Frédéric Filloux, nella sua ulitma MondayNote, analizza una serie di dati appena pubblicati dal Poynter Institute per sottolineare come l’ incontro fra nuovi modelli di lettura attraverso i dispositivi mobili e i grandi giacimenti di valore delle testate tradizionali possa rappresentare realmente un nuovo, importante modello economico.
”Il mercato ora è pronto per un vero decollo. Il tablet è il vettore più favorito per una informazione più approfondita, che è il principale valore di fondo rimasto alle testate tradizionali”.
Brand x Device = Reach
L’ equazione del titolo si basa su un fatto semplice ma molto importante: in linea di massima, gli utenti digitali hanno ancora fiducia nelle vecchie testate giornalistiche. Nel nuovo mondo, i brand editoriali sono tutt’ altro che morti, le previsioni sulla loro estinzione erano state fortemente esagerate.  E quindi, alla fine, i nuovi modelli di lettura con smartphone e tablet offrono una grande opportunità di valorizzazione per i vecchi media ancora stravolti da una faticosa e dolorosa transizione.
La scorsa settimana, il Poynter Institute ha pubblicato dei dati molto interessanti, relativi a un sondaggio sugli americani che si definiscono ‘’consumatori di notizie’’ e secondo cui:
=> il 53% ricavano le notizie principali da testate web native (Huffington Post, portali come Yahoo, AOL o siti ‘’verticali’’ come Drudge o TMZ).
=> l’ 83% si rivolgono a una fonte ulteriore per confermare o approfondire le ultime notizie.
=> il 60% si affidano a testate consolidate, a brand come la versione digitale di giornali, reti televisive, ecc.
Se ci soffermiamo per un attimo a riflettere sull’ultimo dato, i sei-su-dieci che si rivolgono a marchi di fiducia, vediamo che i media tradizionali hanno perso il treno delle breaking news; e questa è quasi una sorpresa. Ma sappiamo molto bene quali sono i motivi: le redazioni tradizionali erano troppo lente per cavalcare l’onda; gli editori non prevedevano una battaglia per la conquista dell’ audience; non hanno investito nelle tecnologie in modo rilevante; sono stati travolti nello scontro gratuito/pagamento; si sono fissati sul tentaivo di impedire la cannibalizzazione del loro (morente) prodotto di punta, i giornali o le trasmissioni tv di news, e così via. In questo modo, le vecchie testate hanno lasciato campo libero alle nuove iniziative editoriali, più agili, meno scrupolosi e ossessionate dal traffico. I nuovi arrivati hanno fatto tabula rasa e, anzi, hanno divorato la vecchia guardia grazie alla loro velocità e alla loro ubiquità .
Ecco che è emersa una nuova vulgata: i nuovi arrivati avrebbero spolpato voracemente le “vecchie” testate, mentre erano ancora vive. Lo avrebbero fatto catturando ogni segmento di informazione: il formato “commodity” (notizie quasi in tempo reale notizie, le stesse dovunque e per chiunque, e gratis per giunta); il giornalismo più sofisticato (servizi ampi, cronache approfondite, profili …). Mentre gli esperti ipotizzavano che gli Yahoo e i Google del nuovo Ordine Mondo Digitale avrebbero assunto un sacco di talenti e costruito redazioni gigantesche da zero.
Il fatto è che tutto questo non è successo. Alcune testate online hanno fatto un ottimo lavoro coprendo delle nicchie nel settore della politica, della società o dell’ economia. Ma, in generale, una volta che la polvere si era depositata,  i marchi tradizionali erano alla fine riusciti a salvare la parte migliore delle loro ‘’colonie’’. Purtroppo, questa è la parte più costosa e quella che rende meno in termini di attrazione di pubblico. L’  HuffPo ha un pubblico enorme, i suoi lettori cercano soprattutto le prime notizie. Poi, come complemento serio, vanno sul  New York Times o le loro altre testate di fiducia prefite.
Per quanto riguarda i social media, l’ indagine di Poynter delinea la questione in un modo piuttosto schietto:
Nonostante tutti i pulsanti di condivisione sociale, secondo lo studio i metodi di condivisione delle notizie più utilizzati restano ancora il passaparola e le e-mail. (Vedi Limited use of sharing buttons.)
Detto questo, per le generazioni più giovani, i social network sono una fonte chiave di informazione primaria: il 35% della Generation Y, il 23% della Gen X e l’ 11% di quella dei Boomers 35% si inforano lì. Mentre quando invecchiano e diventano più istruiti, dovrebbero, presumibilmente,  basarsi di più sui media tradizionali.
Parliamo ora della Grande Rivoluzione, lo sviluppo impetuoso degli smartphone e dei tablet e il loro impatto sull’ informazione. Secondo l’ indagine di Poynter, i media tradizionali beneficiano maggiormente de dispositivi mobili rispetto alle testate web native. Funziona così
La ragione principale è il coinvolgimento del lettore. Il Pew Research Center for the People and the Press, lo espone in due studi di 90 pagine ciascuno: The Future of Mobile News, prodotto in collaborazione con l’ Economist Group (il PDF qui), e Trends in News Consumption 1991-2012 (il PDF qui).
Il primo illustra l’ evoluzione in 11 anni del modo con cui uno si è ‘’informato ieri’’:
L’ascesa del mobile è evidente (così come la caduta a picco del giornale.) Secondo il sondaggio del Pew:
=> Tra gli utenti di smartphone (44% degli adulti americani): il 62% si informano lì durante la settimana e il 36% tutti i giorni.
=> Tra gli utenti di tablet (22% degli adulti Usa): il 64% durante la settimana e il 37% ogni giorno.
Inoltre, i numeri rivelano un elevato livello di coinvolgimento fra gli utenti tablet:
=> il 78% legge più di un articolo di approfondimento nel corso di una ‘’seduta’’ (nove volte su dieci per interesse personale).
… E il tablet sembra essere anche un vettore notevole di serendipità :
=> il 72% degli utenti finisce per leggere articoli di approfondimento che non stava cercando.
Più in generale, il formato tablet induce ulteriore lettura:
Per chiudere il cerchio, il sondaggio Pew conferma la convinzione, da parte di Poynter, della preminenza dei marchi di fiducia sul cellulare – e più in particolare sui tablet, visto che il 60% degli utenti di tablet leggono servizi giornalistici ampi su testate che seguono regolarmente.
Il tablet è davvero la prossima ‘’big thing’’ per i media. Apple non è più l’ unico (ho messo le mani su un Google Nexus da 200 dollari ed è un ottimo prodotto). Il mercato ora è pronto per un vero decollo. Il tablet è il vettore più favorito per una informazione più approfondita, che è il principale valore di fondo rimasto alle testate tradizionali. E poiché entrambi, sia questo dispositivo che queste testate, si rivolgono al segmento di popolazione più disponibile a spendere, ecco il modello sostenibile pronto ad emergere.