Accertare quale sia il numero deigiornalisti freelance ‘’veri’’ attivi in Italia per capire se e quanto essi possano pesare su una teorica bilancia. E’ l’ obbiettivo del Censimento dei freelance lanciato da Stefano Tesi, un giornalista toscano che da tempo ha scelto la condizione di professionista autonomo. Il censimento si svolgerà via mail. Chi intende partecipare dovrà scrivere entro il 31 marzo a  censimentofreelance@gmail.com.
Le modalità di partecipazione sono spiegate sul  blog-zine di Tesi, che in questo intervento per Lsdi chiarisce il senso dell’ iniziativa.
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 di Stefano Tesi
L’ idea di fare un censimento dei giornalisti freelance italiani parta da una constatazione.
Nella professione giornalistica c’è oggi una confusione terminologica e tipologica che nuoce a tutti senza giovare a nessuno, perché genera equivoci che si traducono in false aspettative e scelte di vita professionale sbagliate.
Prendiamo la parola freelance: che vuol dire? Ognuno la pensa diversamente. C’è chi li scambia per i precari, chi per i pubblicisti, chi per i collaboratori esterni, chi per gli “autonomi”. Alla fine il giornalista freelance risulta una figura indistinta buona per tutti gli usi e per tutti i numeri. Quindi, essendo priva di fisionomia, priva anche di un’identità professionale: impossibile stabilire quali siano le reali esigenze, il ruolo, il peso della libera professione nell’economia del giornalismo italiano odierno.
Mancanza di identitÃ
Da tale mancanza di identità deriva anche il fatto che chiunque può autoasseverarsi “freelance” senza sostanzialmente esserlo davvero. Da qui l’inattendibilità delle statistiche e dei sondaggi in materia: indefinito l’oggetto, risulta indefinito anche il risultato.
Eppure, combinando le norme e le definizioni esistenti, non è difficile inquadrarne la figura e quindi stabilire chi di fatto appartiene a questa specifica categoria di giornalisti.
La legge dice che ogni iscritto a un ordine professionale deve avere una partita iva e che ogni iscritto all’ odg deve avere una posizione all’inpgi.
Per condivisa definizione è un libero professionista chi, avendo una professionalità acquisita, la mette a disposizione e svolge prestazioni professionali a favore di una pluralità di committenti senza essere assoggettato a questi da un rapporto di dipendenza.
Il libero professionista svolge quindi un’attività economica a favore di terzi finalizzata al ricavo di un reddito. La redditività è perciò parte integrante della professionalità .
E’ dunque, di fatto, giornalista freelance colui che, iscritto all’ Ordine, è titolare di una partita iva e di una posizione Inpgi ed esercita l’ attività giornalistica in modo continuativo per conto di una pluralità di committenti, ricavando dall’ attività non solo la parte principale del proprio reddito, ma un reddito sufficiente all’ automantenimento.
E’ infatti evidente che a chi, pur in regime di prevalenza o addirittura di esclusività di un reddito giornalistico, ricava dall’attività un reddito insufficiente all’ automantenimento, manchi quel requisito della redditività che è parte necessaria della professionalità .
Il censimento
L’ idea di un censimento, basato sull’ adesione volontaria, nasce appunto da questa esigenza concreta: invitare chi si riconosce nei parametri sopra indicati, ed è disposto ad assumersi al cospetto dei colleghi la responsabilità morale di affermare quanto sottoscrive, a “dichiararsi” freelance.
Solo in questo modo, creando cioè un elenco verificabile e volontario di giornalisti che si autoproclamano freelance, ed hanno pertanto un interesse a farlo, sarà possibile capire, almeno orientativamente, qual è la reale massa critica dei liberi professionisti che oggi, in Italia, vivono dell’attività giornalistica.
Si tratta, naturalmente, di un censimento e di una definizione di freelance basati non su dei parametri normativi, ma su un assunto tecnico e sulla sussistenza di un dato di fatto oggettivo.
Che è poi quello che, nella vita, determina la sostanza delle cose.
Il censimento non ha alcuna finalità politica, sindacale o statistica. Mira solo a facilitare l’ aggregazione e la reciproca conoscenza tra colleghi omogenei e a far emergere al cospetto della classe giornalistica il reale “peso”, qualunque esso sia, che oggi ha la libera professione nel settore dell’ informazione.
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