L’ iPad e gli altri tablet – al di là dei formati, delle esperienze di lettura, della modalità di business e delle forme che assumeranno – , non salveranno i giornali, né li condanneranno definitivamente alla scomparsa. Saranno, piuttosto, un’ occasione per il giornalismo per ripensare ad alcuni dei suoi processi. Per tentare un recupero di alcune caratteristiche della carta, ma al tempo stesso per sperimentare nuove modalità di relazione con il pubblico.
E’ una delle conclusioni di ‘’Dalle gazzette all’ iPad.Il giornalismo al tempo dei tablet’’, un saggio che Elena Valentini* ha pubblicato con Mondadori Università (XXII – 250 pagg, euro 19).;
Non è detto, secondo la ricercatrice, ‘’che ciò avvenga solo sul tablet. La vocazione all’ approfondimento, il reimpiego di contenuti ad utilità ripetuta, il valore dell’ informazione garantita e certificata da un professionista e dal brand della testata possono essere valorizzati anche sugli altri media’’. (pag. 220)
Anche se ‘’sul tablet ci sono i presupposti perché velocità e aggiornamento da un lato e lentezza e approfondimento dall’ altro convivano più facilmente che su altri mezzi, visto che il quotidiano su carta non si può aggiornare o multimedializzare, mentre l’ online può puntare sull’ approfondimento ma con difficoltà , considerate le caratteristiche del consumo in rete (prensile, nomade e frammentato) edella lettura sul web, veloce, fatta di pezzi e articoli tendenzialmente brevi per motivi di usabilità ’’ (ibidem).
Alla fine, conclude l’ autrice, ‘’il ruolo e le caratteristiche del quotidiano sul tablet sono però ancora da definire. Come alle origini,il quotidiano, questa volta non su carta, ma su tablet, è di nuovo in cerca di una identità ’’ (ibidem).
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I nodi storici del giornalismo italiano
Naturalmente in questo processo incideranno peculiarità e nodi critici del giornalismo italiano, che – sottolinea l’ autrice -, in parte strutturali, in parte legati al passato, (…) si ripropongono anche sui tablet’’: interessi e scelte degli editori, anomalie del sistema mediale, relazioni dei giornali con i poteri economici e politici, problemi culturali che sono stati storicamente alla base del basso consumo di informazione’’ (pag. 218).
E non è un caso che, contrariamente a esempi significativi a livello internazionale, dal panorama italiano ‘’emerge una debole innovazione nei formati’’ (pag. XX dell’ introduzione). ‘’In tutti i casi – osserva l’ autrice – si tratta del Pdf portato sulla tavoletta, seppur con primi tentativi di andare oltre, per sfruttare le specificità del medium.  Alcune sperimentazioni – in particolare – riguardano direttamente il quotidiano, ma nel complesso ‘’si tratta di diliazioni che sembrano riproporre sull’ iPad, seppur in forme nuove, fenomeni del passato, dal giornale della sera (…), a inserti, settimanali e collaterali’’ (ibidem).
Al di là degli aspetti più tecnici comunque, secondo Elena Valentini, è necessario soprattutto ‘’che il prodotto su tablet sia desiderabile , susciti l’ interesse dei lettori, abbia contenuti di qualità , abbia alle spalle la garanzia di un’ informazione credibile e affidabile, promuova una esperienza di lettura nuova e diversa, parli i linguaggi propri del medium e adatti ai pubblici’’ (pag. 219).
Contenuti innovativi per i tablet
‘’Le tavolette hi-tech – osserva nella prefazione al volume il prof. Mario Morcellini (che con Michele Rak cura la collana che pubblica il saggio) -, dunque, vanno riempite di contenuti innovativi e devono aprirsi alla contaminazione dei nuovi lettori, riuscendo a dialogare con il ricco giacimento delle espressioni di autoproduzione culturale. In questo senso i tablet – e i nuovi dispositivi che l’ innovazione tecnologica ci regalerà – potranno essere in grado di offrire una chance per il giornalismo. Esorcizzando il rischio che essi, sul lungo periodo, appaiono una delle tante nuove tecnologie a scadenza semestrale o, peggio ancora, una disadorna tabula rasa del giornalismo’’(pag. XII).
Non è una cosa facile. Anche se il clima generale attorno a questi nuovi dispositivi sembra più aperto rispetto al passato (per la ‘’cauta fiducia che il mondo dell’ informazione sta concedendo a questi nuovi strumenti, in controtendenza rispetto a un certo orientamento alla chiusura corporativa che aveva caratterizzato almeno gli ultimi due decenni’’) , a parte alcune rare eccezioni (efficamente analizzate nel testo), per Morcellini, ‘’uno stile davvero innovativo di editing dell’ informazione e di prof9onda rivisitazione dell’ assetto complessivo della mediazione proposta al lettore è ancora lontano da un approdo sicuro’’ (ibidem).
La struttura del saggio
Il libro si apre con una ampio capitolo sull’ evoluzione del quotidiano, cui segue l’ analisi delle sue trasformazioni nell’ attuale ecosistema mediatico. Il terzo capitolo è dedicato alle origini dei tablet e all’ analisi dei primi dati disponibili sulla loro diffusione sul mercato. Con una forte attenzioni alle dimensioni sociali legate all’ uso del medium. Sulle linee di continuità e sui punti di rottura rispetto al passato si concentrano poi il quarto e quinto capitolo, dedicati – anche attraverso i contributi di alcuni dei maggiori esperti e studiosi italiani – ai cambiamenti che si prospettano con la diffusione di nuove piattaforme di distribuzione.
Riportare al centro gli imperativi fondanti del giornalismo
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Elena Valentini, sempre nell’ introduzione (pag. XXII), segnala la necessità di ‘’ri-portare l’ attenzione di studiosi, professionisti, degli stessi lettori, sui contenuti del giornale e sulla notizia, ma anche sul loro valore immateriale, e sugli imperativi fondanti del giornalismo: etica, credibilità , affidabilità , verifica delle fonti, qualità del contenuto, ricerca della verità , che vanno oltre lo strumento e l’ incarnazione materiale delle notizie’’.
E’ a operazioni di rilancio di questi valori e della loro percezione da parte dei lettori, osserva ancora l’ autrice, che ‘’dovrebbero affiancarsi i diversi tentativi – falliti con i giornali online, più promettenti grazie ai tablet – di individuare strategie vincenti per far pagare l’ informazione. Il suo controvalore economico, insomma, non può non passare anche per un rafforzamento della sua forza immateriale, forse non adeguatamente percepita dai lettori’’.
‘’Il valore e le opportunità legate all’ iPad vanno di pari passo con il recupero del valori del giornalismo professionale e del giornale tradizionale/cartaceo’’.
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*Elena Valentini  è ricercatrice in Sociologia dei processi culturali e comunicativi e professore aggregato presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza di Roma.