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Un ‘’piano contro il precariato’’ dal Congresso Fnsi

Confermati, come previsto, Franco Siddi nell’ incarico di segretario e Roberto Natale in quello di presidente – Per la prima volta una presenza così massiccia degli editori che Siddi sollecita a stringere un patto ‘’per evitare che la crisi occupazionale si trasformi in crisi sociale’’ – Ma ‘’questi editori sono all’ altezza delle sfide’’ che il sindacato vuole lanciare? –  La libertà di informazione e le riforme

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Un ‘’piano contro il precariato’’: è la principale ‘’sfida strategica’’ che Franco Siddi, appena confermato segretario della Fnsi, ha affidato al sindacato dei giornalisti italiani per il dopo-Bergamo, indicando come altri fronti essenziali  la promozione di ‘’una sfida incalzante agli editori per gli investimenti nel valore dei giornalisti” e una  ‘’grande battaglia culturale’’ per la ‘’democrazia nell’ informazione’’.  A cui si aggiunge l’ accettazione formale del principio della flessibilità: ”la flessibilita’ non ci e’ estranea, perche’ e’ nei contratti integrativi e in quelli nuovi, ma deve essere riconosciuta dagli editori” ha sottolineato Siddi nella relazione.

Questo, a larghe linee, il quadro strategico emerso dal 26° congresso della Fnsi, che si è chiuso con la conferma (scontata) di Franco Siddi e Roberto Natale alla segreteria e alla presidenza e che, forse per la prima volta nella storia del sindacato dei giornalisti italiani, ha registrato una presenza così forte  – anche simbolica – degli editori.

Non a caso il prologo del Congresso, la mattina di martedì, era stato affidato a un confronto con i principali esponenti dell’ industria editoriale italiana – Carlo De Benedetti (L’espresso), Piergaetano Marchetti (Rcs) e Fedele Confalonieri (Mediaset), che hanno fortemente insistito sulla cosiddetta  multimedialità ‘’come strumento di sviluppo’’ –  le cui posizioni  hanno pesato notevolmente sull’ andamento del dibattito. E non a caso Siddi aveva proposto nella sua relazione una sorta di ‘’patto fra produttori’’.

”Serve un patto tra sindacato e imprese per evitare che la crisi occupazionale si trasformi in crisi sociale”, aveva spiegato  a margine del convegno. ”Dobbiamo far capire agli editori che non siamo competitori, vogliamo agire nel cambiamento, ma salvaguardando i diritti – ha aggiunto Siddi -. La sfida e’ allargare la base produttiva, distribuendo l’informazione su varie piattaforme. Vorremmo finalmente vedere giornalisti assunti nei nuovi media’’.

La scelta di una forte interlocuzione con gli editori sarebbe stata dettata comunque (osserva sull’ Ansa Michele Cassano) sia dalla ‘’volontà di avviare il dibattito sindacale su basi concrete, che dal tentativo (riuscito, secondo quanto rivendicato dallo stesso Siddi) di ottenere un riconoscimento del ruolo del sindacato, in un momento delicato non solo per il settore, ma per le rappresentanze dei lavoratori in genere. La crisi, con le pesanti ricadute occupazionali, e’ stata al centro del dibattito. E, su questo piano, la tesi ribadita piu’ volte da Siddi, di aprire alle richieste degli editori di un sempre maggiore impegno sui nuovi media, in cambio di nuova occupazione regolata e garantita, e’ apparsa condivisa’’.

D’ altra parte – osserva Paolo Serventi Longhi, ex segretario della Fnsi, su Rassegna.it, rivista online che fa capo alla Cgil – il nodo del ‘’giornalismo fantasma’’ (come molti lo hanno definito citando ripetutamente la Ricerca sulla professione in Italia compiuta da Lsdi) – si riflette direttamente sul problema del cambiamento del sistema dei media, della multimedialità,

‘’sapendo che non sarà possibile puntare sulla qualità e la completezza, su un giornalismo etico, se non si risolverà in qualche modo, con regole, diritti e tutele certi il nodo della riduzione degli occupati e del precariato.
Su questo tema, sociale ma anche politico, il segretario generale Franco Siddi ha incentrato la sua relazione, trovando interlocutori insolitamente attenti nei grandi editori italiani come De Benedetti e Marchetti, ma anche nella stessa Federazione degli editori. È presto naturalmente per parlare di un patto per la qualità, ma qualcosa sta succedendo: è la stessa competizione tra i media a richiedere regole certe per tutti i produttori di informazione. Con la disponibilità del sindacato a considerare una nuova contrattazione che, tenendo fermo il carattere nazionale dei contratti, renda le regole adeguate alla trasformazione multimediale del giornalismo per ampliare la platea di coloro che hanno un futuro più garantito, dalle leggi, dai contratti, da un sistema previdenziale autonomo e solido.
Una sfida difficile che la Fnsi sembra raccogliere, lasciando alle spalle i corporativismi e la difesa di quello che resta degli antichi privilegi. La Fnsi di Siddi e Natale guarda al presente e al futuro, ai giovani e alla qualità. Non è un caso che molti interlocutori politici, sindacali e le stesse imprese abbiamo manifestato la volontà di dare credito al nuovo Sindacato dei giornalisti’’.

