Se 5 euro vi sembran pochi…
(la trascrizione completa /terza parte)

Terza Parte

Le risposte (non pervenute) delle Istituzioni giornalistiche e le nuove  reiterate richieste degli astanti



Prende la parola Roberto Natale Presidente della Fnsi : << Non trovo motivi per essere in polemica con il Presidente dell’Odg – esordisce Natale – abbiamo grossissimi problemi nel rapporto con gli editori, abbiamo grossissimi problemi di libertà. C’è un conflitto di interessi monumentale che riguarda Berlusconi, ci stanno tanti altri conflitti di interessi – De Benedetti, Caltagirone – ne parliamo da anni sempre al plurale, e credo che mettere insieme i problemi drammatici di lavoro e i problemi drammatici di libertà…..<<C’è la faccia di quel ragazzo – lo interrompe Zarriello indicando una persona del pubblico – che dice ne parliamo solo? >>

<< Seconda premessa – riprende Natale – non ho  nessuna intenzione di dire a chicchessia qui dentro  “non fare il giornalista”, ma non mi sentirei nemmeno di non dirvi come Presidente della Fnsi cosa sta facendo il sindacato….>>

A questo punto l’alto esponente sindacale legge all’assemblea alcune delle dichiarazioni rilasciate da Giulio Anselmi e riportate dalle agenzie di stampa:

<< L’unico modo per allargare l’accesso alla professione giornalistica è abolire l’Odg uno sbarramento senza senso e castale. Gli stipendi medi dei giornalisti non sono eccessivamente alti anche se all’interno della categoria ci sono differenze abissali. Ma è vero i giornalisti sono ipergarantiti e troppi e anche il sindacato è responsabile di aver gonfiato gli organici. In media dalle redazioni in stato di crisi sono usciti 50/60 giornalisti ma avrebbero dovuto uscirne di più. Tuttavia fra i giovani giornalisti vedo emergere più il desiderio di far parte dei privilegiati piuttosto che di cambiare le cose,  può darsi che mi sbagli>>.

(Dichiarazioni che,  se ci è permesso di esprimere un parere in merito,  non hanno cambiato di una virgola il dibattito nazionale in corso su giornalismo/precarietà e sfruttamento, ma che invece nel corso del dibattito perugino hanno “purtroppo” monopolizzato l’attenzione delle più alte cariche della dirigenza ordinistico-sindacale a discapito delle istanze loro rivolte dai colleghi relatori e dalle altre persone del pubblico).

<< Riforma radicale dell’accesso alla professione – riprende Natale – questo è uno dei temi di cui siamo convinti come sindacato in sostegno all’azione dell’ordine. Martedì 19 aprile, dopodomani, ore 12,00 andiamo da Bonaiuti sottosegretario all’editoria. E’ il primo incontro che facciamo con il Governo dopo il Congresso di Bergamo della Fnsi del gennaio scorso. C’è un solo tema all’ordine del giorno, questo: la tutela del lavoro autonomo, la tutela dei free lance, la tutela dei collaboratori, un piano straordinario per l’uscita dal precariato. Le rappresentanze di categoria, forse tardi, ma l’hanno capito che qui si gioca una partita decisiva. E a Bonaiuti parleremo della proposta di legge cui  faceva riferimento Iacopino: la legge sull’equo compenso. L’editore che non rispetta i livelli minimi di  decenza – l’art. 36 della Costituzione – deve perdere il diritto ad avere contributi.  Dobbiamo cercare di ottenere, come organismi di categoria, queste leggi che vincolino gli editori a uscire da forme di caporalato quali sono autenticamente quelle che praticano. Servono leggi di tipo diverso altrimenti gli editori non li vincoli. Serve insieme a questo:  migliorare i contratti e dunque ottenere, come stiamo cominciando a ottenere, che finalmente il lavoro autonomo entri nella contrattazione …..

Interviene Paola Caruso :<< …siamo noi, è il nostro interesse parlare,  è il nostro interesse denunciare, se quando ci sono i controlli dell’Inpgi in redazione il capo ti dice non devi venire perchè oggi ci sono i controlli, tu non ci vai…non ci vai (applausi)..è questo il punto! Siamo  noi i primi a dover denunciare…

riprende Natale: << Che tu lo dica è cosa nobile e giusta, io non me la sento di buttare la croce su colleghi e colleghe chiamandoli ad atti di eroismo, c’è in sala un collega veneto che, scoperto dall’editore a far azione di coordinamento sui collaboratori è stato licenziato. Il sindacato e l’ordine servono ad evitare che ci sia necessità di atti di eroismo, che quando ci sono sono apprezzabilissimi, ma noi dobbiamo dirvi quello che stiamo facendo per impedire che ci sia bisogno di questi atti. Ci troviamo in una fase nuova. Grazie alla vs. insistenza (precari, coordinamenti, free lance, autonomi), la situazione sta cambiando. Le cose che sono state fatte a Roma al Messaggero e in Veneto al Gazzettino, testimonianze di solidarietà concreta delle redazioni dei garantiti nei confronti dei collaboratori; questo è il livello essenziale, insieme alle leggi e ai contratti.  Fino a che difronte a forme di sfruttamento, di schiavismo, di caporalato, noi garantiti facciamo  finta  che non succeda nulla, la situazione non potrà cambiare. Quello che sta cambiando è: che finalmente c’è una categoria che comincia a capire. Concludendo due cose: metteteci alla prova; ed evitiamo di creare al nostro interno contrapposizioni .>>

