Il festival di Varese dedicato al Glocale rappresenta a mio parere la dimensione aggiuntiva, e va a completare l’immagine di einsteiniana memoria.
La manifestazione ideata e curata da Marco Giovannelli e i suoi colleghi e collaboratori di Varese news, nata in un primo tempo come evento spot per celebrare i 15 anni di successo del quotidiano online lombardo, ha funzionato così bene sin dalla sua prima uscita, da convincere gli organizzatori che valeva la pena investire ulteriormente su di essa e trasformarla in un appuntamento fisso.
L’ edizione 2013 di Glocal si svolgerà quest’anno dal 14 al 17 novembre, ed è stata potenziata ed ampliata rispetto al 2012. Per farci raccontare novità e intenti di Glocalnews abbiamo incontrato proprio Marco Giovannelli.
a cura di Marco Renzi
Risposta: In effetti c’è un giorno in più rispetto alla scorsa edizione. Iniziamo il giovedì mattina (14 novembre) con un evento per le scuole e finiamo la mattina di domenica (17 novembre), sono tre giorni e tre serate. Ci sono molti più eventi e molti più speaker, esattamente 60 eventi di tipo diverso, 135 speaker e alla fine saranno coinvolte circa un centinaio di testate giornalistiche. La dimensione locale è una dimensione estremamente importante perchè è la dimensione dove ognuno di noi vive. Ma non bisogna confondere l’idea di Glocal con una mera esaltazione del localismo.
Vivere il locale in una dimensione globale è questa la filosofia alla base della nostra manifestazione. C’è una forte contaminazione di mondi diversi, e noi con Glocalnews tentiamo di esplorare questo aspetto nella pratica e non solo nella teoria. Nella nostra manifestazione parlando di giornalismo abbiamo voluto cercare di raccontare queste contaminazioni attraverso incursioni giornalistiche in mondi diversi dal nostro. Ad esempio in uno degli incontri dell’edizione 2013 si parlerà di lavoro e in particolare di coworking e di altre esperienze locali assieme agli amministratori che stanno utilizzando sul proprio territorio iniative innovative come queste.
Si parla tanto di smart city e in molti modi diversi, noi abbiamo riflettuto su come questa trasformazione può essere messa in relazione con le comunità locali e abbiamo previsto nel programma di quest’anno alcuni momenti di incontro per approfondire il tema delle smart city secondo diverse declinazioni: quella tecnologica, della realtà sociale e amministrativa, coordinati da giornalisti molto attenti a questi temi come: Massimo Russo, e Luca De Biase, e comunicatori come Michele Vianello e Franco Bolelli.
Uno spazio molto consistente della nostra manifestazione andrà ancora una volta alle tematiche della formazione sempre in un’ottica locale ma con la consapevolezza che quando si parla di strumenti digitali non è che ci siano differenze apprezzabili fra locale e globale. Sono solo le cose di cui ti occupi e i contesti che modificano alcuni usi degli strumenti. Ci sono molti workshop che entrano nello specifico di alcuni progetti che stiamo tentando di realizzare proprio qui a Varese e altre tematiche che toccano a 360 gradi il mondo del giornalismo.
La sensazione precisa è che le tematiche dell’iperlocale siano davvero importanti, verrebbe da dire vincenti pensando proprio al modello di Varese news per il mondo del giornalismo e che quindi questo ambito vada indagato più a lungo e in profondità .
Esistono cose molto interessanti in Italia, vere e proprie eccellenze nel nostro campo, magari va registrata la crescita troppo accentuata di eventi dedicati proprio al giornalismo e alla comunicazione, una sovrabbondanza che ha portato a mio avviso ad una ridondanza di temi e argomenti, un eccesso in tal senso. Il nostro incontro credo sia abbastanza unico nel suo genere soprattutto perchè tenta di affrontare i temi sul tappeto proponendo la cronaca delle esperienze concrete e non le teorie che le sorreggono, o le potrebbero determinare.
Non c’ è un sistema di censimento, di analisi, di riflessione, di valutazione delle realtà locali che fanno informazione online, così come peraltro succede anche alle realtà editoriali del mondo della carta stampata. 15 anni fa leggere un quotidiano locale senza non era possibile se non con uno o più giorni di ritardo, te lo dovevi fare spedire. Con l’avvento del web questo discorso non esiste più, siamo tutti dentro un’unica formidabile rete e questo fatto da solo potrebbe rappresentare un vantaggio enorme. Se a Varese sperimentiamo un modello e nello stesso tempo un simile lavoro di sperimentazione viene fatto a Catania e tutti sono virtuosi, grazie alla rete possiamo condividere le nostre esperienze in tempo reale e intraprendere azioni condivise per il bene e l’interesse comune. Invece tutto questo non esiste in Italia.
