23 dicembre 2012. L’occasione era ghiotta: la tradizionale conferenza stampa di fine anno del Governo, un evento che aveva doppia valenza dato che oltre a quella istituzionale c’era anche anche quella più strettamente politica: le scelte per il futuro del premier Monti. A coordinare l’evento era come tradizione il presidente dell’Ordine dei Giornalisti in carica Enzo Iacopino che ha deciso di aprire l’appuntamento con un intervento sullo stato del giornalismo in Italia.
Dalle parole di Iacopino “Signor Presidente ho un dovere che voglio onorare: dare voce qui, oggi, a chi non la ha quasi mai. È nostro dovere fornire ai cittadini una informazione completa. Si può farlo quando si viene retribuiti con tre euro per articolo? Non si può signor presidente. Ora abbiamo una legge, che noi chiamiamo dell’equo compenso, approvata il 6 dicembre. C’è voluta una legge nel 2012 per stabilire che la schiavitù non è consentita, perché retribuire con due euro chi scrive un articolo è prova di schiavitù“. Segue un racconto sulla realtà drammatica del lavoro nelle testate che poi si chiude con il ricordo del caso Sallusti e dei nodi aperti sulla diffamazione nel nostro paese.
Ecco un lungo estratto dell’intervento di Iacopino.
La risposta di Monti è stata una non risposta: ha detto cose abbastanza di circostanza sulla questione Sallusti, ma non ha praticamente dedicato una parola ai problemi della giustizia, legalità e sostenibilità economica del lavoro dei giornalisti. E ovviamente praticamente nessuna testata e nessuna agenzia ha citato l’intervento di Iacopino.
E’ il segno che oramai il cancro morale e pratico del mondo del giornalismo è cosa accettata e quasi tutelata dai poteri più o meno forti in Italia per garantire una informazione sotto controllo ?
Mario Monti è partito con un passo fortemente sbagliato nel suo rapporto con i giornalisti veri, quelli che lottano per fare onestamente un mestiere difficile.
E gli altri?