Site icon LSDI

Web, tv e giornalismo

Il Tribunale di Pordenone ha assolto l’ amministratore unico di PNBox tv dall’ accusa di esercizio abusivo della professione giornalistica. La sentenza arriva mentre è in forte crescita il numero di web tv in Italia (sono diventate 642, secondo Pluraliweb) e alcuni analisti prevedono che nei prossimi 10 anni il 75% dei canali televisivi sarà sul web.

Se ne parlerà anche nei prossimi giorni a Viterbo (dal 16 al 21 luglio) nel corso di Medioera, un  Festival della cultura digitale con 6 giorni di work shop, multitalk, case history e networking (‘’per riflettere sull’influenza delle nuove tecnologie nella nostra vita’’). Il 18 gli incontri saranno trasmessi e rete unificata fra le web tv e sarà possibile seguirli anche su Lsdi.

 

Pordenone

 

Per fare televisione in Rete non serve avere in tasca il tesserino da giornalisti. Lo dice il tribunale di Pordenone, che ha assolto l’amministratore unico di pNbox tv.

 

Oggi – racconta Lidia Baratta su Linkiesta – la sua posizione è stata confermata in tribunale. Secondo il pm Viviana Del Tedesco, il lavoro di Vanin non è paragonabile a quello di un giornalista perché non prevede alcuna elaborazione critica dei contenuti. Il giudice Eugenio Pergola ha revocato d’ufficio l’ammissione di tutti i testi della difesa, ritenendo superflua la loro deposizione. Fino all’assoluzione piena dell’imprenditore «perché il fatto non sussiste». Il pm, racconta l’ ormai ex imputato, «ha spiegato la differenza tra l’attività di PNbox, che è semplicemente quella di veicolare la voce dei cittadini, e quella giornalistica, fatta invece di ricerca ed elaborazione critica delle fonti».

 

«Non sono un giornalista», ripete Vanin al telefono, «tanto che non compaio mai nei video di PNbox, né ho mai utilizzato lo schermo per fini personali». Negli studi della web tv di Pordenone, dove ha sede anche un ristorante, chiunque può entrare e dire la sua. Molti cittadini portano i propri video da trasmettere. Si mangia, si beve e si propongono idee da realizzare. «La gente non guarda più la tv dall’esterno», spiega, «ma ci entra dentro». Non si tratta, quindi, di «stampa clandestina», come qualcuno aveva detto. Ma solo di una «piattaforma che dà un mezzo per esprimersi a chi solitamente non ce l’ha». Nel ristorante di pNbox, insomma, non si fa informazione. Anche perché, dice Vanin, «non accetterei mai i contributi statali di cui godono i giornali».

 

L’ Ordine – Esercizio abusivo della professione, articolo 348 del Codice penale, era il reato ipotizzato nell’ esposto dell’ Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia. Ma Vanin ha sempre sostenuto di non voler fare affatto il giornalista, ma di mettere a disposizione della città una piattaforma in cui i cittadini potessero fare informazione.

 

Si tratta di ‘’un progetto di comunicazione nato nel 2006 con l’obiettivo di fare citizen journalism, cioè giornalismo partecipato. Per lanciarlo, abbiamo preso una trentina di lavatrici, le abbiamo dipinte di rosso, abbellite con degli aforismi e poi le abbiamo sparpagliate per la città. Lo slogan è «la tv che fai tu»: già da questo si capisce lo spirito. Accogliamo contributi video sia dal web che fisicamente. Prestiamo le telecamere e gli studi televisivi per realizzarli’’, aveva raccontato sempre su Linkiesta.

 

Però sulla piattaforma ci sono anche filmati che vengono definiti «notizie e interviste».
Sono filmati che ci vengono dati da altri o sono produzioni tv in conto terzi, cioè noi produciamo video per altri e veniamo pagati per questo. Il che rappresenta il 70% degli introiti della web tv. Si tratta soprattutto di istituzioni. Gli uffici stampa del Comune di Pordenone, della provincia o dell’Unione degli industriali ci chiedono di realizzare i video. Filmiamo i consigli comunali e i cittadini possono vederli e commentare. Questa è vera partecipazione.

 

Le motivazioni della sentenza, che verranno pubblicate tra 45 giorni, rappresentano, secondo l’ imprenditore friulano, «un precedente importante e tranquillizzante per tutti». Altrimenti, aggiunge, «sarebbe passata l’idea che anche per pubblicare qualcosa su Facebook serviva l’autorizzazione dell’ordine dei giornalisti». È un «giorno importante, che sancisce la libertà della Rete».

