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WikiLeaks: un film e nuovi guai per Julian Assange

Secondo una ricerca compiuta da un’ azienda Usa, una parte dei materiali pubblicati dal sito non sarebbero il ‘’regalo’ di qualche gola profonda, ma potrebbero essere stati prelevati in maniera illegale dalla rete attraverso sistemi di file-sharing – Un elemento che potrebbe impedirgli di utilizzare negli Usa la copertura del Primo Emendamento – La notizia diffusa da Bloomberg

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Mentre già si parla di un film sulla sua vita, per Julian Assange potrebbero profilarsi altri guai, parecchio più seri di quelli in cui è già stato coinvolto. Secondo un lavoro di ricerca realizzato da Tiversa, un’ azienda della Pennsylvania specializzata in sicurezza nel campo del P2P (lo scambio libero di file), WikiLeaks potrebbe aver sfruttato le piattaforme di file-sharing per ottenere gran parte dei documenti riservati che ha pubblicato negli ultimi mesi.

La notizia – spiega il sito Downloadblog.it – è stata diffusa da Bloomberg, secondo cui  la stessa Tiversa avrebbe già girato alle autorità del Governo USA le prove dell’ uso di reti peer-to-peer da parte di WikiLeaks.

In particolare – aggiunge Downloadblog.it, che ricostruisce anche le ipotesi sul modo con cui si sarebbero svolti i fatti – ‘’i dati raccolti sarebbero il frutto di un monitoraggio condotto in data 7 febbraio 2009 su quattro computer collocati in Svezia (dove all’epoca si trovavano i server di WikiLeaks), dai quali furono rilevate 413 ricerche diverse sulle reti P2P di LimeWire e Kazaa per trovare file Excel e altri documenti, alcuni dei quali pubblicati successivamente proprio su WikiLeaks’’.

Secondo Mark Jurkowitz, del Project for Excellence in Journalism, se queste rivelazioni dovessero essere confermate – osserva Dowloandblog.it – la raccolta di quei materiali sarebbe illegale e quindi ‘’ si andrebbe ben oltre la pratica giornalistica tradizionale garantita dal rapporto coi whistleblower, andando anche incontro a una possibile incriminazione per reati informatici’’.

A questo punto ‘’l’ intera raccolta di prove potrebbe essere usata per smontare completamente la protezione offerta a WikiLeaks da parte del Primo Emendamento della Costituzione USA. Ci sarebbe del resto una sensibile differenza tra l’aver raccolto dati forniti volontariamente dalle varie gole profonde, piuttosto che aver prelevato gli stessi in maniera più o meno fraudolenta. Le conseguenze di tutto ciò potrebbero inoltre andare a stravolgere completamente le possibilità di risalire ai fornitori delle informazioni, dei quali più volte Assange e il suo staff si sono detti completamente ignari delle identità: e visto il caso del bancario Rudolf Elmer, tutta questa vicenda potrebbe trasformarsi in una bella gatta da pelare, non più solo per Julian Assange e i suoi’’.

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