Dig.it / Butturini (Asr), Lo sportello anti querele dell’ Associazione stampa romana
Paolo Butturini segretario Associazione Stampa Romana
Non vi è alcun dubbio, e lo vediamo dai dati raccolti da Ossigeno per l’Informazione, che sui giornalisti che operano on line si esercitano fortissime pressioni; anche se ovviamente non vengono risparmiati i giornalisti delle testate tradizionali, come quelli d Repubblica, ad esempio.
Però diciamo che, sia per una ragione di numeri, sia per un’ ovvia questione di dimensione chi sta all’interno della redazione di un grande giornale e ha una rete di appoggio è più protetto di chi, magari da solo, regge il peso di un blog, piuttosto che di un sito o di una newsletter.
Quindi sicuramente c’è stato uno spostamento e una maggiore concentrazione del problema verso colleghi singoli e che molto spesso sono preacri, freelance, o autonomi, che provano a tenere alta la bandiera del “giornalismo militante”, nel senso della militanza per la democrazia, naturalmente.
Noi, come Stampa Romana , stiamo provando ad attrezzarci con un lavoro messo in piedi da una persona che non c’è più, e che vorrei approfittare per ricordare, che si chiama Roberto Morrione, che era diventato direttore di Liberainformazione, il giornale di Libera, l’ associazione contro le mafie.
Grazie al lavoro di Roberto e dell’osservatorio di Ossigeno per l’Informazione abbiamo messo in piedi uno “sportello”, che ha sede a Roma esclusivamente per un motivo di comodità .
Uno sportello antiquerele che è dedicato proprio a tutti quelli che non hanno alle spalle un’organizzazione che gli permetta di sostenere i costi di una causa. Ovviamente chiediamo di capire cosa è accaduto, verifichiamo che si tratti di una querela temeraria, ovvero di un tentativo di intimidire il giornalista.
Perchè è questo il meccanismo: si querela sempre più spesso in ambito civile, sempre meno nel penale, soprattutto perchè il penale porta a delle conseguenze nei confronti del querelante nel caso in cui non sia provata la diffazione.
Querelare per via civile permette anche a chi presenta l’esposto la richesta immediata di risarcimento, mentre nel penale si deve arrivare ad una sentenza e poi deve essere istruito un successivo processo per la liquidazione di eventuali danni.
Nel civile si va dritti chiedendo liquidazioni da capogiro e quindi si utilizza questo come strumento di pressione e di minaccia nei confronti del giornalista.
Questa nostra esperienza è un modo che ha il sindacato per provare a tenere in piedi un sistema difensivo.
Sarà forse il caso che un tema come questo: la protezione dei collaboratori e dei freelance; entri anche, come mi auguro, anche quello del giornalismo on line nel suo complesso, fra gli argomenti di discussione del nuovo contratto nazionale della stampa.