La definizione di “giornalismo automatico” viene spesso accolta con espressioni di apprensione o di sfiducia nei circoli giornalistici. E quando Wired scrive che “il nuovo reporter sulla scena mediatica Usa non fa la pausa caffè, sforna articoli alla velocità della luce e non deve versare nessun contributo per la pensione” chi può biasimarlo? Nonostante questo – spiega il blog di Wan-Ifra(via Poynter)  – l’ uso di contenuti prodotti dal computer è sempre più diffuso, al punto che testate come il Washington Post hanno cominciato a contemplare l’ uso della scrittura automatizzata.
In una video intervista su Washingtonpost.com, il direttore della sezione Sport-High School (le istituzioni dove si svolge una parte rilevante dell’ attività agonistica americana, ndr), Matt McFarland, ha rivelato che l’ anno scorso il Post ha cominciato a usare le tecnologie di giornalismo automatizzato. Il giornale impiega quattro giornalisti a tempo pieno per coprire lo sport delle scuole superiori e per il momento le cose contineranno ad andare così. Ma potrebbe accadere di ricorrere all’ uso del computer generated content”. McFarland e il suo team seguono qualcosa come 200 scuole, e avrebbero bisogno di “circa 300” giornalisti se volessero coprire ogni partita. A chi gli chiedeva se fosse preoccupato per la perdita di posti lavoro con l’ uso del giornalismo automatico, ha risposto: “Se un computer può fare il mio lavoro meglio di me, me ne posso anche andare da qualche altra parte”.
Molti sostengono che un computer non sarà mai in grado di sfidare la qualità della scrittura umana, ma da tempo Narrative Science ci sta scommettendo sopra. Spiegando che non è certo la prospettiva di eliminare posti di lavoro umani il motivo per cui non ha ancora prodotto un articolo sulla Major League di Baseball, il responsabile delle tecnologie Kristian Hammond sostiene comunque che il sistema di Narrative Science è in grado di produrre un articolo partendo da qualsiasi set di dati.
Come Editor’s weblog aveva già riportato, Narrative Science è un servizio di scrittura automatica che ha avuto un buon successo, arrivando a contare anche Forbes fra i clienti di alto profilo (NS in particolare produce articoli online sulla base dei bilanci aziendali) e due mesi fa ha ricevuto un finanziamento (l’ ammontare non è stato precisato) da In-Q-Tel – un’ azienda non profit di venture capital che investe anche per conto della CIA e che ha già finanziato progetti come quello relativo alla tecnologia touch-screen negli iPads, come riporta Venture Beat.
Questo tipo di investimento e di riconoscimento della intuizione del giornalismo automatizzato – osserva ancora Wan-Ifra – potrebbe aprire altre porte ai servizi di Narrative Science e vedere l’ azienda espandersi ancora di più. Finora l’uso di algoritmi per produrre articoli di informazione si limita quasi esclusivamente ai servizi di economia e di sport, a causa della grande quantità di dati prodotti in questi due campi. Sembra sempre più probabile, tuttavia, che la società cominci a cercare di crescere al di là di questa nicchia, e, secondo il Washington Post , sono stati già impostati, come passo successivo, dei progetti di Report personalizzati, su misura per gli interessi di lettori specifici.
Non tutti i giornali saranno tentati dalla promessa di Narrative Science e simili. Quando l’ Orange County Register ha voluto ristabilire il contatto con i suoi lettori all’ inizio di quest’anno, lo ha fatto incrementando la copertura dello sport locale. Innegabilmente, quel segmento di attività sportiva in cui le cronache di Narrative Science eccellono – 300 servizi sulla Little League in un solo anno – è una priorità per il giornale. Tuttavia il fatto che sia stato deciso di sostenere il costo di alcuni giornalisti in più piuttosto che puntare alla  riduzione dei costi suggerisce che l’ OCR, per ora, è ancora un fan del tocco umano.