Continuiamo la pubblicazione dei materiali prodotti in occasione di Dig.it. Qui la sintesi del panel sul ‘’giornalismo sotto pressione’’, due interventi di Massimo Mantellini e una intervista fatta a Vittorio Pasteris, uno degli animatori della due giorni fiorentina.
Gli altri resoconti sono qui e qui.
Dig.it / Il giornalismo sotto pressione. Condizionamenti economici, querele preventive, citazioni in giudizio, intimidazioni e minacce
(sintesi del panel a cura di Leila Zoia)
Perché l’informazione sia di qualità si deve respirare aria libera, ci vuole Ossigeno per l’informazione: è la metafora racchiusa nel nome dell’osservatorio costituito da FNSI e Ordine dei giornalisti, fondato da Alberto Spampinato, consigliere nazionale della Federazione, relatore al Panel sul giornalismo sotto pressione che si è svolto il pomeriggio del 5 luglio nell’ambito di Dig.it.
Fra i relatori Paolo Butturini, segretario dell’ associazione stampa romana; Vittorio Pasteris, (Prof. Editoria Multimediale al Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’ Università di Torino e redattore di LSDI); Daniele Minotti, avvocato, e Massimiliano Gallo, condirettore de LINKIESTA ; coordinati da Daniele Chieffi, Media relations manager per Unicredit.
Dalle minacce verbali, alle aggressioni di tipo fisico, alle querele preventive: sono moltissime le forme di intimidazione che devono subire quotidianamente i giornalisti, magari per aver tenuto gli occhi un po’ troppo aperti su certi momenti e problemi della cronaca locale, o per un post offensivo lasciato sul blog da un utente anonimo … Questo tipo di pressione comporta delle ricadute importanti sulla libertà di stampa e sul diritto all’ informazione.
Nel panorama digitale, in particolare, in Italia si sta notando una duplice tendenza, quella di zittire blogger e siti con un atteggiamento di tipo intimidatorio e di esercitare su di essi una pressione di tipo economico.
L’estrema fragilità economica delle testate online fa si che ricevere una querela possa costare molto caro, e probabilmente costringere la testata a chiudere. Questo può portare i blogger, per evitare questo rischio, ad assumere un atteggiamento di autocensura preventiva rispetto alle notizie che andranno a scrivere o a commentare.
Daniele Minotti spiega che proprio per questo motivo la pressione si è concentrata sul web, mentre il giornalista che lavora per una testata forte può permettersi di rischiare, perché è protetto dal controllo esercitato dal direttore responsabile in primis (che ad esempio i blog non hanno) e perché alle eventuali spese legali provvederà la testata stessa.
A favore di quei giornalisti senza tutele è stato creato dalla FNSI uno ‘’sportello’’, intitolato a Roberto Morrione (fondatore e Presidente di Libera Informazione, scomparso nel maggio 2011). Il giornalista minacciato di querela trova subito un suo avvocato di fiducia che lo assisterà sino a conclusione della causa. Inoltre il Comitato di gestione dello Sportello seguirà l’iter della causa, del rapporto tra giornalista e studio legale sino alla conclusione del procedimento.
Il tutto gratuitamente per il giornalista querelato – spiega Spampinato.
Si è parlato, inoltre, di una legislazione arretrata, che applica le regolamentazioni della stampa tradizionale anche nelle controversie legate ai blog, come nel caso recentemente occorso a Carlo Ruta – giornalista, storico e blogger siciliano, che presente in aula, ha raccontato la sua esperienza durata sette anni e finita con una assoluzione con formula piena.
I Giudici del Tribunale di Modica e della Corte di Appello di Catania avevano condannato Ruta con sentenze di primo e secondo grado, per il reato di stampa clandestina – per aver pubblicato il suo blog www.accadeinsicilia.net senza registrarlo come testata giornalistica in Tribunale. La sentenza di assoluzione con formula piena, emanata dalla III sezione della Corte di Cassazione sancisce invece in modo chiaro e inequivocabile che l’informazione in rete non può essere considerata “clandestina†né un reato (per il solo fatto di esserci, a prescindere da qualsiasi contenuto).
Ha chiuso il panel una domanda rivolta a Massimiliano Gallo (LINKIESTA) sujlla autocensura e sulle tecniche di autodifesa. “Se il bilancio è basso le querele si devono scansare, assumendo un atteggiamento realisticoâ€, asserisce Gallo.
L’autocensura comunque limita di fatto il diritto alla libertà di stampa per il giornalista e di conseguenza limita anche il diritto del cittadino a ricevere un’informazione libera.
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Dig.it / Massimo Mantellini 1, A chi interessa arrivare primi?
http://www.mantellini.it/?p=20774
Qualche giorno fa, al bel convegno fiorentino organizzato da LSDi sul giornalismo digitale, mi sembra di aver detto che ai giornali on line non conviene essere travolti dall’ossessione del tempo reale. Dare per primi la notizia (spesso sul filo dei secondi) non mi pare che di per sé crei alcun valore, specie dalle parti dell’opinione che il lettore ha del giornale stesso. Per i lettori è invece più interessante essere confortati sul fatto che quello che leggono sul sito web editoriale non sia la rapida riproposizione di quanto in quell’istante è possibile trovare su Twitter ma il risultato di un processo di analisi e verifica anche se minima. Interrogarsi sulle ragioni economiche inesistenti di questa corsa ad essere i primi forse sarebbe un buon segno di aderenza alla realtà .
Come scriveva qualche giorno fa Amy Sullivan su The Atlantic. “A chi interessa chi è arrivato prima?â€. La risposta è a nessuno, tranne ai giornalisti stessi che spesso in questa sfida energetica accettano di assottigliare pericolosamente le proprie prerogative di autorevolezza.
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Dig.it / Massimo Mantellini (2), Commentare tutti commentare meglio
http://www.mantellini.it/?p=20728
A Firenze Mantellini ha parlato anche del problema dei commenti, dal punto di vista – estremamente rilevante – del valore aggiunto che essi possono o no dare ai contenuti. Le sue osservazioni sono state poi sviluppate in un articolo per Punto Informatico dal titolo Commentare tutti, commentare meglio
Nella stragrande maggioranza dei casi, su Internet, è possibile tracciare una linea di separazione fra articoli (come questo che state leggendo) e commenti (come quelli che forse appariranno qui sotto). Gli articoli (o i post) sono contenuti, i commenti, più frequentemente, sono relazioni. In certi casi ruoli e prerogative si invertono e si confondono ma nella maggioranza dei casi quando su un blog o su una pagina web in genere affrontiamo l’insieme costituito da un articolo e dai suoi commenti stiamo osservando due cose differenti.
Per molti anni, io per primo, ho pensato che la stessa possibilità tecnica di aggiungere contenuti ad altri contenuti fosse sufficiente ad aumentare il senso complessivo e l’intelligenza del tutto. Esistevano problemi (i troll, lo spam, ecc), ma nella grande confusione generata dalla discussione generale era possibile ugualmente estrarre valore. La celebre frase di De André sul letame e sui fiori serviva eventualmente a convincere i perplessi.
Per molto tempo del resto i commenti sono stati una semplice fabbrica di pagine viste, utili a gonfiare i numeri con i quali ci si presentava da eventuali investitori pubblicitari. Oggi, con la ponderazione introdotta da molti dei sistemi di analisi, il valore di simili contributi si è molto ridotto e questo ha in parte spento l’interesse degli editori nei confronti dei contributi dei lettori.
(segue qui)
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Dig.it / Il web salverà il giornalismo? Intervista a Vittorio Pasteris
http://www.youtube.com/watch?v=o8ZHcjFOmi8