Quei pochi che potrebbero farlo, mi riferisco ad esempio al gruppo Finegil, lo fanno tra di loro, e poi succede pure che a Repubblica magari non ne tengano conto, o sfruttino la sperimentazione soltanto in minima parte. E’ evidente che le tematiche locali abbiano scarso appeal per il nazionale ma non è sempre così, pensiamo a casi di cronaca come quello della Costa Concordia. Manca tutto un lavoro di elaborazione di cui Glocalnews è solo una piccola parte. Quando poi andiamo ad affrontare l’argomento di come sia cambiata la professione giornalistica con l’avvento del digitale non possiamo non intercettare una serie di temi e questioni che sono nodali alla rete: per esempio l’uso dei social.
Gestire e usare le reti sociali per un medium locale non è la stessa cosa che per una grossa testata nazionale. Dico una banalità : non perchè le tematiche locali siano diverse ma perchè, faccio un esempio, lo sbaglio commesso da un giornalista sulla pagina nazionale nel trascrivere un nome di persona o di un luogo, in un articolo su un fatto di cronaca che dalla dimensione locale si è guadagnato rapidamente le plateee nazionali e internazionali, vedi appunto il caso Concordia, ha meno peso rispetto ad un errore similare su un sito locale. Per il rapporto continuo che il sito locale ha con il proprio territorio.
Pensiamo invece a quanto sia importante un uso diverso e più avveduto dei social sull’ipelocale quando parliamo della gestione attraverso il web di quella parte della comunità locale che ad esempio vive e lavora all’estero, ma anche di tutti quelli che non vivono ad esempio a Varese, ma hanno sul lago Maggiore proprietà e seconde case. Quando una comunità è globalizzata le cose cambiano e cambia, e parecchio, anche il lavoro del giornalista.
La rete da questo punto di vista ha fatto una grande differenza. Ad esempio Ccr di Ispra per quanto riguarda il territorio di Varese, e ancora sempre qui da noi la scuola europea, oppure alcune esperienze internazionali come può essere l’hub degli atleti australiani che stanno preparando tutte le gare delle prossime Olimpiadi qui a Varese.
Ragionamenti scontati, per noi, quasi superati, solo che nel mezzo sta succedendo qualcosa che ci rivoluziona la vita nel vero senso della parola ancora una volta di più. Mi riferisco al fatto che mentre siamo ancora qui a parlare di rivoluzione digitale, mentre la rivoluzione è in atto da quasi ventanni, gli ultimi dati di fruizione del prodotto Varese news che abbiamo verificato pochi giorni fa ci hanno fattoo scoprire che la gente usa sempre meno il computer per leggere le nostre notizie e si affida sempe di più a dispositivi mobili: smartphone e tablet.
Vuol dire che la notizia si consuma ad una velocità sempre maggiore e quindi il lavoro di redazione deve ancora una volta trasformarsi e adeguarsi alle rinnovate esigenze del consumatore: se non tratti la notizia con la necessaria tempestività questa viene diffusa direttamente dai nostri stessi utenti attraverso i social, ad esempio.
Questi fattori, solo alcuni anni fa non solo per i nostri cugini analogici ma anche per noi che nasciamo digitali, erano di scarso peso e non condizionavano il nostro lavoro, che era fatto in modo tradizionale usando gli strumenti digitali; oggi tali fattori ci realmente hanno cambiato la vita. A noi e a tutti quelli che come noi fanno questo lavoro in ambito locale.
A livello nazionale le problematiche sono in buona parte diverse, solo sui grandi avvenimenti si assomigliano, ma su gli altri fatti è solo una questione di opinione, solo la velocità con cui alcune idee, polemiche e questioni varie corrono in rete. L’uso di social come twitter serve più come cassa di risonanza, un amplificatore di alcune questioni, oppure un elemento per indagare rapidamente i fatti.
Il giornalismo locale vive poi un altro problema che è il condizionamento, seppur leggero e controllato, ma presente, del proprio operato da parte delle realtà pubbliche e private che operano sul territorio. Un fattore inesistente nel media nazionali. Un aspetto tipico della dimensione locale che non attiene specificamente al mondo digitale, ma a tutti i media che operano su territori circoscritti.
Glocalnews cerca di fungere come primo esempio, ancora appena abbozzato e perfezionabile, di un osservatorio che tenga conto delle logiche locali e globali insieme. Inoltre lo snodo che vive il mondo dell’editoria e del giornalismo in questo particolare momento storico fa si che l’osservazione e il racconto di esperienze locali in rete possa servire a mettere insieme utili elementi da aggiungere alla difficile ricerca del nuovo modello di sfruttamento economico della rete. Esono convinto che se continuiamo a cercare soluzioni di questo tipoo usando strumenti e modelli superati difficilmente troveremo modelli sostenibili per il web.
