‘’La prassi quotidiana nella redazione del News of the World presentava forÂti analogie con la criminalità orgaÂnizzata. Uno scenario che si riproÂponeva simile e altrettanto bizzarro anche nei giornali scandalistici delÂla concorrenza. In tutte queste redaÂzioni imperava un clima di paura e di intimidazione che si avvaleva di una struttura di comando di tipo militare. Ovvero tutti facevano ciò che veniva loro ordinato e tenevano la bocca rigorosamente sigillata’’.
E’ la conclusione di un approfondimento del Rapporto ufficiale stilato dalla comÂmissione presieduta da Lord Justice Leveson sulle questioni sollevate dallo scandalo del «News of the World», il tabloid di Rupert Murdoch, realizzato da un ricercatore dell’università di Sheffield, Tony Harcup.
Lo segnala Stephan Russ-Mohl in un articolo sul sito dell’ European Journalism Observatory, spiegando che quell’ analisi conferma in pieno una valutazione espressa nei primi anni Ottanta da Ulrich Saxer, studioso di giornalismo e docente all’Università della Svizzera italiaÂna, scomparso recentemente, secondo cui ‘’oltre alla responsabilità indiÂviduale dei singoli giornalisti sono le condizioni di base all’ interno delle redazioni a determinare in gran parte se gli standard etici verranno osservati e rispettati’’.
Il Rapporto cita fra l’ altro una serie di testimonianze che raccontavano in particolare di ‘’rituali umilianti’’ oppure di ‘’lacriÂme e sangue…’’ o ancora di ‘’atmoÂsfera avvelenata’’.
I capi redattori erano troppo potenti. Nessuno, tanÂto meno i semplici redattori, avrebÂbe mai osato mettere in dubbio queÂsto regime autocratico.
Russ-Mohl cita anche un’ altra studiosa, Angela Phillips docente e ricercatriÂce presso il Goldsmiths College di Londra, la quale si chiede se non siano stati ‘’una combinaÂzione di nuove tecnologie, che vanno al di là dell’esperienza professionale, unite con la paura di perdere vanÂtaggi competitivi importanti’’, tanto nel settore bancario tanto in quello della stampa britannica, i fattori scatenanti dello scanÂdalo.
In entrambi gli ambiti giovani rampanti assatanati di tecnologia hanno superato ogni limite: prima hanno fatto uscire il genio dalla lampada e poi non sono più riusciti a dominarlo e a farlo rientrare.
Gli scandali – sottolinea Russ-Mohl – hanno dimostrato che sul luogo di lavoro vigeva un sisteÂma di competizione esacerbata abÂbinata a strutture gerarchiche, dove i capi pretendevano risultati senza preoccuparsi di come questi venisseÂro perseguiti.
Una situazione che ha inÂtaccato gli standard di eticità a tutti i livelli.
.