Un clima dunque molto diverso da quello che aveva segnato i lavori del precedente congresso della Fnsi, quello di   Castellaneta Marina, nel novembre 2007.

‘’Allora – osserva Sara Bianchi sul Sole24ore -  il contratto era scaduto da quattro anni, la strada per il rinnovo era tutta in salita e con gli editori c’era il gelo, molti di loro volevano lasciare la Fieg. Adesso invece, Siddi lo rimarca con orgoglio, “il cuore dell’editoria ha riconosciuto che deve confrontarsi con il nostro sindacato”.
Il segretario cerca le ragioni dell’ottimismo (nonostante il periodo difficile), quelle di Davide contro Golia, per incalzare la controparte su welfare, innovazione, lavoro. La difesa delle testate è uno degli obiettivi prioritari, perché i marchi sono valori anche per i giornalisti, non solo per gli editori. Ma la nuova sfida adesso è quella di un piano strategico per far emergere la precarietà e il lavoro dei free lance, perché la Fnsi vuole ampliare le garanzie, non aumentarle a chi le ha già. Il rischio invece è quello che “passi la linea della devastazione” e per questo il segretario invita tutti a denunciare le situazioni di irregolarità’’.

La Fnsi deve dunque  “sviluppare politiche che sfidino la controparte imprenditoriale ad una progettualità che consenta l’uscita dalla crisi del settore e la riapertura del mercato del lavoro, costruendo un meccanismo che sappia dare pari dignità al lavoro dipendente ed a quello autonomo”, con  ‘’l’ obiettivo di includere nel mondo dei diritti quell’ esercito di giornalisti costretti a lavorare per 2,5 euro a pezzo’’.

Secondo i delegati dell’ opposizione, comunque, la scelta di un dialogo così ravvicinato con gli editori sarebbe frutto di una linea troppo morbida degli attuali vertici della Fnsi, accusati fra l’ altro di una ”mancata levata di scudi” nei confronti della ”provocazione” dell’ingegner Carlo De Benedetti, che in apertura del congresso aveva parlato di multimedialita’ come regalo per i giornalisti.

Editori non all’ altezza. Ma, nel merito, anche per alcuni delegati della maggioranza l’ avvio di questo dialogo non sarebbe stato molto confortante.  Fra le voci più autorevoli, ad esempio, Giovanni Rossi, uno dei vicesegretari uscenti, è netto: “questi editori non sono all’altezza delle sfide” .

Il nostro Congresso si svolge in un momento cruciale – ha detto -: si ipotizza il passaggio, da parte di alcune aziende editoriali, dalla ristrutturazione per semplice riduzione dei costi a ristrutturazione per il rilancio del settore. Come? Con quali politiche? Con quale contesto legislativo e con quale intervento pubblico? Altro che “pietire davanti alla porta del Presidente del Consiglio”. Dobbiamo sapere interloquire con chi governa a prescindere dalla maggioranza che è alla guida del Paese ed in piena autonomia, cioè continuando a contestare, scioperare se necessario, pur dialogando.
Su queste politiche il sindacato deve sfidare gli editori, tutti, non solo quelli della Fieg, ma tutti, in qualunque associazione siano organizzati, sapendo proporre politiche capaci di riaprire il mercato del lavoro. Senza questo, denunceremo, ma non risolveremo i problemi. Abbiamo avuto ospiti importanti, ma quello che hanno detto non è stato all’altezza di questo necessario livello di confronto’’.

Quanto al mondo digitale, il dibattito non è riuscito ad entrare nel merito in maniera sufficiente e i temi della Lettera aperta ai delegati diffusa da Lsdi sono stati solo sfiorati.

Qui la presentazione che avevamo preparato per il Congresso e che non è stata comunque illustrata.

Le libertà. L’ impegno del sindacato continua anche sul piano delle libertà e del ruolo del giornalismo e dell’ informazione nel sistema democratico. Tema che – ha ricordato il segretario – ha animato le ultime battaglie del sindacato, che ”e’ riuscito a svegliare gli editori su questo terreno” e che torna costantemente in primo piano, in Ungheria, come a Tunisi, ma anche in Italia.

“La Fnsi è stata protagonista nella battaglia per la difesa del diritto di cronaca e della libertà e dell’indipendenza della informazione nel nostro Paese – sottolinea la mozione congressuale della Fnsi, approvata dai delegati con 220 sì, 1 no e 49 astensioni -. Lo ha fatto in piena autonomia, senza alcuna subalternità né culturale, né politica, nei confronti di altre organizzazioni e senza nulla concedere a schieramenti di parte”.

Infine le riforme:  prima fra tutte quella dell’Ordine dei Giornalisti, sulla quale il segretario ha invitato  ad arrivare a un accordo, anche per costringere  “i signori del parlamento a fare altrettanto”, commenta. Qualche scelta dolorosa, invece, sul fronte dell’accesso. Le scuole di giornalismo? “Non ne servono venti. Rafforziamo e difendiamo quelle più serie’’

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