Wikileaks: Assange a carte scoperte, ma l’ esito della partita è incerto
Con la scelta di affidarsi al crowdsourcing per leggere e interpretare i 250.000 documenti appena diffusi, Wikileaks tenta di ridare lustro alla sua immagine agli occhi del grande pubblico tornando allo spirito originario “hacker†– in stile information wants to be free, tanto per capirci – con caratteristiche di maggior apertura e minore intermediazione.
Lo sostiene Infoaut.com un sito dell’ area delle lotte sociali, in un articolo dal titolo ‘’Le carte scoperte di Wikileaks’’.  Il fatto che anche alcuni importanti media tradizionali come Al Jazeera stiano sperimentando questa possibilità sembrano sostenere tale lettura.
La verità comunque – sostiene Infoaut – è che i rapporti di forza tra Wikileaks e grandi testate giornalistiche negli ultimi tempi si sono troppo sbilanciati a vantaggio di queste ultime; le quali hanno cominciato a non rispettare gli accordi (per esempio sui tempi di pubblicazione) decisi di concerto con Assange.
Problemi già verificatisi ai tempi dei “war logs” afghani e ripetutisi nella prima metà del 2011 (Daniel Domscheit Berg – l’ex braccio destro di Assange poi fuoriuscito dall’organizzazione per forti dissidi creatisi con il leader australiano – ne parla molto chiaramente nel suo libro “Inside Wikileaks“); e che confermano il ruolo di guida del gioco (tempi e modi di pubblicazione dei leaks) da parte dei potentati dell’informazione mainstream. Il tutto in barba a quegli sciami di “mandruconi in rete” che poco meno di un anno fa, a ridosso del cablegate o dei war logs afgani, celebravano l’avvento del nuovo mondo e del nuovo giornalismo.
Ma – aggiunge il sito – le domande sono (almeno per ora): adottando una modalità più distribuita di diffusione dell’informazione, il rischio non è quello di disperdere i leaks nel rumore di fondo della rete, con la riduzione della visibilità offerta dalla collaborazione con i grandi media (la quale oltretutto proteggeva, almeno temporaneamente, Wikileaks da ritorsioni certe)? C’è un rischio concreto che, rendendo pubblici i nomi di agenti o informatori sotto copertura, questi finiscano per perdere fiducia nel network di Assange ed abbandonarlo? Anche se l’hacker australiano gioca a carte scoperte, l’esito della partita che sta affrontando è tutto da determinare.