Fra qualche giorno, il 25 giugno, si conclude il ciclo (solo il primo?) di Ultragonzo 2.0, un sito che ha rispolverato il cosiddetto ‘’gonzo journalism’’ (Gonzo, nello slang irlandese del sud di Boston, indicava l’ ultimo che riusciva a restare in piedi dopo un notte intera di alcool).
E’ stato definito così quel particolare stile di scrittura giornalistica, creato dallo scrittore e giornalista americano Hunter Stockton Thompson, che cura più lo stile che la precisione e mira a descrivere le esperienze personali, le sensazioni, gli umori piuttosto che i fatti (‘’uno sguardo diverso sulla realtà , teso a carpirne le sottili e intriganti manifestazioni, utile a concedere prospettive diverse a fatti e soggetti spesso cristallizzati e immobili nella loro descrizione pubblica’’, Wikipedia).
Journalismes.info ha dedicato a questo esperimento, cominciato il 25 maggio, un interessante servizio, segnalando il paradosso che, mentre fioriscono i siti di fact-checking e trionfa il modello di un giornalismo data-centrico , è entrato nella Rete questo  vero ‘’ufo’’, un sito che esalta il giornalismo… ultrasoggettivo.
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Ultragonzo 2.0 : l’ expérience de l’ ultrasubjectivité dans un univers datacentré
di Audrey Vuétaz
(Journalismes.info)
Ci voleva una buona dose di audacia per rispolverare il gonzojournalisme, il giornalismo soggettivo sviluppato negli anni Sessanta da Hunter S. Thompson,  eper adattarlo al web 2.0, nell’ epoca in cui tante testate online non fanno altro che giurare sul data-journalism.
E’ quello che hanno scelto di fare Miguel Ange Martin e Benoît Dupont, due creatori del sito Ultragonzo 2.0. ‘’Si tratta di una reazione a pelle al giornalismo data centrico, che fa perdere al redattore la sua personalità e il suo apporto alla scrittura. Questo è particolarmente vero sul web, dove molti siti si accontentano di ricopiare le notizie di agenzia o i comunicati. Alla fine, si ha l’ impressione di leggere un gobbo elettronico’’, spiega Benoît Dupont.  ‘’Anche se la nostra strada forse è un po’ esagerata, vogliamo denunciare la mancanza di coinvolgimento personale in alcuni magazine online e condurre a una presa di coscienza’’, aggiunge.
E Miguel Ange Martin completa: ‘’Non esiste un metodo di investigazione della realtà degno di questo nome, non abbiamo il distacco necessario. E’ quindi un po’ tendenzioso rivendicare un giornalismo oggettivo’’.
I gonzonauti hanno deciso di impegnarsi su questo fronte, avendo come partito preso quello dell’ ultrasoggettività .
Il giornalista al primo posto
Nell’ esperienza ‘’gonzo’’, l’ ego del giornalista, le sue emozioni, le sue sensazioni, vengono messe in primo piano rispetto ai fatti. Si rivendica pienamente la soggettività che altri tentano invece di nascondere. La pratica comunque non è nuova: ‘’è qualcosa di molto frequente  in alcune star del giornalismo attuale’’, ricorda Miguel Ange Martin. E il web 2.0 sembra dare una nuova sostanza al ‘’personnal branding’’.  ‘’La blogosfera ha permesso a un sacco di ego di esprimersi e di ottenere un tributo molto più importante di quello che avevano nell’ 1.0. », sottolinea Benoît Dupont.
E cosi si capiscono meglio i perché della scelta del nome del sito: Ultragonzo 2.0.
Solo un esperimento, alla fine
Il sito non è destinato a durare; sarà visibile fino al 25 giugno 2012 prima di scomparire completamente dalla Rete. ‘’Si tratta di un esperimento prima di tutto e poi è difficile pensare che un articolo legato al vissuto di una persona abbia ancra qualche pertinenza fra 5 anni’’, spiegano, lucidi, i creatori del sito.
Una restrizione temporale che comunque crea una certa emulazione: ‘’dobbiamo scrivere, scrivere, scrivere perché in un mese è tutto finito’’, spiegano. Venti gonzonauti volontari scrivono senza sosta su ogni varietà di fatti ‘giornalistici’. E il 25 giugno potranno fare un bilancio dell’ esperienza.
‘’Non pretendiamo di detenere la verità , facciamo solo una proposta’’, spiegano ancora Miguel Ange Martin e Benoît Dupont. ‘’Non siamo dei puristi, dei conservatori del gonzo giornalismo. Siamo partiti da quello che aveva lanciato Thompson e ce ne siamo riappropriati per proporre un giornalismo ‘gonzo’ in limngua francese. Si tratta semplicemente di una ipotesi di lavoro, nopn c’ è niente di innovatore’’, tengono a precisare.
‘’Forse sarà un fallimento completo, ma per il momento lo abbiamo proposto e ne analizzeremo i risultati alla fine’’.
E chissà che il bilancio non preluda a una nuova stagione di Ultragonzo.