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Giornalisti: la Carta di Firenze entra all’ Università

A quasi un anno dalla sua entrata in vigore la Carta di Firenze non ha avuto ancora un’ applicazione pratica,  ma è già al centro di una tesi di laurea.
E’ stata prodotta da Vanessa Zanella, una studentessa della Cattolica di Milano, che si è appena laureata in Lettere, sezione Editoria, con il professor Ruben Razzante. 

 

Pubblichiamo qui il testo integrale della tesi  -  ‘’La Carta di Firenze e i diritti dei giornalisti’’ – e la sintesi che ne ha fatto l’ autrice.

 

 

 

 

 

La Carta di Firenze e i diritti dei giornalisti

di Vanessa Zanella*

 

Il primo gennaio del 2012 è entrata in vigore la Carta di Firenze, un documento deontologico che punta a combattere il precariato e lo sfruttamento in campo editoriale e a tutelare la dignità professionale di tutti i giornalisti favorendo la collaborazione tra di loro (lungo tutti i gradini della scala gerarchica) e la cooperazione tra giornalisti e editori. La Carta è stata approvata dall’ Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana durante la manifestazione ‘’Giornalisti e giornalismi – libera stampa liberi tutti’’, tenutasi il 7 e 8 novembre 2011 a Firenze.

 

Il processo che ha portato all’ approvazione della Carta è partito dall’ analisi della gravissima situazione di precarietà e sfruttamento che colpisce ampie fasce di lavoro giornalistico. E che ha indotto gli organismi rappresentativi della professione a rafforzare la propria politica su questo fronte.

 

La Fnsi ha creato organismi, su scala nazionale e regionale, che possano rappresentare al meglio la categoria dei freelance, quella più colpita. Si tratta in particolare delle Commissioni regionali e nazionali per il lavoro autonomo e dell’Assemblea nazionale dei lavoratori autonomi. La Commissione per il lavoro autonomo, in particolare, ha avviato una campagna di sensibilizzazione, coinvolgendo tutte le redazioni italiane, sul fatto che non si tratta più, come 10 o 15  anni fa, di una periodo di classica ‘’gavetta’’ finalizzata prima o poi  all’assunzione, ma una reale e permanente condizione di lavoro sottopagato e sfruttato che deve essere combattuta duramente e superata con ogni mezzo e prima possibile.  La Commissione ha inoltre avviato una campagna per la raccolta di firme per sostenere  la richiesta al parlamento di norme che anticipino l’ introduzione di ammortizzatori sociali per i giornalisti freelance e che imponga il rispetto di tempi di pagamento ragionevoli sulla base delle norme già sottoscritte dagli editori con il sindacato e stabiliti dalle stesse norme europee.

 

Il consenso da parte dell’Ordine dei giornalisti è stato immediato e convinto. L’ Ordine punta in particolare a indurre modelli virtuosi di collaborazione tra giornalisti e di cooperazione con editori al fine di accrescere la fiducia tra lettori e stampa, fiducia che purtroppo da qualche tempo sembra essere stata tradita. Per questi motivi l’Ordine  ha espresso la propria piena solidarietà ai giornalisti precari cercando di porsi come un punto di riferimento a cui appoggiarsi per denunciare le loro condizioni precarie. E inoltre ha invitato la Fnsi a fare della Carta uno strumento in sede di trattativa sindacale promuovendone la diffusione sin dalle sue unità di base, come i comitati di redazione.

 

Per quanto riguarda la partecipazione della Fieg, la Federazione degli editori, è stata significativa la presenza dell’ allora presidente, Carlo Malinconico, all’ incontro di Firenze, nel corso del quale aveva promesso una posizione di maggiore apertura da parte degli editori, fino ad ora orientati a ritenere il mondo del lavoro giornalistico autonomo assolutamente distante da quello regolato contrattualmente.

