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Internet e i giornalisti del futuro: tutti sui social, tramontano i blog

Le nuove leve di giornalisti hanno un profilo tecnologico analogo a quello dei più anziani: se per questi ultimi si poteva dire ‘’non geek ma neppure tecnofobi’’, per i praticanti delle scuole di giornalismo si potrebbe titolare: ‘’non tecnofobi ma nemmeno geek’’.

 

E’ quello che emerge da un sondaggio tra gli aspiranti giornalisti delle scuole italiane condotto da Urbino. Pur essendo nativi digitali, la differenza non è così evidente: i giovani sono grandi conoscitori dei social network, ma su alcune cose sembrano più cauti dei colleghi ‘’anziani’’.

 


Lo racconta Ducato online, il giornale digitale dell’ Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino,  spiegando che tra gennaio e marzo scorsi, agli oltre 200 studenti delle scuole di giornalismo italiane è stato sottoposto  lo stesso questionario elaborato dal  Gruppo di ricerca ’Qualità dell’informazione, pubblicità e nuovi media’’  del Consiglio nazionale dell’ Ordine.

 

Al sondaggio dell’ Ordine, reso pubblico il 25 gennaio scorso,  avevano risposto 907 giornalisti già attivi sul mercato del lavoro. Tra gli allievi delle scuole hanno risposto in 102, la quasi totalità sotto i 30 anni.
Da una generazione di nativi digitali, quella dei nati negli anni ’80, ci si sarebbe aspettato un rapporto più viscerale e spontaneo con il mondo digitale – spiegano Mario Marcis e Giovanni Ruggiero   sul Ducato -. Non è proprio così e le nuove leve hanno un profilo ‘tecnologico’ simile a quello dei loro colleghi più anziani.

 

 

Generalizzato l’ uso dei social network, cala quello degli altri strumenti digitali

 

La grande differenza fra il nuovo giornalista e quelli più anziani è l’uso imprescindibile dei social network. È quasi impossibile infatti trovare un praticante delle scuole che non abbia un profilo Facebook e sono molti di più (74%), rispetto ai meno giovani (58%), coloro che hanno un account su Twitter.

 

In calo invece gli altri strumenti digitali, come aggregatori di notizie (vedi Google news), newsfeed, Skype, che stanno diventando uno strumento secondario, “di riserva”.

 

Infatti, solo la metà dei praticanti delle scuole li usa quotidianamente, mentre tra pubblicisti e professionisti il dato sale al 57%. Tra i giornalisti nativi digitali la fonte primaria di notizia ormai sono i social, Twitter in primis, e non è un caso che, a Mountain View, abbiano deciso di abbassare la serranda di Google reader il prossimo luglio.

 

Tramontano i blog?

 

Per molti intervistati la blogosfera è già un termine da andare a cercare su Wikipedia. Più della metà di entrambi i campioni non ha un blog. Solo un praticante su tre ha un ‘diario’ personale. Se agli inizi degli anni 2000 il blog costituiva una potenziale vetrina attraverso la quale farsi notare, ora anche i diari personali soccombono allo strapotere dei social.

 

Ancora cautela e voglia di approfondimento

 

Tra l’ altro chi ha più fiducia nelle proprie conoscenze digitali non sono i giovani allievi delle scuole ma chi pratica la professione sul campo. Di questi, più della metà ha percezione di un uso consapevole e informato della rete. I giornalisti ancora in fase di formazione si mantengono più cauti e dichiarano per oltre la metà (57%) di voler approfondire alcune tematiche.

 

Qui tutti i risultati del sondaggio nelle scuole

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