E’ diventato praticamente impossibile negli Usa fare una vita decente nel digitale basandosi solo sui ricavi dal lavoro di freelance, perché le risorse delle testate online si concentrano quasi totalmente sugli addetti a tempo pieno – Questo non significa che l’ online non paghi. Ci sono ancora un po’ di soldi nei periodici, dove qualche sito paga fino a 1.000-1.500 dollari ad articolo. Ma in generale è molto più facile ottenere un posto di lavoro fisso a 60.000 dollari l’ anno che mettere insieme 60.000 dollari come freelance per più siti web.
Dopo le polemiche sollevate da Nate Hayer, un noto giornalista freelance specializzato nel sud-est asiatico, che ha rifiutato di riscrivere un pezzo per l’ Atlantic  senza altro compenso che quello della ‘’visibilità ’’, Felix Salmon, sulla Reuters, spiega come e perché il digitale sia diventato ‘’un ambiente poco amichevole per i freelance’’.
Nate Thayer, un giornalista americano specializzato nel sud est asiatico (è stato per anni corrispondente dalla Cambogia per la Far Eastern Economic Review ed è diventato famoso per aver intervistato Pol Pot) ha provocato grosse polemiche nel mondo del giornalismo freelance Usa.
In  un articolo dal titolo A Day in the Life of a Freelance Journalist—2013 Thayer ha ricostruito uno scambio di email avvenuto fra lui e una redattrice esteri dell’  Atlantic, una importante rivista progressista americana, che gli chiedeva di scrivere, gratuitamente, una versione ridotta di un articolo sulla Corea del Nord e la diplomazia del basket realizzato per Nknews.
‘’Sfortunatamente non possiamo pagarti , ma la nostra testata raggiunge 13 milioni di persone in un mese…’’  le scriveva la giornalista di Atlantic, spiegandogli di avere un budget ridottissimo per le collaborazioni esterne e di averlo finito e ricordandogli che ‘’qualche giornalista usa la nostra piattaforma come un modo per guadagnare una migliore visibilità ’’.
Sono convinto che tu sia cosciente del deterioramento delle condizioni della nostra professione e della difficoltà per dei giornalisti seri di guadagnarsi da vivere col proprio lavoro col rischio di un declino della qualità dell’ informazione giornalistica complessiva. Ironia della sorte, pochi anni fa mi era stato offerto un contratto di collaborazione con l’ Atlantic per 6 articoli l’ anno per 125.000 dollari, e con la possibilità di pubblicarli anche su altre testate. Il direttore di allora, Michael Kelly, venne ucciso mentre eravamo entrambi in Iraq… Io comunque non ho un problema di visibilità ma semmai quello di pagare bollette e fatture.
E ha concluso:
E chi non aveva ancora ben chiaro lo stato del giornalismo nel 2013, ora… Â
Un quadro radicalmente cambiato
Bob Cohn, responsabile di Atlantic Digital, unendosi alle scuse rivolte a Thayer dal direttore James Bennet, ha riconosciuto sulla Reuters che era stato commesso un errore. Spiegando – come racconta Felix Salmon sulla Reuters  - che forse sarebbe stato meglio chiedere di pubblicare l’ articolo originale, sentendo semmai la testata che lo aveva già pubblicato. ‘’Thayer – osserva Salmon – avrebbe potuto dire sì o no, ma nessuno gli avrebbe chiesto di lavorare gratis’’.
Quello che colpisce in effetti è che non sono trascorsi molti anni da quando  Atlantic aveva offerto a Thayer 125.000 dollari per scrivere sei articoli l’ anno. Come è possibile passare così in fretta da 21.000 dollari ad articolo di qualche anno fa, allo zero di adesso? La risposta non è difficile – dice Salmon -: il magazine su carta esce solo dieci volte l’ anno e questo significa che pubblica lo stesso numero di articoli che l’ Atlantic Digital pubblica in una settimana. Quando il volume dei pezzi pubblicati cresce di 50 volte, il compenso per ogni pezzo tende a ridursi verso le zero.
