Dal 19 giugno è in corso in Svezia un esperimento di stampa di giornali su richiesta. Le prime edicole digitali sono state realizzate dalla sezione svedese della Meganews, che per ora le ha installate in un ospedale, un aeroporto, un supermercato e due alberghi.
Le macchine – segnala il blog di Erwann Gaucher – consentono di avere accesso facilmente a circa 200 testate che si possono stampare su richiesta, come spiega nel video in fondo Lars Adaktusson, managing director di Meganews.
E’ il futuro della stampa su carta? E’ presto per dirlo ma la scommessa è interessante. Per i giornali e per quelli che li vendono, prima di tutto – osserva Gaucher -, e che soffrono entrambi per un sistema di distribuzione inadatto, in deficit cronico e che finisce per non soddisfare né chi li realizza, né chi li distribuisce né chi li acquista…
Certo, è difficile dire che la stampa on demand potrà ‘’salvare i giornali su carta’’, ma essa può occupare uno spazio complementare e interessante nel sistema attuale di distribuzione dei giornali.
Come? Secondo Gaucher,
- Permettendo alle edicole delle grandi città di restare aperte 24 ore su 24 e sette giorni su sette.
- Diventando il  nuovo punto di vendita dei giornali in provincia. Infatti – sottolinea Gaucher – la maggior parte dei quotidiani nazionali perdono soldi al di fuori delle grandi città . In Francia, più del 47% delle copie di le Monde vengono vendute in Île-de-France (58% per le Figaro, 46% per Libé). In 43 dipartimenti Le Monde vende meno di 1.000 copie al giorno e spende un sacco di soldi per stampare e mandare il giornale in tutta la Francia. L’ installazione di edicole a richiesta potrebbe diventare una alternativa interessante.
- Permettendo agli edicolanti di sbarazzarsi di tutti quei giornali e riviste che si vendono poco (o niente) e che ingombrano gli spazi. Nel 2013 una normale edicola ha circa 2.500 testate diverse e una gestione mostruosa dell’ invenduto e delle rese. Il tutto per un tasso di invenduto che si avvicina al 50%. In Francia, per la legge Bichet (che risale al 1947) gli edicolanti sono costretti ad esporre giornali che sanno che non venderanno. E’ un principio virtuoso – spiega Gaucher – che ha permesso di evitare che i ‘’grandi’’ distruggano i piccoli ma che ora presenta delle sfumature grottesche. Molti edicolanti affogano sotto riviste di tatuaggi, di motori o di catch indonesiano che vendono pochissime copie ma che riempiono gli scaffali e vanno gestiti, facendo perdere un sacco di tempo. Questi ultimi potrebbero continuare ad essere venduti senza dover essere distribuiti massicciamente.
Resta da capire se questo sistema possa arrivare ad offrire dei costi e delle condizioni significativamente attraenti: sarebbe duro trovare qualcuno disposto a pagare 4 euro per una copia di un quotidiano o ad attendere per 15 minuti che venga stampata, anche se è domenica, come osserva Gaucher. E ci vorrà quindi del tempo per vedere diffondersi delle macchinette per la stampa di giornali accanto a quelle che offrono patatine o bevande nelle stazioni della metropolitana.
Ma, se una tale offerta trovasse un suo pubblico, potrebbe aprire anche delle opportunità redazionali ai giornali offrendo loro la possibilità di proporre delle edizioni continue, realizzate più volte durante il giorno. E in grado di aggiornare cronache e commenti sugli avvenimenti più importanti della giornata a mano a mano che si sviluppano.
Si potrebbe pensare ad esempio al ritorno, a prezzi ragionevoli, delle edizioni multiple che i quotidiani del pomeriggio proponevano ai tempi d’ oro?