Facebook “si è comportata molto male”
Il suo ragionamento – racconta Jérôme Hourdeaux sul Nouvel Observateur– parte dal principio che ‘’nel corso degli ultimo anni Facebook è diventato un bene pubblico e una risorsa sociale importante’’ e che quindi è dovere degli Stati assicurare la sua sopravvivenza. Perché Philip N. Howard è particolarmente severo sulla gestione di Mark Zuckerberg : “si è comportato molto male e questo potrebbe costargli caro’’.    In effetti, per Hourdeaux, Facebook avrebbe perso la fiducia dei suoi utenti. Secondo una recente ricerca – aggiunge NO – la metà degli americani si immagina una scomparsa pura e semplice della rete. E una delle principali ragioni di questa disaffezione sarebbero le accuse di violazione della privacy che vengono continuamente rivolte nei confronti della società . E a cui l’ azienda ha raramente risposto in maniera convincente.    E la situazione non è più brillante sul versante finanziario.    Incensato da parte della stampa finanziaria e dagli investitori per tanti anni, Mark Zuckerberg si è beccato una fortissima umiliazione quando ha messo in borsa la sua società .  Da allora Facebook continua ad accumulare cattive notizie, con una cifra d’ affari più bassa del previsto e la rivelazione che una parte significativa dei suoi profili sono falsi.    Ma, eccoci, secondo Howard la rete sociale è insostituibile. Con l’ 80% del mercato, Facebook è di fatto in una situazione di monopolio. L’ unica soluzione quindi è prendere il controllo della società , anche temporaneamente. ‘’Quando la nazionalizzazione avrà ricostituito la fiducia del pubblico, la partecipazione pubblica potrà essere ridotta’’, osserva il ricercatore.
Il ruolo sociale di Facebook
Questa nazionalizazione – continua l’ articolo – permetterebbe di regolare una volta per tutte le questioni della protezione della privacy. E poi offrirebbe a Facebook la possibilità di giocare pienamente il suo ruolo sociale, proteggendo per esempio i suoi utenti che vivono in paesi dittatoriali. Infine, i dati accumulati dalla rete costituirebbero una vera miniera di informazioni per i ricercatori e permetterebbe di realizzare degli studi sociali o nel campo della salute pubblica.    Philip N. Howard, comunque non si fa illusioni e sa che il suo appello è votato alla sconfitta.    Il senso della sua sua iniziativa è soprattutto quello di sollevare la questione e costringere Facebook a rispondere. Perché, secondo lui, non c’ è nessun dubbio: ‘’Facebook è già una infrastruttura pubblica e dovrebbe essere già trattata come tale’’.