La possibilità che un giornale venisse trasmesso elettricamente e stampato dal lettore-destinatario con una piccola rotativa ‘’personale’’ era stata già  ipotizzata più di 130 anni fa, da Edward Page Mitchell, giornalista e scrittore di fantascienza americano,  66 anni prima di quel celebre saggio, As we may think (1945), in cui Vannevar Bush immaginava una tecnologia dell’ informazione molto vicina a quella elettronica.
La vicenda è stata segnalata da Jean-Noël Lafargue, che, sul suo blog, ha pubblicato un brano di Mitchell, contenuto in uno suo scritto del 1879, The senator’s daughter, in cui descrive la vita futura nell’ anno 1937, prevedendo fra l’ altro il riscaldamento elettrico, il voto alle donne, i matrimoni ‘’inter-razziali’’, e, anche, la stampa che si riceve a casa propria, come se fosse un fax:
Edward Page Mitchell – scrive Lafargue – era giornalista. Autore di racconti di fantascienza, ha immaginato una quantità di oggetti e di fatti sociologici che poi sono effettivamente comparsi e sono finiti per diventare dei luoghi comuni della fantascienza, come la macchina per viaggiare nel tempo ( e la stessa questione dei ‘’buchi temporali’’), idea che aveva formulato 15 anni prima di H.G. Wells.
Lafargue annuncia anzi che presto riparlerà di questo giornalista-scrittore che vede come una sorta di ‘’anello mancante’’ fra Edgar Allan Poe e Edgar Rice Burroughs.
Curioso e molto interessante.
(l’ immagine è un particolare di The Brown family, dipinto da Jonathan Eastman Johnson intorno al 1869)