Diminuiscono i lettori di giornali in Svizzera, paese che poteva essere considerato tra i primi al mondo nella lettura di quotidiani. Ma il dato preoccupante è il crollo della pubblicità : -18% negli ultimi dodici mesi, a livello nazionale.
Dopo alcuni dati generalisul declino dell’ informazione su carta, ecco un’ analisi più approfondita della crisi che ha colpito anche quello che un tempo veniva definito ‘’paradiso svizzero’’. Un articolo di Antonio RossanoÂ
di Antonio Rossano
La Svizzera è da sempre uno dei paesi al mondo con la più alta percentuale di lettori di giornali: nel 2010 questa percentuale, sulla popolazione adulta, era pari al 77,1%  in confronto ad esempio (rimanendo in Europa) ad una Germania al 69,6%, la Francia al 46,3%, l’Italia al 45,9%, mentre ad un passo era la  Svezia al 81%.
Elemento determinante di questo primato è sicuramente una forte tradizione culturale relativa alla lettura dei giornali che, nonostante il paese sia suddiviso in 4 aree linguistiche differenti (tedesca, francese, italiana, e romanda), si è sviluppata omogeneamente sul territorio nazionale.
Indubbiamente il benessere diffuso di quel paese ha consentito l’affermarsi di tale tradizione e la diffusione del medium cartaceo, il cui costo non ha mai rappresentato un elemento significativo nelle economie familiari o aziendali. La lettura quotidiana di 2 o anche 3 quotidiani all’interno di una famiglia o in ufficio è uno standard e, sicuramente, l’abitudine molto diffusa all’acquisto in abbonamento rende il giornale un bene di consumo abituale nelle case degli svizzeri.
Qualcosa però sta cambiando anche nella confederazione elvetica: lentamente, molto più lentamente che negli altri paesi occidentali, il numero dei lettori ha iniziato a scendere anche lì, come testimoniano i recenti dati pubblicati dall’ Istituto di ricerche e studi dei media pubblicitari  WEMF-REMP.
Il rilevamento è stato effettuato a livello nazionale nel periodo fra aprile 2011 e marzo 2012 su un campione di 23.641 persone, intervistate su 394 testate, ed è stato confrontato con un analogo sondaggio condotto fra ottobre 2010 e settembre 2011, questi i risultati:
Blick (613.000, meno 19.000) e Neue Zürcher Zeitung (283.000, meno 5000), i più importanti nella Svizzera tedesca, sono in calo, mentre progredisce Tages-Anzeiger (514.000, più 6000).
Nella Svizzera italiana, il Corriere del Ticino (122.000 lettori, meno 7000), La Regione (107.000, meno 5000), 20 Minuti (70.000, rilevato per la prima volta) e Giornale del Popolo (49.000, meno 1000). Perdono lettori anche i domenicali Caffè della domenica (112.000, meno 2000) e Mattino (78.000, meno 5000), come pure il settimanale Cooperazione (136.000, meno 3000). In contro tendenza, peraltro lieve, sono unicamente Azione (119.000, più 1000) e Illustrazione ticinese (144.000, più 1000).
Se è vero che la Svizzera resta il paese con il maggior reddito pro-capite al mondo, è anche vero che il 2012, nelle previsioni confederali, dovrebbe chiudersi con un PIL ad un magrissimo +0,9%, ovvero venti di crisi anche dall’altra parte delle Alpi.
Chiaramente la congiuntura economica è solo uno dei fattori che spiegano la crisi dei quotidiani : anche qui si inizia a leggere on-line e, come altrove, sempre più velocemente.
Ma l’elemento che preoccupa di più gli editori d’oltralpe è il crollo verticale delle inserzioni pubblicitarie sulla stampa: La flessione su base annua è pari al 18,2%, con un volume sceso a 91,6 milioni di franchi. In calo sono risultati sia gli annunci di lavoro (-21,8% a 8,5 milioni di franchi), sia quelli immobiliari (-8,3% a 3,4 milioni), come pure gli inserti pubblicitari (-10,2% a 8,5 milioni), come pure quelli di altro tipo (-19,0% a 71,2 milioni).