La parola va a Vittorio Pasteris, creatore dei Journalism Lab del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia : << Devo dire che i due rappresentanti delle Istituzioni giornalistiche presenti in sala meritano tutta la nostra stima e rispetto, non vi do i loro indirizzi e-mail per motivi di privacy – alla voce di Pasteris si sovrappone quella di Natale che scandisce i due indirizzi: [email protected] – [email protected] , – il problema non siete voi – riprende Pasteris – e io penso anche, che non siano solo gli editori. E’ un sistema complesso che va riveduto. Il problema sta in una parte della categoria giornalistica che sfrutta gli altri. La difficoltà delle persone che stanno dentro/fuori delle redazioni è quella di avere protezione come quelli che lottano contro la mafia. Chi si mette contro il sistema si trova da solo. Io propongo da oggi l’istituzione di un ufficio di pronto soccorso presso Odg e Fnsi cui potersi rivolgere direttamente per denunciare vessazioni, mobbing, sfruttamento, ed avere accesso ad una task force di Inpgi, e quant’altro per esercitare le opportune pressioni nei confronti degli editori inadempienti senza rischiare il posto. Se un quarto dei precari, sfruttati, vessati dell’editoria italiana si presentassero a testa bassa contro gli editori adeguatamente supportati dalle istituzioni giornalistiche scoppierebbe un pandemonio. Però si farebbe un poco di pulizia.

Riprende brevemente la parola Iacopino che torna a polemizzare contro gli editori e in particolare contro Giulio Anselmi, presidente dell’Ansa, accusandolo espressamente di rimettere sotto contratto  i pensionati all’Ansa invece di assumere nuovi giornalisti, pratica diffusa fra tutti gli editori, precisa lo stesso  Presidente. << Siamo diventati troppi – conclude il Presidente dell’Odg – adesso nell’ultimo anno 2010 sul 2009 il calo dei nuovi professionisti è stato significativo. Per la prima volta nella sessione d’esami dello scorso 5 aprile i partecipanti sono stati 190 contro i 400/800  della media delle ultime sessioni >>.

Torna a parlare Raffaella Cosentino per raccontare l’ennesimo esempio di sfruttamento: << Dice Raffaella: giornalista professionista, laurea, master in comunicazione, corsi di perfezionamento, due lingue parlate, in dieci anni migliaia di pezzi all’Ansa (cronaca nera, bianca, emergenze, politica, sanità), lavorato notte e giorno, pagato 3 euro lordi a pezzo, 2 euro e 50 in busta paga, subiamo ritorsioni e minacce ogni giorno solo per dire che siamo precari e vogliamo essere regolarizzati – e prosegue rivolta alla platea – Non ci credete che se scrivete due anni gratis o a 3 euro, qui abbiamo l’esempio della collega che per 10 anni ha collaborato con l’Ansa, non si va da nessuna parte. O si riesce a farsi pagare onestamente o non si va da nessuna parte. Il punto è proprio che non ci sono regole certe e a questo servono il Sindacato e l’Ordine. Io lavoro per l’on line di Repubblica e vengo pagata 50 euro a pezzo ma se un pezzo che ho scritto salta, solo il buon cuore del collega che mi “passa” il pezzo e che si impegna a farmelo pagare ugualmente mi può garantire, non ci sono regole certe. Si può fare questo lavoro però, tenete a mente queste esperienze; non lavorate sottopagati, e se avete notizie, state sicuri che all’editore servono, e quindi vi deve pagare di conseguenza se le vuole pubblicare.  >>

Torna a prendere brevemente la parola il Presidente della Fnsi auspicando che i coordinamenti dei giornalisti nati fuori dal sindacato possano far tesoro delle loro esperienze sul campo e le riconducano al più presto in seno al sindacato unico dei giornalisti per far fronte comune. Rispetto alla domanda sul “pronto soccorso” auspicato da Pasteris, Natale risponde citando il lavoro della commissione lavoro autonomo della Fnsi. <<  Tutti i  riferimenti sono sul sito della Federazione Nazionale della Stampa Italiana  – conclude Natale – e alla commissione si possono segnalare casi anche in perfetto anonimato. Le testimonianze individuali sono importantissime ma sono i Cdr che devono svolgere l’azione sindacale assieme al sindacato stesso >>.

