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Foto di guerra, la potenza del digitale pone nuovi problemi

Soldati che si fotografano con prigionieri o nemici morti: è un fenomeno che non ha niente di nuovo. Ma le nuove tecnologie danno oggi a queste immagini e alla visione ripugnante della guerra che esse rivendono una immensa eco.

La fotografia digitale – racconta un ampio articolo di Actu.voila.fr – , permettendo una diffusione molto ampia di immagini come quelle pubblicate il 18 aprile dal Los Angeles Times di soldati americani in posa con i cadaveri di insorti afghani, rivela il volto oscuro dei conflitti, uno shock per i civili, ma una realtà familiare per i militari.

 

 

“Foto del genere circolavano sin dai tempi della Guerra dei Boeri’’, alla fine del XIX secolo in Africa del Sud, sottolinea Anne Wilkes Tucker, che sta allestendo una mostra che si terrà ad Houston, in Texas, su guerra e fotografia.

 

“Ho visto dei negativi tedeschi di esecuzioni che risalgono alla prima e alla seconda guerra mondiale’’, ha raccontato la signora Tucker all’ AFP. “Erano foto fatte da soldati, non destinate a essere mostrate a casa’’, osserva.

 

Ma quelle immagini, prese su pellicole che dovevano poi essere sviluppate e stampate, venivano condivise solo in una ristretta intimità. Al di fuori di quella cerchia nessuno le avrebbe viste per anni e anni – sempre che qualcuno le avrebbe poi viste davvero.

 

Oggi qualsiasi soldato con un apparecchio digitale o il cellulare può scattare una foto e inviarla per email ai suoi amici e familiari – e potenzialmente, se non sta accorto, vederla diventare di dominio pubblico.

“E’ la diffusione che è profondamente cambiata oggi’’, rileva la signora Tucker.

 

“La maggior parte dei soldati riescono in un modo o nell’ altro ad avere accesso a internet’’, cosa che permette loro di condividere con un click la loro visione unica del campo di battaglia, osserva Mathew Seelinger, esperto della Fondazione storica dell’ Esercito, una istituzione indipendente che ha sede a Washington.

 

La Casa Bianca e la  Nato hanno condannato la diffusione delle immagini operata dal giornale, che sostiene di essere in possesso di 18 foto di soldati americani in posa con i resti di alcuni kamikaze afghani.

 

La pubblicazione di quelle immagini ne ricorda altre comunque. A gennaio un video aveva mostrato dei Marine che urinavano sui cadaveri di alcuni talebani. Nwel marzo 2011 il settimanale tedesco Der Spiegel aveva pubblicato delle foto in cui si vedevano dei militari americani accabnto a un cadavere di un civile che probabilmente era stato ammazzato deliberatamente dalla loro unità. E nel 2004 aveva fatto il giro del mondo la foto di una soldatessa Usa sorridente che televa al guinzaglio un  prigioniero irakeno, nudo, nella prigione di Abu Ghraib.

Sempre nel 2004, un gruppo di soldati israeliani avevano sollevato un’ ondata di indignazione per delle foto sconvolgenti scattate durante la seconda Intifada.

 

“Come voi scattate delle foto della vostra vita, noi le scattiamo della nostra’’, aveva affermato all’ AFP  uno di quei soldati israeliani, Yehuda Shaul, cofondatore dell’ ONG Breaking the Silence (Rompi il silenzio), che dal 2004 raccoglie le testimonianze di soldati inviati nel Territori occupati.

 

“Se uno è un alpinista e arriva sulla cima dell’ Everest, scatta una foto’’ – ha spiegato per tgelefoino da Israele. ‘’Quando vi addestrano alla guerra, vi insegnano a uccidere i nemici e quando uno lo ha fatto non temete, uno un souvenir se lo porta dietro’’, ha assicurato.

 

“E’ la loro vita in quel dato momento”, commenta Anne Wilkes Tucker. “Quelle immagini ci devono impedire di dimenticare che noi li abbiamo mandati là per fare proprio quello”.

 

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