In più, secondo Salmon, c’ è anche un altro fatto rilevante e cioè che il magazine oggi impiega nel digitale circa 50 giornalisti, più di quanti l’ edizione su carta ne avesse mai avuto. Elemento emblematico della profonda differenza tra il giornalismo della carta stampata e quello digitale.
Nelle riviste su carta, il lavoro di cronaca e di scrittura, l’ editing, la redazione, la riscrittura, l’ impaginazione e il design occupano mesi. Il giornalista che scrive spesso non mette neanche piede negli uffici di redazione, in cui si svolge tutto il resto del lavoro.
In un sito web invece il lavoro è molto più veloce e integrato. E non ci sono ruoli nettamente distinti. Tutti, più o meno, fanno tutto – compresa la scrittura. E quando si è dentro ci si rende conto abbastanza presto che le cose vanno molto più facilmente e molto più velocemente quando i pezzi sono prodotti interamente all’ interno della redazione. Alla velocità con cui si muove Atlantic digital, l’ intervento dei freelance possono solo rallentare le cose – oltre a creare i problemi di fatturazione, ecc.
I budget digitali per i freelance sono minuscoliÂ
Il risultato è che il budget per i freelance ad Atlantic Digital è minuscolo, e che ogni soldo in più che entra nel bilancio editoriale viene assai probabilmente destinato ad assumere nuovo personale a tempo pieno, invece di andare a rimpolpare le spese per i freelance.
Nel caso di Atlantic dice Salmon, Cohn non ha fornito i dati precisi, ma è realistico pensare che oltre il 95% del suo bilancio editoriale complessivo venga dedicato allo staff.
Il fatto è che un freelance funziona bene solo in una testata in cui c’ è una divisione del lavoro molto chiara: dove chi scrive scrive, chi fa l’ editor edita, e così via. La gran parte dei siti web non lavorano così, e sono quindi dei luoghi dove è difficile incorporare contenuti dei freelance. Il risultato è che diventa praticamente impossibile fare una vita decente con i soli ricavi dal lavoro di freelance digitale: io almeno – dice Salmon – non conosco nessuno che ce la fa. Ci sono ancora un po’ di soldi nei periodici, dove qualche sito paga fino a 1.000 o 1.500 dollari ad articolo. Ma in generale è molto, molto più facile ottenere un posto di lavoro fisso a 60.000 dollari l’ anno in un sito web che mettere insieme 60.000 dollari all’ anno lavorando come freelance per diversi siti web.
La lezione a questo punto non è che il giornalismo digitale non paga. Paga, paga, spesso anche meglio del giornalismo della carta stampata. Piuttosto, la lezione è che se si vuole guadagnare soldi col giornalismo digitale, probabilmente bisogna puntare a un lavoro a tempo pieno da qualche parte. Un sacco di persone scrivono contenuti on-line;  la maggior parte di loro non sono nemmeno giornalisti; e, come dice Arianna Huffington, “l’ esprimere se stesso è il nuovo intrattenimento”.
Scrivere e ”leggere”
Il giornalismo digitale non è davvero questione di scrivere, non più – almeno non nel modo in cui i giornalisti freelance della carta stampata si immaginano. Al contrario, è più questione di lettura, e di aggregazione, e di lavoro in team. Facendo tutto il lavoro che si faceva nelle vecchie redazioni dei magazine su carta, ma in porzioni di tempo notevolmente compresse.
Ci sono eccezioni a questa regola, naturalmente – siti web che continuano a pagare ai freelance delle somme decenti. The New Republic, per esempio, si è  ritagliata una nicchia notevole dove trovare contenuti di scrittori freelance confezionati con una grande accuratezza, anche quando il pezzo non apparirà nell’ edizione su carta. E quando il nastro rallenta, come succede in luoghi come Matter, è abbastanza facile trovare giornalismo di approfondimento e cronaca di alto livello prodotto da freelance.
Ma in generale – conclude Salmon -, è corretto dire che il web non è un posto amichevole per il giornalismo freelance. Ma bisogna stare attenti ad estrapolare: là fuori ci sono un sacco di ottimi posti di lavoro giornalistico digitale, per quanto male qualche giornalista freelance possa essere trattato