 

Nelle premesse alla Carta di Firenze sono citati diversi articoli presenti nella Costituzione italiana perché l’informazione deve ispirarsi al rispetto dei principi e dei valori su cui la stessa si radica. Tra gli altri articoli sono citati il numero 21 commi 1 e 2, che trattano rispettivamente della libertà di manifestazione del pensiero e della libertà di stampa, e l’articolo numero 35 commi 1 e 3, che garantisce il diritto di ogni cittadino lavoratore di vivere in modo dignitoso e libero percependo un compenso che non sia in contraddizione con la quantità e la qualità del lavoro svolto.

 

Per promuovere una collaborazione costruttiva tra colleghi e tra giornalisti e editori i firmatari della Carta di Firenze hanno inserito anche l’articolo numero 2 comma 3 della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti, la legge numero 69 del 1963.  Sono inoltre menzionati due documenti che hanno validità a livello europeo: la Carta comunitaria dei diritti sociali del cittadino e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Infine è citata la sentenza numero 11/1968 che, soprattutto nelle ultime righe, si preoccupa di sottolineare l’importanza del ruolo dell’ordine dei giornalisti.

 

Gli articoli che realmente costituiscono il documento deontologico sono quattro. Il primo, intitolato politiche attive contro la precarietà, garantisce ai giornalisti, autonomi o dipendenti, un equo compenso, affinché possano vivere in condizioni dignitose e libere. Il secondo, collaborazione tra giornalisti, si riferisce al principio secondo cui i giornalisti indipendentemente dalla posizione e dal ruolo che assumono nella redazione sono considerati alla pari e devono esercitare i loro ruoli sulla base del rispetto reciproco e della collaborazione. L’articolo numero tre stabilisce la necessità di creare un osservatorio permanente sulle condizioni professionali dei giornalisti e infine l’articolo 4 conferma il ricorso a provvedimenti disciplinari descritti all’articolo numero 48 della legge numero 69 del 1963.

 

Se il consenso dato dall’Ordine dei giornalisti alla Carta di Firenze è stato immediato, al contrario la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha trovato necessario apportare delle modifiche all’articolo numero due del documento deontologico. Questi emendamenti sono serviti in primo luogo a non svilire tutto ciò che già era stato fatto dalla stessa federazione, in secondo luogo a richiamare il ruolo dei comitati di redazione in linea con la maggior corresponsabilizzazione dei comitati in modo tale che nessuno potesse dirsi estraneo alla situazione e infine a far si che le denunce fossero accompagnate dall’obbligatorietà dell’azione.

 

Oggi solo il 45% dei giornalisti iscritti agli albi è attivo ufficialmente, secondo i dati di Lsdi. Attualmente solo un giornalista su cinque ha un contratto di lavoro dipendente. Nonostante questo la categoria dei lavoratori autonomi o parasubordinati registra una continua crescita numerica, si parla, dal 2009 al 2011, di un aumento del 3,8%. Per quanto riguarda i redditi il 24,4% dei lavoratori autonomi, liberi professionisti e parasubordinati dichiara redditi compresi tra lo zero e i 1500 euro. Nel 2011 è possibile però scorgere segnali di miglioramento: decrescita della percentuale di denunce dei redditi sotto i 5000 euro del 6,2%. Mancano però all’appello tutti quei giornalisti cosiddetti “invisibili” che rappresentano il 46,8% della popolazione giornalistica italiana e che in data 1 ottobre 2012 non avevano alcuna posizione Inpgi.

 

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*Vanessa Zanella è  nata a Bentivoglio (BO) il 13 luglio 1990. Dopo la maturità classica si è iscritta all’ Università Cattolica di Milano, alla facoltà di Lettere moderne, scegliendo il percorso in Editoria. Si è laureata (104/110) pochi giorni fa con la tesi “La Carta di Firenze e i diritti dei giornalisti”, avendo come relatore il professor Ruben Razzante, docente di Diritto dell’ Informazione. Continua gli studi seguendo il curriculum di Comunicazione di impresa, Media e Organizzazioni complesse, presso la stessa università, scegliendo la specializzazione in Organizzazione di Eventi.

 

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