Uno degli elementi che funzionò benissimo nella scorsa edizione fu il rapporto con le scuole del territorio e l’aver trasformato con successo decine di giovanissimi studenti in reporter sul campo della manifestazione, tornete a proporre l’esperienza anche quest’anno?
Certamente, è stata un’esperienza davvero bellissima che speriamo di riuscire a ripetere quest’anno. La società moderna viaggia a diverse velocità . Questo correre a perdifiato ci porta a perdere per strada esperienze importanti. I giovani sono una risorsa importante di questa società dobbiamo trovare il modo di dar loro voce. In glocal siamo riusciti a renderli protagonisti. Aprendo un laboratorio vero e proprio di giornalismo attraverso l’utilizzazione degli strumenti digitali e mettendoli in condizione di poterli utilizzare. Un blog, una pagina facebook, un account twitter, un account su istagram e grazie all’apporto degli stessi ragazzi ecco il racconto dell’evento. Un racconto parallelo al festival, partecipato, realizzato da gruppi di 4 ragazzi delle scuole superiori e dell’università . Un’esperienza davvero entusiasmante.
Un altro aspetto a mio avviso fondamentale di Glocal sono i barcamp, che mi sembra nell’edizione 2013 si siano arricchiti?
Sì ne abbiamo aggiunto uno, quindi quest’anno sono 3 in tutto. L’idea è quella di cercare di rederli il più possibile omogenei. Il primo incontro/racconto delle esperienze iperlocali è quello più “ampio” oserei dire generalista, nel secondo saranno raccontate esperienze più legate alla nostra area geografica, il terzo sarà quello dedicato ai soci dell’Anso. L’idea è di dare uno spazio a tutti, non solo a relatori conosciuti, per provare a far scoprire al più grande numero di persone possibili questi modelli di gestione di siti di informazione locale, modelli da studiare anche perchè di successo, sovente, proprio dal punto di vista economico.
Un altra parte del convegno, una parte corposa e piuttosto nuova, è dedicata ai libri
Considerate le nostre personali passioni, avremmo voluto dare ancora più spazio alla presentazione di libri ed e-book. Abbiamo messo a punto tre diversi momenti pubblici dedicati: uno a raccontare un libro che tra l’altro parla dell’esperienza Olivetti; e gli altri due ad una serie di e-book scritti negli ultimi mesi e che riportano temi diversi ma tutti legati al giornalismo e alla rete. La parola chiave di questa parte di Glocal è la contaminazione.
Abbiamo questi tre momenti diversi: in uno Michele Mezza , giornalista della Rai, realizza una serie di riflessioni molto teoriche di politica, economia, tecnologia nel suo libro molto complesso ma anche molto affascinante sul caso Olivetti e non solo. Il secondo incontro è con Angelo Cimarosti che presenta il suo libro “Te la do io la notizia” in cui si parla di citizen journalism e in particolare dell’esperienza di You Reporter di cui Cimarosti è uno degli artefici. E poi un terzo evento legato in modo specifico agli e-book dove vengono presentati alcuni libri che raccontano diverse sfaccettature del giornalismo digitale a partire da Carola Frediani con il suo Dentro Anonymus, Lillo Montalto giornalista di scribble live che racconta proprio questo nuovo modello di giornalismo online che è il Liveblogging, poi Alessandro Gazoia che giornalista non è ma che si occupa di giornalismo per passione, e infine Pierluca Santoro che racconta nel suo libro il futuro delle edicole. Un panel simbolico, emblematico, che riassume in modo chiaro molti dei temi del nostro festival.
Riepilogando iniziamo il 14 mattina con un evento per le scuole con Pier Vittorio Buffa, Pamela Villoresi e Daniele Biachessi, alle 15,00 inizia ufficialmente Glocalnews 2013 con un panel con tre professori universitari stimolati da Michele Mezza che si intitola “i territori come imperi o repubbliche marinare”. Ulteriore particolarità per quest’anno saranno le tre serate, dopocena, a tema. Apriamo giovedì con “terra e acqua” un lavoro di Davide Van de Sfroos assieme a Roberta Milano e Aldo Bonomi; venerdì facciamo una cosa molto in chiave locale ma che potrebbe essere a mio parere un modello molto esportabile, 15 protagonisti del nostro 141 tour si raccontano; chiudiamo in bellezza sabato con Gino e Michele e Gioele Dix. Conclusione del festival domenica con l’assemblea nazionale degli editori online dell’Anso e con una ulteriore chicca per tutti i partecipanti costituita dalla visita guidata gratuita a Volandia, il parco museo del volo, e buon divertimento a tutti!!!