 


 

 

 

 

642 web tv in Italia. Tra 10 anni su internet il 75% delle tv

 

 

“Non è necessario essere dei ‘professionisti’ della comunicazione ma aver qualcosa di speciale da mettere in rete e da condividere in un’ottica di web 2.0 e di citizen journalism”. Così si presenta Laquila99.tv, probabilmente la più recente web tv italiana, fondata lo scorso marzo da un gruppo di cittadini aquilani.

 

Queste parole – racconta Cristina Galasso su Pluraliweb.cesvot.it–  spiegano anche il successo delle oltre 600 web tv attive in Italia. Nel 2003 erano 36, nel 2009 436, oggi sono 642.

 

E cresceranno ancora: secondo gli analisti di Google entro i prossimi 10 anni il 75% dei canali tv saranno creati su Internet (leggi dossier di Repubblica-R2 e L’Unità). In Toscana sono 32 ma sono Lazio (192), Lombardia (85), Puglia (63) le regioni che ne contano di più.

 

 

 

Il Rapporto Netizen 2012 realizzato dall’Osservatorio Altra Tv consente di indagare un po’ più da vicino le caratteristiche delle web tv italiane. Al di là dei dati quantitativi che certo non sono trascurabili visto che si registra un incremento annuo di circa l’11%, alcuni elementi distintivi mi paiono non trascurabili, osserva Cristiana Guccinelli, sempre su Pluraliweb.

 

Il 53% dei redattori delle web tv ha un’età media compresa fra i 31 ed i 40 anni; al primo posto delle aree tematiche presenti nei palinsesti troviamo la cultura; otto canali su dieci adottano social network; fra gli obiettivi dei canali troviamo nell’ordine: informazione comunitaria, filo diretto tra amministrazione e comunità, promozione del territorio, denuncia e intrattenimento.

 

Ma la cosa che mi colpisce di più – continua Guccinelli – è che nei palinsesti delle web tv italiane interviste, rubriche e reportage sono i format maggiormente utilizzati. La comunicazione sociale, ed in particolare il giornalismo sociale, da sempre cerca spazi di approfondimento nei media generalisti. Spesso invano.

 

Come dice Giampaolo Colletti “la comunicazione sociale riesce a vivere in rete grazie a quello che è l’elemento cardine della rete cioè il dialogo, l’ascolto e l’empatia con il prossimo”.

 

Forse è giunta l’ora, anche per il volontariato, di cambiare “piattaforma”!

 

Tra vecchi e nuovi media; confronto sull’ informazione 2.0 in diretta a ‘’rete unificata’’

 

 

 

Dal 16 al 21 luglio il dibattito sull’ecosistema 2.0 prende corpo a Viterbo con Medioera, il Festival della cultura digitale. Sei giorni di work shop, multitalk, case history e networking per riflettere sull’influenza delle nuove tecnologie nella nostra vita.

 

E mercoledì 18 luglio, in particolare,  il tema sarà affidato al multitalk “Raccontare il mondo tra nuovi e vecchi media: L’informazione 2.0”. Parteciperanno: Andrea Pezzi (Ovo), Mario Morcellini (Università La Sapienza, Roma), Jacopo Tondelli (Linkiesta), Simone Spetia (Radio24) e i blogger Claudia Vago “@tigella” e Antonio Lupetti. Modererà: Luca Pautasso (Linkiesta).

 

Grazie alla tecnologia di Telecom Italia, l’evento sarà trasmesso in diretta “a rete unificata” da Viterbo, mercoledì 18 luglio alle ore 21.30 su Medioera.it, su Altratv.tv, sulle web tv e sui media digitali locali del network. In live streaming anche sui grandi network editoriali.

 

—-

Medioera è il Festival della Cultura digitale,  momento d’incontro e approfondimento sulle tematiche legate all’uso delle nuove tecnologie nei più diversi ambiti della vita. Una riflessione con lo sguardo obliquo e crossmediale di chi è abituato a leggere la rete per quello che è: una struttura non gerarchica di nodi attraverso cui navigare alla ricerca di opportunità nuove, di stili contaminanti, di idee.

 

Altratv.tv® è l’osservatorio italiano sulle web tv e sui media locali posizionati in rete. Attualmente mappa 642 antenne, oltre 30 media universitari e 815 media locali. Dal 2010 è anche network: propone trasmissioni “a rete unificata” che vanno sulle web tv aderenti e sui grandi network con uno stesso codice di trasmissione.

 

Exit mobile version