non comprava i giornali, come oggi, per leggere le previsioni del tempo, gli oroscopi o le necrologie, ma per ritrovare il seguito delle avventure descritte dai grandi autori di feuilleton, tipo Dumas o Balzac.
E’ così che la forma del romanzo popolare venne canonizzata. I gialli e i polizieschi attuali affondano le loro radici in quella pratica narrativa. E anche la letteratura ‘alta’ venne spinta a cambiare.
Ecco, dopo aver definito che cosa secondo me doveva essere un libro elettronico (pardon,  un codex – cioè un ipertesto con un codice informatico che permette di calcolare dinamicamente la navigazione, e quindi di riorganizzare il testo stesso -), mi dico che bisognerebbe sperimentare una forma di feuilleton adattato al web. Non nel senso di pubblicare una volta alla settimana i capitoli di un romanzo, ma nel senso di tentare un esperimento che mette in gioco tecniche diverse messe a punto e provate in questi ultimi anni, anche se utopistiche.
Per il sito che ospiterebbe il feuilleton lo scopo sarebbe lo stesso di quelli che li pubblicavano nell’ Ottocento, e cioè spingere i lettori a tornare. Per gli autori sarebbe un modo di sperimentare nuove forme editoriali (e di divertirsi, spero).
Ecco un abbozzo di progetto.
1.     Il codex si compone di testi, link e codici. Le azioni del lettore vengono analizzate e il seguito del racconto dipende in parte da ciò che è stato già letto. Il lettore non è immerso in una trama lineare..
2.     Il seguito del feuilleton tiene conto del percorso dei lettori e dei loro commenti (una cosa che ho già sperimentato scrivendo Croisade).
3.     La scrittura può utilizzare i meccanismi dei giochi di ruolo. Un autore scrive lo scenario. Delinea l’ ambiente. Provoca gli avvenimenti. I personaggi vengono mossi da autori diversi. I lettori possono scivolare dentro la trama e condizionarla.
4.     Disegnatori, fotografi, videomaker … possono colorire l’ avventura.
Un feuilleton 2.0 – conclude Crouzet – verrebbe ‘’lavorato’’ come un serial. Bisognerebbe mettere in piedi una equipe e solo un sito con un po’ di soldi ce la farebbe a sostenere un’ avventura del genere, che potrebbe – perché no? – essere collegata a qualche marchio-sponsor della storia. Eh sì, perché gli autori hanno bisogno di mangiare… soprattutto dopo che i giornali e le radio non finanziano più tanto i feuilleton in stile 1.0.
PS : E alla fine della storia non si pubblicherebbe un libro ma un’ applicazione!