Parla il pubblico:
<< 36 anni provengo dalla scuola del giornalismo. Se dietro gli editori c’è la classe politica, come tutti sappiamo, come pensiamo di far passare una legge dalla politica se poi sappiamo che ci sono gli editori a spalleggiare gli stessi politici, bisognerebbe fare un’azione più pesante fra Odg e Sindacato?>>

<< Non si può proporre che una parte dei finanziamenti all’editoria siano vincolati alla retribuzione adeguata dei collaboratori? Provando a costituire una sorta di reddito minimo per i collaboratori >>

Parla il collega citato da Natale che per aver fatto azione di coordinamento dei collaboratori al Gazzettino Veneto è stato mandato via. << Ringrazio Roberto, non mi ritengo un martire. Volevo citare un episodio di tre settimane fa al Gazzettino: i collaboratori  di Padova parasubordinati hanno fatto 3 giorni di sciopero ma al giornale che la notizia ci sia o non ci sia non importa. Io conosco colleghi sotto contratto che hanno lottato per i collaboratori e sono stati ghettizzati e vittime di mobbing. Il mio capo servizio con una malattia grave ha dovuto andare dal medico e poi dall’avvocato per rivendicare i suoi diritti. Gli editori sono il nemico. Ci vorrebbe una specie di osservatorio all’interno della redazione per far vedere come si comportano i capi redattori e i capi servizio con i collaboratori. E’ possibile fare qualcosa contro i colleghi che si comportano male nei confronti di quelli che non hanno un contratto?>>

Risponde Iacopino : << Il giorno 10 maggio io chiederò ai presidenti di tutti gli ordini regionali riuniti a Torino di aprire procedimenti disciplinari nei confronti dei capi delle testate  che pagano i  colleghi pochi spiccioli, so che poi la magistratura ci darà torto, ma le cose vanno fatte per un’esigenza morale. Non so che conseguenze avrà questa mia azione ma se riusciremo a far capire che non è senza rischio continuare a comportarsi così,  forse produrremo qualche risultato. Evitiamo di fare la guerra fra di noi. Noi dobbiamo creare  condizioni che consentano a chi vuole fare questo mestiere di vivere in maniera dignitosa>>.

Risponde Natale: << Fare azioni di lobbing? Sì è quello che stiamo facendo. Finanziamenti all’editoria legati ad un compenso dignitoso per i collaboratori? Sì, fa già parte del testo della proposta di legge in discussione fra Camera e Senato. Vigilanza sui casi di sfruttamento nelle redazioni? Dovrebbero esercitarla i Comitati di redazione.

Nuova domanda del pubblico da un ricercatore dell’università della Sapienza di Roma ed editorialista di “informare per esistere” una testata on line, (con oltre 300 mila iscritti in tutto il mondo): << Io credo che Fnsi e Odg combattano tutti i giorni per la libertà di stampa; è altrettanto vero che voi non fate abbastanza per combattere la precarietà. A quando una manifestazione nazionale contro la precarietà? >>

Altra domanda: << Sono d’accordo con Iacopino, i discorsi che facciamo tra di noi non sono discorsi tra nemici e non devono esserlo, però non dobbiamo neanche nasconderci dietro ad un dito. Metteteci alla prova dice Natale,  sabato scorso a Roma alla manifestazione dei precari non c’era nessuno dell’Fnsi; io mi aspetto da un sindacato una capacità di mobilitazione maggiore. Inviterei ad una riflessione sullo scollamento pericolosissimo fra sindacato e coordinamenti autonomi >>.

Nuova domanda : << Perchè a livello centrale Odg e Fnsi non creano uffici per denunciare tanti conflitti di interesse che a livello locale esistono, ovvero sindacalisti che non si mettono contro l’editore per non creare difficoltà a parenti che lavorano con questo stesso editore…>>

Altra domanda: << Una domanda all’Odg: un giovane italiano che avesse le potenzialità per diventare il migliore giornalista sulla piazza e non avesse i mezzi, non può diventare giornalista? In Italia se non hai qualche santo in paradiso l’iter è passare per le scuole di giornalismo che costano molti soldi e poi fare anni e anni di stage gratuiti. E’ questo un sistema meritocratico o profondamente discriminatorio?       Un altra domanda alla Federazione: gli articoli che pubblichiamo noi delle scuole vengono ripresi sistematicamente anche da giornali molto importanti senza citare la fonte, visto che si va sempre più verso un ampliamento del lavoro  giornalistico svolto  on line cosa fa il sindacato per porre delle regole precise in questo senso?

Risponde Iacopino all’ultima domanda portando ad esempio Mario Calabresi e Aldo Cazzullo in qualità di giornalisti di grido provenienti entrambi dalle scuole di giornalismo e conclude: << Non cerchiamoci alibi, non è facile lo sappiamo, è più difficile ora che 10 anni fa, però gli spazi ci sono. Non vi fate scoraggiare dalle difficoltà, senza le scuole, credetemi, l’unica strada è il riconoscimento d’ufficio o l’espediente che abbiamo trovato che è: il praticantato free lance,  che è stato un modo per dare a centinai e centinai di sfruttati l’accesso all’esame di Stato. I posti ci sono,  800 colleghi sono andati in pensione solo lo scorso anno>>.

Risponde Natale: << La riforma disturba innanzitutto gli editori, la riforma dell’accesso serve a togliere agli editori il potere smisurato che ancora oggi hanno di decidere chi sia giornalista. Ci sono settori della professione che  oppongono resistenza alla riforma tipo alcune categorie di pubblicisti. C’è un avvocato che non vuole la riforma dell’ordine dei giornalisti….