L’unico giornale nazionale ancora presente nell’edicola sotto casa era La Stampa. L’ho sfogliato: da pagina 1 a pagina 15 non c’era un millimetro di pubblicità . A pagina 16 mezza pagina di pubblicità di Jeep (gruppo fiat, proprietario della testata). A seguire una mezza pagina di comunicazione a pagamento di convocazione di assemblea di Exor (azionista di maggioranza del gruppo Fiat). A pagina 20 una pagina intera di pubblicità vera di una nota catena di sofà . Ancora a seguire a pagina 23 i necroclogi, manna dal cielo per salvare il bilancio. A seguire due mezze pagine e una intera di vendite giudiziarie dei tribunali: le crisi portano fallimenti a frotte, ma serve anche quello per sopravvivere .
Ora non vi tedio oltre con l’ analisi pagina per pagina, ma fino a pagina 50, fine della parte nazionale del giornale ho trovato 8 pagine e mezzo di pubblicità , di cui le ultime 2 del giornale, le meno care. Le inserzioni sul fascicolo locale sono più incoraggianti: 9.5 pagine su 30, con però quasi 3 pagine di autopubblicità di prodotti della testata. Una situazione per niente positiva.
Questo è il dato empirico. Il dato economico potrà essere valutato fra qualche mese, ma la crisi enorme del mercato pubblicitario tradizionale e la flessione relativa del mercato della pubblicità online non potranno che essere fatali a molte testate generaliste. Molte di queste cercano di traghettarsi con l’attuale piano di costi e con le stesse voluminose e poco produttive redazioni dal mondo cartaceo a quello digitale, ma per ragioni di costi e quindi di margini non ce la possono fare e per ragioni tipicamente sindacali non vogliono tagliare personale oramai, ci si consenta il termine, in esubero. E’ la fine di un vecchio mondo, senza rimpianti.