Pier Luca Santoro, sul Giornalaio, lancia il progetto di elaborazione di un codice di autodisciplina di chi diffonde informazioni sulla Rete, ‘’ prima di restare schiacciati non solo sotto il peso dell’ infobesità ma anche di quello delle bufale’’ – La vicenda della presunta morte di Paolo Villaggio e una inchiesta del Guardian
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La Rete è andata in fibrillazione ieri per la notizia della presunta morte di Paolo Villaggio, da lui stesso smentita con ironia all’ Ansa, che a sua volta ha smentito di essere stata – come alcuni online le attribuivano – la fonte dell’ informazione.
Quello di ieri  è stato un esempio di quali risultati possa produrre a volte la corsa a privilegiare la velocità rispetto all’ accuratezza di una notizia. E’ una dinamica che i meccanismi della Rete hanno potenziato in maniera significativa, anche se non è una caratteristica specifica di internet (i giornalisti di agenzia ne sanno qualcosa).
Lo ha segnala, fra gli altri, Pier Luca Santoro sul suo ‘Giornalaio’, approfittando dell’ occasione per lanciare il progetto di elaborazione di un codice di autodisciplina per i blogger che fanno informazione.
Il quotidiano londinese – racconta sempre il Giornalaio – ha analizzato 7 notizie false ed un totale di 2,6 milioni di tweets [qui la metodologia usata] dando luogo ad una visualizzazione interattiva di straordinaria bellezza ed efficacia che dimostra come si diffondano, in particolare in momenti di crisi e/o di tensione, notizie eccessivamente amplificate se non del tutto false.
Se da un lato il vantaggio della Rete – osserva Santoro – è quello di consentire al pari di una rapida diffusione altrettanto una veloce correzione o smentita degli errori, come l’analisi svolta dal quotidiano anglosassone conferma, dall’altro lato si evidenzia la necessità di privilegiare l’accuratezza rispetto alla tempestività , la verifica al primato della diffusione in tempo reale. Necessità alla quale sono istituzionalmente deputati fonti d’ informazione ufficiali e giornalisti, che nell’ era del citizen’s journalism, dell’ informazione diffusa, non deve mai essere dimenticata da tutti coloro, da tutti noi che diffondiamo contenuti e notizie sul Web.
Credo che sia arrivato il momento di stilare un decalogo, partendo dalla base offerta da Timu, una sorta di codice di autodisciplina, in tal senso, prima di restare schiacciati non solo sotto il peso dell’infobesità ma anche di quello delle bufale.
Se siete d’accordo con me lasciate pure gentilmente un segno della vostra disponibilità nello spazio dei commenti, o se preferite su Facebook; sarà mia cura contattarvi nei prossimi giorni per collavorare [NON è un refuso] sul tema.