E’ questa la definizione di giornalista su cui la Commissione giustizia del Senato americano ha trovato un accordo nei giorni scorsi nell’ ambito della discussione su una ‘’schield law’’ federale, una legge-scudo, che dovrebbe proteggere il giornalista e/o il giornalismo contro le intrusioni e le minacce dell’ esecutivo.
Nonostante gli inviti pressanti a privilegiare il concetto di protezione del giornalismo (e quindi dell’ attività giornalistica in genere) rispetto a quello di difesa del giornalista (vedi qui, qui e qui), al Senato è prevalso  quest’ ultimo punto di vista. E, in più, si è concretizzato in una definizione che secondo alcuni mette il potere di decidere realmente chi è giornalista e chi non lo è nelle mani del governo – che pure dovrebbe essere il principale ‘’accusato’’ nelle polemiche scatenate negli Stati Uniti dopo il caso Snowden e la massiccia intrusione nelle comunicazioni di due giornalisti dell’ Associated Press.
Il testo dell’ accordo prevede che può essere  ‘’covered journalist’’, cioè protetto, chi sia stato ‘’impiegato per almeno un anno negli ultimi 20 anni o per tre mesi negli ultimi cinque’’.
La norma – spiega Philip Bump su The Atlantic Wire – si applicherebbe anche agli studenti di giornalismo e a chi ha prodotto una considerevole quantità di lavoro da freelance negli ultimi cinque anni.
In più, il riconoscimento di una persona come ‘’covered journalist’’, e quindi il relativo diritto alla protezione, potrebbe essere esercitata anche da un giudice federale, secondo la sua discrezionalità .
La ‘’clausola Assange’’
La protezione coprirebbe anche gli editori dei giornalisti ‘’covered’’.
Il progetto presenterebbe anche delle eccezioni. Ad esempio i terroristi  e gli agenti di potenze straniere (cfr http://www.judiciary.senate.gov/legislation/mediashield/Feinstein/ALB13767.pdf, pag 9-10).
La protezione, poi,  ‘’non include  nessuna persona o soggetto
la cui principale funzione, come dimostra l’ insieme del lavoro di quelle persone o entità , è rendere pubblici documenti di prima mano che siano stati diffusi ‘senza autorizzazione’ ‘’.
Una precisazione che, aggiunge Atlantic Wire, potremmo chiamare ‘’clausola Assange”.
Dave Winer, ‘’Il governo americano stia alla larga dal giornalismo’’
Dave Winer – uno di protagonisti del mondo digitale americano, imprenditore, giornalista ed esperto di informatica – prende spunto dall’ articolo di Atlantic Wire per un intervento molto duro sul suo blog, Scripting News, in cui segnala la necessità di impedire all’ esecutivo di poter intervenire in questo campo.
Il governo americano  – dice – ‘’spera di poter decidere con una legge  chi è giornalista e chi non lo è. E’ una cosa molto seria. Non stanno decidendo chi potrà e chi non potrà ottenere un Premio Pulitzer, ma chi andrà in galera se pubblica delle soffiate ‘senza autorizzazione’ ’’.
E’ stato il leader della Casa Bianca, Obama,  d’ altra parte a lanciare dopo lo scandalo Snowden l’ invito a riprendere un progetto di ‘’legge scudo’’ sulla protezione dei giornalisti presentato alcuni anni fa e  mai andato in porto.
E il governo – dice Winer –
‘’non si sta ispirando a un principio, ma piuttosto a un obbiettivo. Lo scopo è di mettere a punto una definizione di giornalista che includa NY Times, il Guardian, Propublica, Huffington Post e i loro giornalisti, ed escluda Chelsea Manning, Edward Snowden e Julian Assange, che comunque meriterebbe la stessa protezione di un giornalista professionista’’.
Winer cita ovviamente la ‘’clausola Assange’’.  Quanto a Manning e Snowden, dice,
chiaramente non sono giornalisti ma dipendenti del governo, direttamente o indirettamente, e come tali sono tenuti per legge ad osservare la massima riservatezza sulle informazioni confidenziali con cui hanno a che fare. In entrambi i casi la coscienza li ha spinti a diffondere quelle informazioni ed io penso che una buona ‘’legge scudo’’ dovrebbe prevedere delle eccezioni per cui Manning e Snowden, pur avendo violato la legge, non dovrebbero andare in galera.
Ogni giorno che passa le soffiate di Snowden assumono sempre più importanza per chi come noi vuole capire come il governo e tutte le nuove tecnologie che tanto ci piacciono funzionano nella realtà – al di là del clamore buonista sulla lotta al terrorismo e la responsabilizzazione dei singoli.
Le persone che gestiscono le aziende di alta tecnologia si comportano piuttosto come funzionari di governo, con tutti i vantaggi che ne derivano, mentre noi veniamo lasciati con le favolette per la notte e senza nessuna sicurezza per le nostre stesse informazioni, ma con la massima sicurezza per chi è al governo  e per i loro collaboratori .
Ricordate che il governo dovrebbe avere la funzione di servire i cittadini. In questo caso quelli dell’ amministrazione sarebbero chiaramente coinvolti in un tale conflitto di interessi da non poter in alcun modo intervenire nella promozione di una legge su chi è o non è un giornalista. Se agli uomini dell’ amministrazione venisse data questa possibilità , si precipiterebbero a dire che chiunque faccia soffiate su un membro del Congresso o dell’ esecutivo dovrebbe andare in galera, a meno che egli non sia un membro del Congresso o dell’ esecutivo, naturalmente.
Roba da pazzi.
Ma c’ è di peggio .
Abbiamo una stampa che non funziona assolutamente, rappresentata da giornalisti che discutono il carattere e le motivazioni delle ‘gole profonde’ invece di approfondire quello che le soffiate hanno rivelato. In un mondo del genere, dovremmo cercare di allargare il regno di persone in grado di informarci su ciò che i nostri rappresentanti eletti stanno facendo con il potere di cui li investiamo. Tenerli sulle spine e guardare dietro le loro spalle . Metter loro un po’ di quella paura che loro mettono a noi.
Imho, se è il governo a dire chi è giornalista, con la minaccia della legge, allora non ci sarà più giornalismo .
Arenate negli anni scorsi due proposte di legge-scudo federale
Nel maggio scorso, il presidente Obama ha invitato il senatore Schumer a reintrodurre una versione del Free Flow of Information Act, un disegno di legge proposto nel 2009 che però non passò. Il provvedimento – spiega Michel Calderone su Huffingtonpost) è stato reintrodotto due giorni dopo le rivelazioni secondo cui il Dipartimento di Giustizia aveva segretamente sequestrato segretamente sequestrato i tabulati telefonici di 20 linee utilizzate da giornalisti dell’ Associated Press in una inchiesta nata da una soffiata.
Una proposta di legge-scudo federale era stata già proposta, nel 2005 dopo che Judy Miller, una giornalista del New York Times, era stata arrestata percheè si era rifiutata di svelare l’ identità di una sua fonte (Lewis “Scooter” Libby, ex consigliere del vicepresidente Dick Cheney), in una indagine sulla soffiata del nome di un agente della CIA. Anche quel provvedimento non era passato e la versione del 2009 era entrata in fase di stallo per la preoccupazione che potesse essere utilizzata a suo favore da un nuovo protagonista del mondo dei media, Wikileaks. Quarantotto Stati e il District of Columbia hanno delle leggi-scudo o una qualche forma di protezione dei giornalisti.
Il provvedimento della Commissione giustizia ora passa all’ esame dell’ aula del Senato e poi dovrebbe andare alla Camera.