John D. McHugh è un fotogiornalista di razza che non disdegna gli scatti con l’iPhone quando è in gioco la sua vita e le circostanze non permettono alternative. McHugh, che prima di essere ingaggiato dall’AFP ha lavorato per l’Associated Press e The Guardian, si è stancato di vedere le sue foto in giro per il web, condivise senza la sua firma.
Così, con l’aiuto di uno sviluppatore, ha creato l’applicazione Marksta, che permette di stampigliare nome e copyright (come si vede nella foto qui accanto).
di Pino Bruno
John ha raccontato al British Journal of Photography che gli capita spesso di lavorare in situazioni molto pericolose per mostrare al mondo “la cruda realtà della guerra e della rivoluzioneâ€. “Non riesco a descrivere quanto sia frustrante trovare le mie immagini online senza alcun credito o sottotitoloâ€, ha aggiunto.
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Marksta stampa sulla foto il cosiddetto digital watermark, cioè un marchio digitale indelebile che serve a garantire l’originalità di un documento non contraffatto e evitare la distribuzione di copie non autorizzate. E’ una app raffinata, che permette di fare altre cose: aggiungere testi  scegliendo font, colori e dimensioni, o inserire bordi senza compromettere l’aspetto dell’immagine. Costa 1,79 euro, su Apple Store, e al momento non c’è una versione per Android. Su Google Play, comunque, ci sono applicazioni meno perfezionate che svolgono funzioni analoghe.
La scelta di McHugh ha già riacceso le polemiche sul copyright, ma il fotogiornalista non se ne cura. “Non si tratta solo di proteggere il valore commerciale delle fotografie, bensì di tutelare anche i diritti moraliâ€.
“Ovviamente – ha detto al British Journal of Photography – posso mettere una filigrana con Photoshop sul mio portatile, ma questo significa poter usare il notebook e avere il tempo di scaricare le foto. Con lo smartphone è tutto diverso. E’ vero, ci sono altre applicazione, ma nessuna finora è stata creata da un fotografo per i fotografiâ€.