Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Elezioni Usa, l’ evento più social della storia

‘’Il Web ormai è entrato a pieno titolo nel media mix di marketing elettorale. Anzi, forse è il cardine di tutti i media: li solletica, li riprende, li chiosa, li rettifica, li ibrida. La vittoria di Obama è intrisa di Social Media’’.

Il commento è di Marco Massarotto, uno degli esperti di comunicazione (gli altri sono Francesco Pira, Toni Muzi Falconi, Vincenzo Cosenza e Giangi Milesi) interpellati dal sito della Ferpi (la Federazione delle Relazioni pubbliche italiane) per valutare ‘’L’ effetto Obama sulla comunicazione politica’’.

 

 

Altro che Sandy – commenta la Ferpi -, il vero uragano delle ultime settimane è stata la tempesta mediatica che ha preceduto, accompagnato e che sta seguendo le elezioni USA 2012, che, come era successo in passato, hanno ridisegnato gli scenari della comunicazione e segnano ancora una volta un cambio di passo. Con milioni di tweet di cui solo 31 per “Four more years” al momento dell’elezione, e un numero simile di like per la foto dell’abbraccio tra Barack e Michelle, l’election day diventa l’ evento più social della storia.

 

Toni Muzi Falconi mette l’ accento sulle enormi risorse investite nella campagna elettorale: quattro miliardi di dollari, di cui uno solo in pubblicità nelle tv. Una dimensione con un forte impatto anche qualitativo visto che  quel miliardo – spiega Muzi Falconi – ‘’ è stato in larghissima parte (85% secondo alcune stime) di attacco all’avversario, al punto che come sostiene Harold Burson, gli americani hanno votato non per sostenere il proprio candidato ma per impedire all’altro di vincere.. brutta china davvero per chi crede nelle relazioni pubbliche come diverse dalle nasty pr quelle usate per distruggere l’avversario e che trovano sempre più canali che dal digitale finiscono anche nel mainstream”.

 

‘’Con la rielezione alla Casa Bianca Obama diventa lo spartiacque della comunicazione politico-elettorale: ora si può parlare con certezza di un’era pre Obama e un’era post Obama’’, commenta Francesco Pira (Università di Udine). Fondamentale il ruolo della Rete e la capacità di governare le relazioni online.

 

“Non penso che i social media siano stati determinanti in questa campagna elettorale, come sento dire spesso. Quello che è accaduto – spiega invece Vincenzo Cosenza di Blogmeter, analista della Rete, autore della ormai famosa mappa di Facebook è stato che per la prima volta sono stati utilizzati in maniera completa, non solo per la comunicazione, ma anche per il fundraising e per la “caccia agli indecisi” ‘’.

 

Il segreto del successo, infine, secondo il presidente del Cesvi Giangi Milesi, è stato nella capacità di Obama “di seppellire la malefica teoria dello ‘scontro delle civiltà’ di cui paghiamo ancora oggi le conseguenze. Obama è stato artefice di una svolta, che mi auguro più risoluta nel secondo mandato’’.