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di Pino Rea
– Calo sensibile del lavoro subordinato (meno 3,85% dei rapporti di lavoro);
– blocco del turn over (meno 31% delle posizioni dei praticanti);
– forte crescita (+7,7%) ma ulteriore impoverimento del lavoro autonomo;
– progressivo invecchiamento della professione;
– aumento costante degli iscritti all’ Ordine dei giornalisti, che nel 2010 hanno superato il tetto dei 110.000 ‘’tesserati’’, più della metà dei quali continuano ad essere del tutto ‘’invisibili’’, non possedendo alcuna posizione contributiva all’ Inpgi.
Sono alcuni dei tratti più rilevanti della fisionomia della professione giornalistica in Italia che emerge da un aggiornamento della Ricerca effettuata da Lsdi l’ anno scorso – ‘’Giornalismo,il lato emerso della professione – sulla base dei nuovi dati, relativi al 2010, messi a disposizione dall’ Inpgi, e dal loro incrocio con quelli forniti da Fnsi, Ordine e Casagit.
I dati confermano le tendenze già rilevate l’ anno scorso e mostrano, in particolare, un accentuarsi della frattura fra lavoro subordinato e lavoro autonomo, all’ interno del quale solo il 26% degli iscritti hanno un reddito annuo lordo superiore ai 10.000 euro lordi all’ anno.
In percentuale anzi il segmento di lavoro autonomo o parasubordinato con introiti ‘’medi’’ rispetto alla scala dei redditi del settore si è leggermente ristretta, visto che nel 2000 era pari al 28,1%.
Se si sale nella scala dei redditi, nel campo del lavoro autonomo solo 1 giornalista su 10 denuncia un reddito superiore ai 25.000 euro (10,4%), mentre fra i dipendenti a tempo indeterminato quelli che hanno un reddito superiore al 30.000 euro lordi sono il 66,6%, oltre 6 giornalisti su 10.
Si tratta di un divario che – come dicevamo l’ anno scorso – ‘’il passare degli anni non riesce a colmare e che rappresenta probabilmente il problema più complesso che il sindacato dei giornalisti e lo stesso ente di previdenza, l’ Inpgi, si trova ad affrontare’’.
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L’ aggiornamento è disponibile in formato word:
Lsdi-Professione-aggiornamento
e in formato pdf:
– Il testo