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Branch e Medium, nuovi social media, oltre Twitter

L’ ecosistema dei social media verrà presto perturbato dall’ ingresso di due nuovi servizi di social networking che si stanno sperimentando con ingresso progressivo di utenti: Branch e Medium.

Lo segnala Giovanni Boccia Artieri su Mediamondo, spiegando che ‘’i nuovi ambienti* rappresentano chiaramente due modi di estendere il panorama editoriale di scritture/selezione/circolazione/lettura che Twitter ha contribuito a generare’’.

 

 

Branch –spiega GBA – pensa ad un lettore/scrittore più estemporaneo e meno vincolato. In sintesi: siamo di fronte alla consapevolezza che pubblicare sta diventando un gesto molto meno strutturato e più casuale.

 

Insomma,  ‘’non si deve essere un blogger per pubblicare. Non è un mestiere, non richiede continuità, non ci chiude in un luogo preciso. E Medium è pensato in questo senso.

 

Medium è l’acquisizione della consapevolezza che l’era degli user generated content non è solo possibilità di pubblicazione e trasformazione del lettore in scrittore. È anche un’era di distributed content in cui l’audience fa il suo mestiere di leggere/vedere/ascoltare contenuti, apprezzandoli o denigrandoli, parlandone ad altri fino a produrre notorietà attorno ad un contenuto ma il tutto in modo visibile e consapevolmente connesso: con like, commenti, condivisioni, segnalazioni, tagging, ecc. Non importa essere un blogger o dover per forza riempire di post su news e gossip le timeline degli altri: siamo produttori anche quando aiutiamo a selezionare e diffondere i contenuti, quando li arricchiamo in capacità di costruirci attorno relazioni sociali che li impreziosiscono.

 

Ciò che tende ad emergere – osserva Boccia Artieri – non è tanto l’autore di un post ma il tema: Medium organizza infatti in “collections” i post strutturando, di fatto, una redazione collettiva di contenuti su un argomento e sganciandoli (per ora) da una pagina identitaria di chi scrive (come invece la logica del blog ci ha insegnato). Non ci abboniamo quindi più ad un autore ma ad un tema.

 

E’ presto – conclude GBA – per delineare un qualche scenario futuro che potrebbero o non potrebbero disegnare Branch e Medium. Quello che ci interessa è sottolineare la capacità perturbativa che possono introdurre in un ecosistema in cui Facebook. Google+ o Pinterest ma anche servizi di social tagging come Delicious ci abilitano a pensare forme di notazione e condivisione di contenuti in pubblico assecondando logiche di relazione sociale e messa in connessione. Da questo punto di vista mi sembra che siano entrambi luoghi che assecondano le tendenze alla produzione/distribuzione/consumo di contenuti che oggi si stanno delineando, tra necessità di scivolamento libero in un flusso continuo e capacità di farli emergere arricchendoli e la definizione di un utente “readwriter” che non distingue pragmaticamente quasi più tra lettura passiva e scrittura attiva, colmando lo spazio tra i due estremi con molteplici sfumature di engagement.

 

*Finanziati – più o meno direttamente – dal duo di Twitter  Evan Williams e Biz Stone

 

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